mennea_il_bureau

di Nicola Cappelletti

19’’72 di silenzio. In apnea. Il fiato sospeso dopo lo sparo. I tacchetti che mordono la pista rossa. Il petto proteso in avanti mentre gli occhi già cercano le cifre. I muscoli involontari che comprendono prima del cervello, e svelano il sorriso estremo.
Arrivare lì dove per 17 anni nessuna fibra muscolare, nessun metodo scientifico, nessun esperimento, nessuna scorciatoia avrebbe mai portato un altro uomo.
La velocità. La leggerezza massima. Dietro di te la spinta di un popolo, l’identificazione, che almeno per quei momenti esiste. Servono anche a questo, quelli come te. Abbiamo tutti un po’ tagliato quel traguardo, ci siamo tutti sentiti, per anni, imprendibili, guardando decine di campioni finire sfiniti alle nostre spalle. Imparando che ogni gesto, ogni vittoria, è la la sintesi di sacrifici, fatica, allenamenti massacranti. Che le corone di alloro all’arrivo esistono, e che la strada per raggiungerle è la bellezza in sé.
Siamo usi a fissare traguardi, a fissarci dei limiti per poterli spezzare, a eleggete eroi per raccontarci che l’immortalità si raggiunge. Da uomini.
Così come ci si arrende, poi, all’inevitabile. Buon riposo Pietro. Che possa la corsa non finire mai.

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1 Comment

  1. Giacomo marzo 21, 2013 Reply

    Ciao Pietro, vento nel vento.

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