di Paolo Costa
Mario Monti non ci sta. Dopo poco più di un anno passato alla guida di un esecutivo composto da tecnici (governo tecnico è espressione clamorosamente falsa, nessun governo può dirsi tecnico!) suscitando da una parte grandi consensi, soprattutto per la ritrovata credibilità internazionale del nostro Paese, ma anche grandi critiche, dai sostenitori di una più equa distribuzione dei sacrifici in primis, il Professore proprio non se la sente di farsi liquidare dall’uomo che è stato chiamato a sostituire in fretta e furia perché totalmente inadatto al ruolo. Soluzione? Elezioni il prima possibile, senza un formale voto di sfiducia a causare lo scioglimento delle Camere. Nel frattempo, come oggi a Uno Mattina, sfodera toni da campagna elettorale, difende il suo operato e sottolinea che esiste un’altrui tendenza a presentare soluzioni magiche ai cittadini “per seguire i loro istinti e non per proporre un programma per il futuro”.
Le mosse di questi giorni sono chiare. Monti salva la sua personale onorabilità, non è costretto a rinegoziare i giudizi positivi sull’azione del suo governo, ma soprattutto, non favorisce di certo la ri-ri-ri-ri-ridiscesa in campo del Cavaliere, che sconfessa, senza alcun pudore, il sostegno fedele durato più di un anno, all’esecutivo dei tecnici. Intanto spiega puntualmente quello che ha fatto il suo governo in questi mesi. Pensavamo tutti che questi tecnici non possedessero nessuna arguzia politica, ma siamo costretti a ricrederci vedendo la finezza del Professor Monti (è lui il più politico fra i tecnici), il quale non accetta di essere utilizzato come scudo politico a misure grandemente impopolari, come speravano di riuscire a fare i berluscones, e anzi, ne viene fuori egregiamente, con un profilo spendibile per le prossime elezioni politiche. Ma siamo certi che sia realmente intenzionato a candidarsi? Oppure, da buon stratega, alza la posta per assicurarsi lo scranno più alto, quello del Quirinale?