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di Elisabetta Terigi

Nell’ultimo fine settimana di primavera si vota in Grecia, in Francia e in Egitto. Elezioni importantissime per ogni paese: Atene sceglie se restare nell’euro o no e opta per l’euro, a Parigi Holande spera in una conferma elettorale e l’ha avuta, in Egitto si va alle urne per eleggere il nuovo presidente. Il risultato ufficiale sarà reso noto solo giovedì 21. Allora si saprà se la primavera araba di piazza Tahrir è destinata a trasformarsi in un lungo inverno egiziano o se la rivoluzione andrà avanti.  Ma già c’è chi festeggia e proclama la vittoria: Mohammed Mursi, il leader dei Fratelli Musulmani. È notte fonda quando appare in tv e dice che sarà il presidente di tutti gli egiziani, avendo ottenuto il 52 % dei consensi.

Chi è il nuovo presidente –  I due candidati arrivati al ballottaggio sono l’ex premier Ahmad Shafiq, storico comandante del’aviazione, primo ministro  anche solo per un mese nominato il 31 gennaio 2011 da Mubarak e, Mohammed Mursi, ingegnere formatosi negli Stati Uniti, leader dei Fratelli MusulmaniNessuno dei due però ha conquistato veramente l’elettorato. Quando Mohammed Mursi ha proclamato la sua vittoria, lo staff di Shafiq ne è rimasto stupito: secondo l’ex premier infatti rappresenta una violazione della legge egiziana.

Shafiq vs Mursi, ovvero esercito contro Islam – Da una parte un volto (quello di Shafiq) che ricorda il passato regime, dall’altra una figura (quella di Mursi) islamista che fa paura a una parte della popolazione (come quella copta).  Intervistato dall’Occidentale,Tarek Heggy, membro del The New York Hudson Institute, egiziano, in pasato anche amministratore delegato della Shell International Petroleum Company, dice di non avere dubbi su chi deve vincere per il bene del suo paese. Secondo lui Shafiq è la scelta giusta: «È l’unico che può impedire il prevalere del caos in Egitto, ma l’uomo si deve impegnare a non far ricadere il paese nel passato dittatoriale». Allo stesso tempo però, secondo alcuni, un trionfo di Shafiq significherebbe un passo indietro dal punto di vista della democratizzazione. Sicuramente chiunque vinca – gli esperti dicono che al Cairo si vota prevalentemente per Shafiq, nel resto dell’Egitto più per Mursi – il futuro presidente avrà da gestire – si legge sul Sole 24 ore – un paese con l’economia al collasso: 22,5 miliardi di dollari di deficit. Moodys ha declassato il paese daBa3, B1. Già le agenzie di rating lavorano anche qui, anche se sollevano meno clamore.

Un fine settimana caldissimo non solo per il termometro –  Le presidenziali coincidono con un periodo estremamente difficile per il paese. Giovedì 14 giugno la corte costituzionale egiziana ha sancito l’incostituzionalità di due leggi chiave per il futuro politico della nazione: la conseguenza è stata lo scioglimento del parlamento eletto nel dopo Mubarak. La prima norma, ritenuta non conforme alla costituzione, impediva agli esponenti del vecchio regime di entrare nella vita politica del post rivoluzione (così Ahmad Shafiq non avrebbe mai potuto concorrere alle presidenziali). La seconda, che ora non esiste più, è la legge elettorale con la quale era stato eletto il primo Parlamento del dopo rivoluzione. La legge, dichiarata illegittima, prevedeva l’elezione, nell’arco di tre mesi (da novembre a gennaio) dell’Assemblea del popolo, pari alla Camera dei deputati, e della Shura, che ha solo poteri consultivi. In entrambe le assemblee prevalevano i movimenti pro Islam: I salafiti, Giustizia e Libertà e il partito dei Fratelli musulmani. «La decisione di annullare l’elezione di un terzo del Parlamento porta all’annullamento di tutti i seggi», ha affermato il vice presidente della Corte costituzionale egiziana, Maher Sami, citato dal sito egiziano ‘al-Youm al-Sabaa‘. «La sentenza porterà allo scioglimento del Parlamento», ha ribadito. Con questa mossa non solo è tornato legittimamente in corsa Shafiq, ma chi vincerà, non sarà affiancato o meglio controllato da un parlamento legittimamente eletto. Non è un elemento da poco per un paese come l’Egitto che sperimenta ora, per la prima volta  dopo trent’anni di dittatura, i meccanismi della democrazia. Il giornale Alwafd titola: Una bomba, Shafiq rimane e il parlamento è cancellatoAl-Shorouk invece scrive Di nuovo allo zero. Lo stesso segretario di stato americano, Hillary Clinton, ha subito dichiarato: «Non può esistere nessun passo indietro nel percorso della democrazia che il popolo pretende».

La gente sta a casa – In pochi si sono recati alle urne in questa tornata elettorale, soprattutto il sabato. A tenere a casa molti l’afa e la delusione per gli ultimi avvenimenti. Proprio per la bassa aflluenza registrata, al primo turno era stata del 46% dei votanti, la commissione elettorale ha deciso di chiudere le urne alle 22 e non più, come previsto, alle 20 di domenica: nella speranza che, con il calar del sole, il numero dei votanti cresca. La Fratellanza Musulmana ha già comunque denunciato brogli e irregolarità, temendo forse una sconfitta a tavolino.

L’elezione di un presidente senza parlamento  – Il primo luglio comunque l’Egitto avrà il nuovo presidente e a fine mese iniziano le quattro settimane del Ramadam, che significano una pausa per la politica. Se si tornasse a votare in autunno con il complicato sistema sopracitato o uno simile, vorrebbe dire che il nuovo parlamento non entrerebbe in funzione prima dell’anno prossimo. La sentenza della Corte giunge anche sulla scia della creazione della nuova Assemblea Costituente, formata da cento membri, eletta dal Parlamento e incaricata di scrivere la nuova costituzione egiziana. Anche il destino di questo processo resta ora incerto alla luce della sentenza. Si elegge un presidente senza parlamento e senza costituzione.

C’è chi continua a dire no.  Sul sito in lingua inglese della Fratellanza Musulmana qualche giorno fa è apparso il seguente post:

«Qui sta avvenendo una controrivoluzione sotto l’occhio di tutti così ognuno sa che noi stiamo affrontando un momento cruciale e un punto di svolta critico, quando la rivoluzione del grande popolo sta affrontando i poteri oscuri della repressione che stanno dando una spinta finale forte e disperata per eludere la volontà del popolo».

Per i Fratelli Musulmani sono decisioni scioccanti quelle prese dalla corte costituzionale. Ciononostante Mohamed Mursi non molla e è determinato a combattere fino in fondo per vincere le elezioni. Non vuole abbandonare la gente che crede in lui, altrimenti sarebbe la fine della rivoluzione e l’oblio per i martiri morti sognando un Egitto democratico.

Chi gioca male le sue carte, perde – Al quotidiano britannico Guardian il premio nobel egiziano Muhammad Al Baradei, per anni l’ambasciatore del suo paese presso l’ONU, spiega come gli islamisti abbiano cercato di prendersi tutta “la torta” dopo la caduta di Mubarak, ma hanno incontrato l’opposizione dei militari che ora sembrano avere la meglio. Di sicuro, continua Al Baradei, parlare di Shafiq come presidente di un “nuovo Egitto” è un ossimoro, ma pensa che sia lui il probabile vincitore. Allo stesso tempo ritiene che la Fratellanza Musulmana abbia giocato male le sue carte, spaventando la gente con alcune visioni estremiste e dando troppa importanza al voto per le parlamentari che in realtà rifletteva solo una realtà parziale. Qualunque sia il vincitore quello vero e non quello presunto nelle prime ore – pare di capire – l’Egitto dovrà attraversare un lungo inverno.

 

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