Buffon

di Alessio Dell’Anna

La battuta è vecchia, ma rimane sempre efficace: Buffon è uscito decisamente a vuoto. Questa volta però non si tratta di calcio giocato, ma ahinoi, del caso calcioscommesse che da mesi sta abbondantemente investendo le cronache del football nostrano. Il numero uno della Nazionale, il giorno dopo il clamoroso blitz delle Forze Armate a Coverciano, si è scagliato in conferenza stampa contro giornali e magistratura, che non gli hanno perdonato le dichiarazioni rilasciate a Sky Sport qualche giorno fa. Accuse pesanti, quelle di Buffon, che tacciano la magistratura di diffondere indagini che dovrebbero restare riservate, e i giornalisti di giocare con la vita delle persone (si parla dei colleghi calciatori indagati di cui si è scritto negli ultimi giorni).

Ora, di quello che Buffon pensa su giornalismo e magistratura sinceramente non mi interessa molto. Non voglio fare nessun discorso deontologico a difesa o ad accusa dell’una o dell’altra categoria, vorrei solamente riflettere più che altro sul ruolo paradossale che il portiere della Nazionale sta giocando in tutta questa questione.

1) Incoerente – Partiamo dalla miccia che ha innescato la polemica: Buffon dichiara alcuni giorni fa a Sky Sport che “Due feriti sono meglio di un morto”; cioè se due squadre si accordano su un risultato traendone entrambe beneficio non c’è nulla di male. Primo errore, Buffon ha fatto male i calcoli. Per due squadre che decidono di intendersi sul risultato ce n’è sempre un’altra che viene danneggiata; nel peggiore dei casi con la retrocessione o nell’eliminazione da qualche manifestazione. Sorprende il fatto che abbia già dimenticato che cosa successe proprio a lui e ai suoi compagni all’ Europeo 2004 in terra portoghese. Sicuramente nessun tifoso se l’è scordato; l’Italia, vincendo l’ultima partita del girone contro la Bulgaria, avrebbe passato il turno eliminatorio, ma solo a condizione che l’altra partita fra Svezia e Danimarca NON fosse finita con un pareggio di 2-2 o più reti. Come andò a finire lo sappiamo tutti, e chi fu il primo degli Azzurri a gridare allo scandalo? Proprio il nostro portierone, che prima della partita dichiarò testualmente: “Se quelli fanno 2-2 veramente, altro che ufficio inchieste: direttamente le teste di cuoio in campo, ci vogliono.”

Ora, che sia fisiologico il fatto che due squadre possano accordarsi per ottenere un proprio tornaconto FINALIZZATO al raggiungimento di un obiettivo SPORTIVO non c’è neanche da discuterne, e infatti non lo facciamo. Non è corretto, ma nella logica di una competizione può succedere. Lascia perplessi però che questo venga considerato come un comportamento accettabile quando ci vanno di mezzo gli altri, e inaccettabile quando ci si vada di mezzo in prima persona. Insomma, un minimo di coerenza non guasterebbe.

2) Fuori luogo – Ma l’intervento di Buffon è stato di un’ incredibile ingenuità soprattutto per un altro motivo: non c’entra assolutamente niente con la storia del calcio scommesse. Nel caso delle scommesse un giocatore, o una squadra, pilotano il risultato di una partita esclusivamente per un tornaconto personale legato al gioco d’azzardo. Non per portare benefici in termini di classifica, come successe nel caso che abbiamo citato. In poche parole si cerca perdere in cambio di soldi. Di conseguenza un caso è utilizzare un metodo antisportivo per fini sportivi (accordarsi fra due squadre per poter andare avanti entrambe in un torneo), mentre un altro è utilizzare metodi antisportivi per fini illegali (accordarsi per ottenere denaro danneggiando la propria squadra). Si capisce dunque come le due cose centrino poco, pur essendo entrambe legate da comportamenti antisportivi. Da una parte si parla di immoralità, dall’altra di illegalità: sono due cose diverse.

3) Fuori tempo – Ma non solo, l’intervento di Buffon è arrivato in un momento in cui il calcio italiano sta vivendo il suo peggiore dramma dai tempi del primo caso scommesse – quello del 1980- col risultato di innescare una vera e propria bomba mediatica sull’onda delle cronache giudiziarie, già di per sé esplosive, uscite pochi giorni fa. In un momento così teso giornali e televisioni (sportivi e non) non aspettavano altro che arrivasse qualcuno a buttare benzina sul fuoco: poteva scegliere Buffon un momento peggiore di questo per fare dichiarazioni di questo tipo? Sicuramente no. Possiamo dare la colpa ai giornali per averlo riportato? Ancora una volta la risposta è no.

4) Inadatto – E non è ancora tutto. Buffon, seppur non iscritto nel giro degli indagati, è tuttora oggetto di un’indagine da parte della Procura di Torino per il suo vecchio “vizietto” delle scommesse calcistiche, per le quali sembrerebbe aver versato cifre da capogiro (si parla di un milione mezzo di euro complessivi) a un certo Massimo Alfieri, titolare di una tabaccheria di Parma. Lascia abbastanza perplessi che proprio lui si spinga in prima persona a dare opinioni, nemmeno troppo coerenti, su un argomento su cui anni fa restò di rimanere scottato, quando, per sua fortuna, scommettere per un calciatore non era ancora illegale.

Ciò che resta di tutto questo alla fine è solo l’immagine di un grande atleta sporcata da un intervento assolutamente evitabile e masochista. Anziché fare chiarezza -per quel poco che poteva poi- su una questione ancora molto torbida, è riuscito a dare di sé un’immagine ancora più confusionaria, alimentando l’ennesimo polverone di cui in questo momento la Nazionale, fra arresti e avvisi di garanzia, non aveva proprio bisogno. Dice di essere stato frainteso, ma non è la prima volta che succede; ricordiamo il caso Muntari, neanche troppo lontano, sul quale il portiere spese parole non proprio etiche riguardo la possibilità di aiutare gli arbitri in caso di goal fantasma. Forse sarebbe meglio che si limiti solo a giocare a calcio, e non a fare dell’avvocato dei suoi colleghi prima, e la pubblica accusa contro i media poi. Non abbiamo dubbi che fra i pali potremo contare sempre sul suo talento. Il resto però lo lasci ai magistrati.

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