Rivolta/Amore

Di Simon F. Di Rupo

“Breivik non è un caso, ma un sintomo: liquidarlo come un semplice folle è all’interno della stessa follia dell’Occidente che non vuole ragionare a fondo sulla natura della sua crisi; in questo l’Occidente è molto più simile a lui di quanto non creda”. Così appuntai per conto mio e in internet, il 28 luglio. E’ il 10 agosto ora, e la “rivolta” inglese sta producendo sul suolo terrestre un altro curioso caso di rivendicazione di identità, o per meglio dire, una ricerca della stessa; o per ancor meglio dire, una punizione per non averla mai potuta sostenere.

Il nucleo pare appunto essere lo stesso: le difficoltà concettuali ed esistenziali dell’ “identità” dell’individuo o della frangia sociale debilitata vanno di pari passo con le difficoltà, che sono le medesime, dell’Occidente. Breivik e i rivoltosi: braccio armato di una civiltà allo sbando o braccia in preghiera contro il peso del dio di turno? Alla base la rivolta è un problema d’Amore. Bisogna avere il coraggio di fare molti passi indietro, fino in Grecia – e fino a noi stessi – per guardare in avanti.

Se per “Amore” intendiamo l’eros come motore della realtà, come l’infinito amore del cosmo che infinitamente si produce e riproduce (cfr. Aristotele), noi stiamo parlando del problema della Verità, del “logos”. L’eros è il lògos: tutto è proprio perché tutto diviene eternamente. Ma questo continuo divenire è a suo modo una “rivolta”, continua, che l’una cosa fa pagare all’altra per poter essere. Anassimandro ce lo insegna molto bene, e a far suo anche Eraclito. L’Occidente nato in Grecia ha alla base del suo senso la coscienza dell’amore e della tragedia. La questione della sua identità ha queste basi. L’ancella dell’amore più cara è il desiderio, e l’ambiente più consono ad entrambe non può che essere il dolore, su cui potersi idealmente rivalere, ma verso cui loro stesse rischiano perennemente di cadere. In questo quadro la nascita della violenza ha sempre a che vedere con la nascita dell’amore.

Cos’è quel desiderio di Breivik di un’ Europa ripulita, emendata dalle sue alienazioni? Cos’è quella disperata e dispersa guerriglia inglese per le strade della città? E’ follia? Oppure tale “follia” è coordinata dall’amore per come l’Occidente lo ha concepito – ne è appunto semmai – la sua razionalità? – Servi del dio “teo-logico”, poi del dio “tecno-logico”, fino al potere invisibile dell’economia mondiale, il quadro è cambiato ma il chiodo è rimasto lo stesso. Senza un oggetto d’amore irraggiungibile l’uomo occidentale non può vivere. L’indifferenza e il silenzio del dio Padre, il dominio della macchina sull’uomo, la messa in ginocchio di stati e individui da parte di una legge economica sovrastante e invisibile non fanno che confermare la veridicità non più solo simbolica della figura del Dio dell’Antico Testamento: punitore e tremendo, legge divina che non vuole essere rappresentata in figure, simulacri: “non avrai altro dio all’infuori di me” vuole anche dire “non avrai altro dio dentro di me”. Ogni comandamento è legato all’altro.  In questo il cristianesimo delle origini è il grande e incredibile inconscio da cui si producono gli incubi sempre attuali, e la grecità quello strato superiore di coscienza in grado di ammonire circa i pericoli, dando tuttavia in pasto al proprio sonno tutto il materiale di cui l’inconscio necessita.

Breivik e la sua strage norvegese (un Don Chisciotte in grado di prendere a palate di mulino tutti, anche se stesso) e le rivolte in strada sono appunto incubi, ma non follie. Sono l’apice del desiderio e della tragedia – che strutturalmente sono la stessa cosa. L’identità occidentale è appunto l’identità fra desiderio e tragedia.

Ce lo insegna l’amore, intimo, di ognuno. L’unico desiderio profondo non è quello di ciò che mi manca, e neppure di colui a cui manco, ma di colui a cui non manco, di ciò che è perfettamente capace di esistere senza di me, perché morto, o felice altrove. Un’alterità radicale, divina e tremenda. Ci aveva visto lungo il buon Jean Baudrillard, nel dire: <<Il desiderio desidera sempre questa perfezione estranea, e al tempo stesso desidera romperla, forse disfarla. Si desidera solamente ciò di cui si vuole condividere e nel contempo rompere la perfezione e l’impunità>>.

Il tuo amante non è così dissimile da Dio e le sue impossibilità, nei tuoi sogni.

Da Dio, passando per Breivik e le guerriglie inglesi, fino a te e al tuo amante: una storia d’amore e di indifferenza da parte di qualcuno. Gli esiti e gli sfondi di un medesimo gioco sono e saranno sempre fra i più disparati. Dio e la perfezione rimangono sempre come incubo, anelito, devastazione e costitutività degli appetiti (solo apparentemente è un paradosso!), ma ancora in minima parte, anche come opportunità per crearsi fuori dal “creato”. Conoscersi e disconoscersi per poi riconoscersi. Del resto l’amore stesso per l’amante è la rivolta del “singolo” contro la banalità della propria presunta unicità, lo stesso vale per la tensione verso l’arte, come presupposto di espressione della molteplicità dell’Io nell’uomo. Il ben noto Albert Camus lo sapeva bene, ne L’uomo in rivolta, del 1951. Cos’altro intendeva con <<l’uomo è l’unica creatura che rifiuta di essere quello che è>>; <<L’uomo non è del tutto colpevole, poiché non ha cominciato la storia; né del tutto innocente, poiché la continua>> e <<La bellezza, senza dubbio, non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno della bellezza>> ?

Amore, Arte, Dio, Violenza, Tragedia, Bellezza. Nulla di nuovo sotto il sole, ma uno spazio ignoto intorno ad esso.

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5 Comments

    • Author
      Simon agosto 29, 2011 Reply

      Mai letto! Grazie per la segnalazione. Del resto non era così difficile, al periodo, unire intellettualmente i due fatti! Felice di non essere il solo.

  1. giacomocaniparoli agosto 29, 2011 Reply

    meglio così :)
    saluti

  2. caramelleamare ottobre 8, 2011 Reply

    Sullo stesso argomento ti/vi segnalo questo:
    http://sgargabonzi.wordpress.com/2011/07/30/voleva-solo-un-po-daffetto/
    Scritto non da me ma presente in un blog, in vita fin dal lontano 2005, al quale contribuisco pur’io.

    • Author
      Simon ottobre 9, 2011 Reply

      Grazie, leggo immediatamente

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