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di Alessio Dell’Anna

Che una delle migliori arti italiche sia quella di arrangiarsi siamo tutti d’accordo, meno d’accordo siamo quando a farlo è chi è già sopravvissuto abbondantemente alle nostre spalle, e adesso, preso da un rigurgito di impetuoso ritorno, vuole reinserirsi nei meccanismi di potere che lo hanno rigettato.

Il 2012 è stato un anno politico all’insegna della calma prima della tempesta, quella che ci aspetta nel 2013. La serafica quiete dei tecnici ha però coperto i vari smottamenti che sono avvenuti da destra a sinistra sotto le placche della politica italiana, ove, ai più reconditi angoli, hanno preso piede le tendenze di riciclaggio più disparate. Sopravvivere, è stata questa la parola d’ordine per molti che dopo la crisi di governo dello scorso anno si sono trovati, o sono stati costretti, a dover cercare una nuova collocazione. C’è chi si è riversato in massa verso altri poli (l’UDC in questo senso ha svolto un’importante funzione di casa di recupero per politici) e chi, essendo diventato politicamente improponibile in qualsiasi lista, ha deciso di fabbricarsi il partito in casa propria. È il caso di Scilipoti, Marra, e altri che diventeranno presto parte di una categoria che entrerà nei vocabolari come aggettivo al fianco dei peggiori epiteti della lingua italiana: scilipota.

La novità di quest’anno però sta soprattutto nel fatto che al baraccone itinerante di partiti e partitini si sia aggiunta anche una consistente fetta di personaggi televisivi che spinti ormai ai margini del mestiere, o forse in cerca di maggiore visibilità, sembra abbiano deciso di farsi carico del sacro fuoco della ragion di  Stato per farci uscire dalla crisi. Insomma, tecnici improvvisati, ma non chiamateli politici se no si offendono.

Il punto però non è tanto la discutibilità o meno di queste operazioni, quanto più che altro il fatto che in un momento di politica così incerta, timorosa e claudicante, queste qui risultino essere alla fin fine le uniche vere “novità”. Renzi a parte, che comunque è una novità acclarata da più di un anno, e qualche episodio come quello di Oscar Giannino, la politica dorme e si rannicchia in posizione di difesa nell’attesa che l’avversario faccia la prima mossa.

Prendiamola con filosofia e scegliamo di riderci su, con la classifica dei cinque peggiori esperimenti politici di questo 2012: e potete star certi che non finisce qui.

5) Vari cattolici alla riscossa – Società e famiglia. Nato alla fine della scorsa primavera, questo partito vuole “promuovere un radicale rinnovamento delle istituzioni”. Come? A partire, come sempre, dalla famiglia. Al centro del programma: diritti della famiglia, iter scolastico con “primato educativo della famiglia”, riforma sanitaria con al centro la famiglia, impresa fondata sulla famiglia. Chi c’è dentro non è chiaro ma non è da escludere.

4) Scilipoti & Alfonso Luigi Marra – PAS – Partito d’azione per lo sviluppo – “Fermiamo le banche e le tasse”. Nato alla fine del 2011, è tornato più volte in primo piano nel corso del 2012 con la chiamata alle armi di quello che i loro fondatori definiscono “Il popolo degli intelligenti”. Un colpo di reni degli orrori dell’ultima legislatura o una pseudo-novità pervicace che si smarca dagli altri partiti per affermare la sua lotta contro il sistema bancario? Per ora è incerto. Ma abbiamo buone probabilità di vederli ancora in giro in vista delle prossime elezioni, nonostante la carriera della unica loro testimonial, Sara Tommasi, sia finita con una riabilitazione in clinica di recupero.

3) Vittorio Sgarbi – Partito della Rivoluzione. Lui è uno di quelli che non ci basta mai. Ci divertiamo con lui come con un pupazzo isterico, gli tiri la cordicina e lui giù con ingiurie e imprecazioni. Il suo essere sboccato, irriguardoso, dissacrante, è però sempre andato di pari passo con una straordinaria abilità linguistica che ne ha fatto un vero e proprio maestro della parola. Una grazia che toccava le sue punte più alte quando si parlava di opere d’arte nello stesso modo quando c’era da distruggere a suon di insulti chiunque non gli andasse a genio. E’ questo dualismo, verrebbe quasi da dire apollineo e dionisiaco di Sgarbi, che lo ha reso un totem dell’immaginario televisivo italiano. Il fatto che questi virtuosismi possano essere applicati a un teatro dell’opera come quello della politica mette non poca acquolina alla bocca.

2) Emilio Fede – Vogliamo Vivere. Quando abbiamo sentito la notizia abbiamo pensato tutti che fosse uno scherzo, e invece lui non scherza, e anzi rilancia: “Vogliamo Vivere”. Che alla base ci fosse un accanimento terapeutico era stato già pronosticato dal Bureau. Troppe pillole devono avergli dato alla testa.

1) Andrea Diprè – ? Diciamo la verità, c’è stato un periodo in cui tutti siamo stati affascinati e catturati dal mondo delle televendite trash, in particolare quelle di prodotti d’arte. Il mio idolo era Willy Montini, ma lui è stato troppo furbo e troppo bravo per gettarsi nel tritacarne della politica, e poi non faceva nemmeno televendite trash, i suoi erano programmi d’alta classe, e avevo solo voglia di menzionarlo. C’è chi invece ha deciso di utilizzare la sua abilità istrionica per crearsi un vero e proprio personaggio per sopperire agli evidenti limiti di produzione di questi programmi con la sua abilità affabulatoria: Andrea Diprè, il critico d’arte televisivo la cui carnagione giallastro mortuaria contrastava con la sua straripante vitalità. Un sacro fuoco artistico spinto fino ai più nauseabondi angoli della dialettica. Con il propulsore della motivazione politica c’è da aspettarsi fuochi pirotecnici.

 

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