
di Marco Viviani
Ormai i dirigenti del PDL la chiamano a gran voce. «Sei la nostra Renzi». Marina Berlusconi ha tutto per convincere il popolo delle libertà, a partire dal cognome che, oltre a far risparmiare un redesign dei simboli elettorali, garantisce un finanziamento diretto della facoltosa famiglia milanese anche nei prossimi anni.
Attenzione: nessuno ne faccia una questione di dinastia familiare e neppure di una certa propensione sessuale o di vita privata sopra le righe. Altrimenti i Kennedy dovrebbero essere subito tolti dal Pantheon della sinistra democratica. È questione che sono Silvio e Marina, loro due. Con le loro opinioni, i loro atti, le loro carriere, le loro proposte. Quelli andrebbero analizzati e combattuti durante la prossima campagna elettorale, che passerà certamente alla storia, dato che i contendenti saranno due quarantenni (anche se non proprio della stessa generazione: 1975 Renzi, 1966 Marina).
Ma il condizionale è d’obbligo: sui giornali amici-nemici della sinistra (basti pensare al tic linguistico trasformativo di Travaglio, pessima imitazione di fortebraccio) ci sarà la gara a fare battute sul personale, e dopo il nanerottolo avremo la rifatta. Ovviamente servirà soltanto a renderli più simpatici. Operazione in cui giornalisti anti-PD per vocazione, vignettisti, umoristi un tanto al chilo e moralisti vari saranno come sempre volenterosi.
Il profilo personale e manageriale di Marina Berlusconi è molto noto (un vantaggio notevole): 48esima donna più potente del mondo nella speciale classifica di Forbes, è la nona ereditiera più ricca del mondo con un patrimonio di 9 miliardi di euro nel suo futuro. Al contrario di suo padre, nessun problema giudiziario. E questo per tacere dei punti di forza, soprattutto quello peculiare: è una donna insopprimibilmente trash.
Sì, Marina può vincere.