manidipartiti

di Roberto Morelli

Maiali e “virtuosi” – Lo scandalo della giunta regionale del Lazio ha messo in evidenza, ancora una volta, l’impossibilità di intavolare una seria riflessione sulla legittimità dei finanziamenti ai partiti politici. In tutte le loro molteplici forme. Il dibattito sui media, col classico destra da un lato e sinistra dall’altro, è monopolizzato dalla contrapposizione fra fondi spesi male – festini, ostriche, auto di lusso e altro variegato cafonal per miserabili di provincia – e fondi spesi “virtuosamente”. Per virtuosamente si suppone che la classe politica nostrana intenda quelli utilizzati, come dice la legge n.6 del 15 marzo del 1973, per:

           “le spese di aggiornamento studio e documentazione, compresa l’acquisizione di collaborazioni, nonché per diffondere, tra la società civile, la conoscenza dell’attività dei gruppi consiliari, anche al fine di promuoverne la partecipazione all’attività dei gruppi stessi e particolarmente all’esame delle questioni ed all’elaborazione di progetti e proposte di leggi e di provvedimenti di competenza del Consiglio regionale”.

Ho altro da fare – Alt. Mettiamo il caso che a un cittadino, meglio ancora a un onesto contribuente, le cose qui elencate non importassero? La vera minoranza invisibile di questo paese, scomparsa dal radar dei media, fatta di persone non interessate alla partecipazione politica e che farebbero volentieri a meno di versare del denaro che, dallo Stato, finisce dritto nelle tasche dei partiti. E invece no, il dibattito italiano è talmente viziato da far passare i finanziamenti pubblici ai partiti come un male necessario, imprescindibile per il mantenimento dell­­­­­­a forma democratica. «Le lobby prenderebbero il potere minando la sovranità popolare, sarebbe un errore», dicono (chissà come mai…) dai partiti.

Il cittadino è il re – Sulla mitologica sovranità popolare sarebbe da scrivere un’enciclopedia – i nostri amati concittadini sono gli stessi che, di votazione in votazione, hanno regalato all’Italia vent’anni (o quasi) di berlusconismo – ma per il momento vi suggerisco sghignazzando una delle ultime “amache” di Serra (benvenuto nel club Michele, in fondo era solo questione di tempo). Sulle presunte lobby oscure che dominerebbero senza finanziamenti ai partiti è sufficiente cogliere l’umorismo involontario dei vari Casini, Bersani e Alfano nell’usare questo argomento mentre al potere c’è un governo di tecno-banchieri non eletti. Mario Monti: primo ministro non eletto da senatore non eletto: fa non eletto²?

Gli antitaliani – Apatici, egoisti, nocivi per la società e il bene comune? Qual è il ritratto di questi mostri apartitici e apolitici? Forse semplici cittadini ai quali piacerebbe una politica intesa come semplice buona gestione della cosa pubblica. Quella è la cosa pubblica: tu te ne occupi con serietà, io mi occupo della mia vita e dei miei interessi; sono troppi per starti dietro, scandalo dopo scandalo, sulle pagine dei quotidiani. Meno propaganda, meno comparsate televisive (ma basta! Che noia!), meno faccioni seriosi che riempono ogni santo giorno le prime 10 pagine di ogni giornale, meno e basta. Una rivoluzione culturale che avrebbe come riflesso un gran guadagno, in soldi pubblici risparmiati e aria pulita per sé.

Vengono fuori dalle fottute pareti! – Un paese normale e non politicamente sovra-eccitato e polemico su tutto, fatto di cittadini che analizzano le proposte sociali nel merito e senza filtrarle con gli occhi del calcetto elettorale all’italiana  Persone che hanno capito da secoli come la politicizzazione pervasiva degli italiani – l’affluenza alle ultime elezioni politiche del 2008 ha superato l’80%! – è lo strumento principe col quale questa classe politica pianta da decenni le sue radici in ogni ganglio della vita sociale. Dalla sanità alle municipalizzate, dalle province alle regioni: una presenza insana, asfissiante, mortifera.

Desiderio di sottrazione – Molti partiti parlano delle prossime elezioni come quelle del tanto atteso “ritorno della politica”. Solo a me suona come una minaccia? La soluzione tanto lunare quanto ovvia è che in Italia serve della “buona politica”. Quella meno evidente, ma che gli italiani sarebbe ora capissero per il loro stesso bene, è che ne serve di meno… Molta meno.

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