Oltranzismo a doppio taglio

il Bureau - contrappunto - oltranzismo a doppio taglio

di Marco Viviani

Che sta succedendo al Movimento Cinque Stelle? In due giorni di attività parlamentare si sprecano i distinguo, le accuse di censure, le ritorsioni, i coming out. Sono già quattro i senatori che hanno ammesso – più o meno candidamente – di aver votato Grasso e non scheda bianca per l’elezione del presidente del Senato. L’ultima in ordine di apparizione è Elena Fattori, quasi spaventata dal clima un po’ torrido che si è alzato dopo quella riunione a porte chiuse nel quale l’unanimità sbandierata dal capogruppo Crimi è parsa subito una pura facciata. Non tanto di mancanza di coerenza avrebbero peccato, secondo la versione più autoflagellante, quanto piuttosto di un’organizzazione imperfetta, di inesperienza. Scusate, vi prego. Non fate così. Atteggiamento, quello della senatrice, sensibilmente diverso da quello di altri colleghi, che hanno raccomandato a Grillo meno isterie.

Il capo, intanto, dopo aver chiesto la testa dei senatori traditori, si è improvvisamente fatto più comprensivo, spiegando che la questione è l’aver disconosciuto il contratto stipulato con il Movimento Cinque Stelle (cioè con lui) che obbliga a mantenere le posizioni raggiunte a maggioranza. Insomma, se la maggioranza avesse ritenuto di votare Grasso, allora Grillo non avrebbe avuto niente da dire. Per quale ragione Grillo ha frenato sulla caccia alle teste? Basta leggere i commenti sul suo blog – anche se alcuni sono spariti – per capire che i vertici e gli attivisti del Movimento sono stati presi in contropiede dalle reazioni dei sostenitori, degli elettori, dei simpatizzanti, di quella massa di 8 milioni di persone che soltanto Marco Travaglio può pensare (leggersi l’editoriale mattutino) di rappresentare unitariamente e per sempre.

I nodi vengono al pettine, soprattutto uno: Grillo e Casaleggio hanno cinicamente dato alla Rete qualità taumaturgiche che non possiede – stante naturalmente le sue inedite capacità di mettere in relazione idee e persone – per poi traslarle su di loro, addirittura personalizzandola («lo deciderà la Rete») invece di dialettizzarla considerandola per quello che è: un luogo. Dove ci sono gli stessi cittadini che incontri nella vita reale, non altri, non diversi né migliori.
Quegli stessi cittadini che hanno votato il M5S per frustrazione ma che ogni giorno fanno i conti con i compromessi della vita, sul lavoro, in famiglia, e che considerano un privilegio di casta permettersi di non dialogare con nessuno. Lo ha capito sulla sua pelle Gessica Rostellato, deputata alla Camera che si è vantata sulla sua pagina Facebook di non aver ricambiato il sauto a Rosi Bindi, come una qualunque bulla di periferia. Credeva di ottenere il plauso dei sostenitori, è stata sommersa da una valanga di critiche e insulti.

Per la stessa ragione: passare “dal luogo all’entità” ha fornito al movimento politico di Grillo la classica arma a doppio taglio, perché se da un lato ti può dare l’illusione del controllo, dall’altro sei destinato a fare i conti con l’ingenuità collettiva («l’ho letto in Rete, informati!»), che è soltanto una nuova versione dell’orribile mutamento che negli anni Sessanta faceva pensare agli italiani «l’ho visto in televisione, dev’essere vero per forza», consegnandoci Berlusconi e un’Italia totalmente nevrotizzata. E aggressiva verso i suoi rappresentanti. Tutti, nessuno escluso.
La banalizzazione della Rete per uso proprio di Casaleggio e Grillo è imperdonabile, perché chi la frequenta e conosce per davvero sa che la sua neutralità era ed è un bene supremo. In fondo, Grillo non è cambiato: 15 anni fa spaccava i computer, poi li ha messi su un altare. Sono entrambi atteggiamenti smisurati e oltranzisti, coi quali ora dovrà fare i conti.

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1 Comment

  1. magazzinaggio maggio 12, 2013 Reply

    Ho semplicemente aggiunto il tuo feed all’RSS Reader… continuo a seguirvi, Grazie!

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