bottiglie[1]

di Roberto Morelli

È passato il referendum! Evviva! Hurrà! Acqua pubblica: ora so che risparmierò un centinaio d’euro all’anno di bolletta, il mio futuro sembra già più trasparente, tutto risplende. Crociati, aspettate un attimo, sicuri che Gerusalemme è di là? Acqua pubblica sol dell’avvenire? Non lo so. Quello che so invece è che l’italiano medio impazzisce per l’acqua in bottiglia: primi per consumo in Europa, fra i primi nel mondo. Sarà l’ansia inconscia e irrazionale di dare forma a un liquido, o la gioia dello schiacciare la bottiglia vuota e tirarla fino al cestino (mancandolo). Non lo so: sta di fatto che siamo pieni d’acqua ma, stoicamente ignavi verso la res pubblica, ci piace bella e imbottigliata. E poi – diciamoci la verità – l’acqua del rubinetto sa di cloro/ferro/terra, vero fichette?! Mentre l’acqua in bottiglia, slurp, che ghiottoneria, e inoltre…

Favorisce la digestione, è povera di sodio, ti tiene in forma, ricca di minerali, se la bevi hai più salute, ottima per i neonati, è purissima, fredda, incontaminata, la particella che canta, l’uccello verboso, la figa bionda e il calciatore e tante altre cose meravigliose! È la marketing ninna nanna sull’acqua. Rompiamo l’incantesimo. Pubblicità.

Il prodotto che reclamizzo si chiamerà perciò “Acqua Merda”, tanto per mettere le cose in chiaro. “Acqua Merda: l’acqua della malattia”. Particolarmente ricca di sodio, è allungata con acqua della Fincantieri del porto di Castellammare di Stabia. Unica al mondo: fa ingrassare, ti deforma, ti vengon le rughe e le tette alle ginocchia (uomini compresi). Chi la beve perde la salute, ti viene una malattia a caso e, quando la beve un uccello, parla italiano per davvero! Preferita dai tonti vittime del marketing, non sarai mai figa come quella bionda, né ricco come quel calciatore: stai zitto e bevi, continua a guardare questo schermo e intanto bevi, bevi!

E chiudo con lo spot che ultimamente mandano a rullo su tutti i canali. Parlo di quel coso per fare l’acqua frizzante in casa, che io chiamerei “Occidente al tramonto” o, in alternativa, “Decadentismo europeo e rutti”. Papà yuppie nevrotico e alienato che corre con la 24 ore in giro per la città (a tutto vantaggio della produzione e del PIL), mamma rassicurante che invece nella vita fa di mestiere “una magia, l’acqua gassata”. Giusto! Rimettiamo uomo e donna al loro posto. Chiude questo siparietto ottocentesco-patriarcale la sorella frivola che, da brava ragazzina sciocchina, sta da mattina a sera attaccata al cellulare con le amiche. C’è da scommettere che un giorno – lei ancora non lo sa – passerà tutta la vita a “fare una magia” per i figli: l’acqua gassata, in casa.

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