Processo Ruby, un po’ di chiarezza sulla prescrizione

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di Tommaso Canetta

Che la giustizia italiana non sia famosa per la sua celerità è cosa nota. All’indomani della sentenza sul “caso Ruby”, con cui il Tribunale di Milano ha condannato a 7 anni di reclusione l’ex premier Silvio Berlusconi, si sta però diffondendo la convinzione che nei confronti del cavaliere si sia agito con il piede a mattone sull’acceleratore pur di condannarlo. Questa è una falsità. 

In base all’ultima relazione del precedente Guardasigilli, Paola Severino, basata su dati relativi al 2011, la durata media di un procedimento penale in Italia è di circa 1500 giorni: 342 in primo grado, 947 in appello e 218 in Cassazione. Il procedimento che vede imputato Berlusconi per concussione e prostituzione minorile, pur avendo seguito la corsia preferenziale del giudizio immediato (pensata appositamente per accorciare i tempi, eliminando la fase dell’udienza preliminare), è durato più del doppio del normale. La prima udienza infatti si è tenuta il 6 aprile 2011 e la condanna è arrivata il 25 giugno 2013. Facendo un rapido calcolo si tratta di oltre 800 giorni.

I motivi di questa durata fuori dalla media sono molteplici, dalla numerosità dei teste ascoltati alle udienze saltate per il legittimo impedimento dell’imputato, dalla complessità del caso – si veda la richiesta dei giudici alla procura di verificare la falsa testimonianza di oltre 30 persone – all’uveite di Berlusconi, dall’istanza di remissione presentata dai legali dell’imputato per spostare il processo a Brescia alle mille altre piccole dilazioni che possono essere messe in atto durante una causa.

I reati per cui si sta procedendo nel “processo Ruby” si sarebbero dovuti prescrivere tra il 2019 e il 2020, giacché la concussione per induzione (richiesta dei pm), punita con massimo 8 anni di reclusione, si prescrive in 10 anni. Tuttavia l’aver riqualificato il reato (decisione dei giudici) come “concussione per costrizione”, reato punito con una pena massima di 12 anni, allunga anche i termini della prescrizione, arrivando a 15 anni. Dunque il termine slitterebbe addirittura al 2024.

Se la corte d’appello dovesse mantenere la qualificazione del reato operata dal tribunale di primo grado, la prescrizione sarebbe un miraggio per Berlusconi. Se tuttavia si tornasse alla qualifica proposta dall’accusa, allora il rischio ci sarebbe. Nel caso in cui il secondo e il terzo grado di giudizio dovessero avere una durata nella media la sentenza definitiva dovrebbe arrivare – salvo rinvii o riforme da parte dei giudici di appello e Cassazione – intorno all’autunno del 2016. Se però il secondo e il terzo grado dovessero subire i rallentamenti del primo – eventualità non probabile ma nemmeno impossibile – arrivando a più che raddoppiare la propria durata, allora la prescrizione diventerebbe un traguardo a portata di mano per i difensori di Berlusconi.

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