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di Valentina Parasecolo

Ci sono due categorie di commentatori. La prima ritiene che la musica italiana sia morta o sia scadente. La seconda che sia viva e pieno di ottimi artisti. Gli ignoranti e gli accomodanti. Si potrà ancora una volta azzardare che la verità sta nel mezzo. La musica italiana, soprattutto nella forma del cantautorato, vive una stagione nuova. Ma la vive da zombie. La quantità di artisti è grande ma il ventaglio di chi si distingue per qualità è meno ampio di quanto sia giusto sperare. E generalmente è prodotto dalla Trovarobato (l’etichetta indipendente bolognese nata intorno al gruppo dei Mariposa).

Musica per bambini è in questa rosa di eccellenza che fa brillare gli occhi a chi normalmente si dispera per la scarsità di idee, l’atrofizzazione della ricerca, la banalizzazione dei temi. Sono Manuel Bongiorni, che scrive le canzoni, Mirko Montesissa e Andrea Mansi. Dei nuovi animali è il nuovo album che si distingue anche per le collaborazioni (Caparezza, Giovanni Gulino dei Marta sui tubi, Nicola Manzan,…). Dall’elettronica all’hardcore, passando per il rock demenziale: diciassette canzoni attraversate dall’incoerenza dei più arditi coraggiosi e la padronanza dei più abili esperti. Letteratura vera che gioca a incastrarsi con musica scomposta e ricomposta in una danza di generi, divertissement e sorprese. Un valido controargomento per chi dice che gli italiani sono agonizzanti sotto una cappa di provincialismo. E per chi troppo spesso scambia la facilità con la genialità. Questa è l’intervista, inframezzata dai commenti dello stesso Manuel Bongiorni. Le risposte vi potranno risultare ironiche, forse grottesche, talvolte invece laconiche. Ma dentro, garantisce lui, “c’è molta più verità di quanto non sembri”.

Dalla scienza a una mole di buone letture…
…è così che nasce la fantascienza: un incrocio tra un genere letterario e una bibita.

Le tue canzoni sono colte. Da dove vengono?
Dal campo in cui le ho colte. Scusate il fango. Non è colpa loro.

Battute a parte, che cosa fai o hai fatto nella vita?
Lavoro nel castello di Gropparello a Piacenza. Mi occupo di quello che viene chiamato “edutainment”: intrattenimento e didattica per i bambini.

A proposito, vengono bambini ai vostri concerti?
Delle volte sì, si crea questo equivoco per colpa del nome. Altri vengono perché ci conoscono e amano il disco. Il live li lascia però meno soddisfatti, un po’ si spaventano.

Eppure c’è molto spettacolo sul vostro palco…
Sì, assolutamente sì. Ma i palloncini all’inizio del concerto non sono sempre sufficienti ad accontentarli. Del resto a tratti il nostro concerto può risultare inquietante.

Torniamo alla tua musica: contaminata, estrema, ricchissima.
Grazie, più prosegui con gli aggettivi e più sono metaforici.

Vorrei capire come nascono e vengono congedati i pezzi.
Cerco di usare metodi sempre diversi per non finire nella ripetizione: una volta parto dal testo, una volta dai suoni, una volta dalla melodia. Una volta dal testo, una volta dai suoni, una volta dalla melodia. Una volta dal testo, una volta dai suoni, una volta dalla melodia. L’importante è non ripetersi.

Bene, parti da punti diversi. E poi? Scrivi e riscrivi perché sei sempre insoddisfatto o ti dai facilmente il benestare?
Delle volte il pezzo mi piace subito. Ma capita spesso che invece devo riscriverlo fino allo sfinimento. Quando sono distrutto, lui ne approfitta e scappa, se ne va per conto suo.

(continua sotto)

Perché la scelta si orienta sempre su dei concept? 
L’album Lp nasce come supporto. Il motivo per cui negli anni Sessanta raggruppavano più brani su un solo disco è perché questo ottimizzava il costo del supporto. Con un solo strato vinilico potevi avere accessi a sedici canzoni. Questo supporto ha suggerito quindi l’idea del concept album, cioè: “Devo raggruppare tot brani su un disco? Bello, allora diamo a quest’ultimo un’identità precisa”. Ora, con il digitale e la possibilità di far viaggiare i brani singoli in rete, il disco come collettore perde il suo senso. Lo mantiene solo nel caso del concept album in cui i brani non sono disgiungibili e la copertina e il booklet sono parte dell’opera.

Cosa ascolti?
Un sacco di cose in radio, soprattutto le partite. In genere quel che mi piace viene da pop, metal, classica contemporanea, elettronica, rap.

E da ascoltatore quali limiti vedi nella produzione musicale italiana?
Si cerca l’arte dove dovrebbe esserci. E lì non c’è.

C’è chi sostiene che ascoltarti è difficile. È un limite dell’artista non essere capito?
Sì. E c’è anche quello dell’ascoltatore nel volerlo capire.

Spesso vieni accostato a Elio. Alcuni dicono Caparezza. Ti gratifica e ti pesa l’accostamento a qualcosa che già esiste?
Mi fa piacere rispondere a questa domanda perché mi permette un chiarimento. Sono entrambi artisti che stimo, c’è un apprezzamento reciproco. Caparezza è anche ospite dell’album. Elio e le storie tese, poi, sono i miei preferiti. Tuttavia non ci vedo nessun punto di contatto. Abbiamo un linguaggio completamente diverso…

Forse siete simili nella destrutturazione…
Forse sì. In effetti io mi sforzo di prendere molti elementi e di metterli insieme per farli filare via dritti. Cerco la discordanza, mi interessa quello, anche se poi tento di limare le spigolosità.

Il futuro è il tema che percorre il disco. Utopie e distopie. Dove sarebbe Musica per bambini in un’Italia ideale?
In Svizzera.

Ascolta “Come la minestra” dall’album Dei nuovi animali (Trovarobato)

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