Filippo Facci

di Roberto Morelli

Abbiamo parlato con Filippo Facci. Una chiacchierata a briglia sciolta, non una classica intervista. Più spunti di riflessione, che domande.

ilB – Hai sempre odiato chi applaude ai funerali, ne hai scritto anche di recente. IlBureau approva la tua nobile battaglia contro quest’atto di puro cretinismo esistenziale. Perché gli italiani continuano imperterriti a farlo?

Facci – Ci sono due ragioni, una più superficiale, l’altra meno. La prima è che si paga il tributo al mondo dello spettacolo, la morte e i funerali sono diventati un “momento televisivo”. Gli italiani hanno iniziato ad applaudire a quello di Anna Magnani, poi la cosa si è ripetuta con Berlinguer e via così. C’è tanta più televisione quanto più è mediatico il defunto. L’applauso italiano è una forma di esorcismo della morte da parte di chi non regge la tensione mistica che avrebbe invece un rito silenzioso. La volgarizzazione dei funerali è cresciuta negli ultimi tempi, sono arrivato al punto di non andare al funerale di miei familiari per evitare di dover assistere a un clima che non è quello consono.

ilB – Parliamo di diritti civili, hai scritto: «Assistere un partner malato, lasciargli un’eredità o la pensione, persino visitarlo in carcere od organizzargli i funerali. L’unico modo di farlo, nel 2012 in Italia, è infilarsi in un tunnel grottesco di riti, pubblicazioni, anelli e fiori, deficienti che ti tirano il riso, eventuale divorzio». Passi avanti non se ne vedono.

Facci – Non ho nulla di rivelatore da dire a proposito. Continuiamo a essere il paese del Papa, cattolico, con dei cittadini che non sono mai stati dei cuori di leone. Un paese a metà tra i Longobardi e i Bizantini, un suk latino dove tutto si accomoda. Per il Vaticano, spiace dire una banalità ma così è, non si fa nemmeno il minimo necessario per far sì che alcune delle cose sopra elencate possano accadere al di fuori del matrimonio. C’è da dire che non sto parlando degli omosessuali. Una larga fetta della popolazione è interessata a inserire questi diritti in contratti alternativi al matrimonio. Al matrimonio resto contrarissimo.

ilB – Una signora indossa una maglietta e per giorni, sui giornali, si scatena un dibattito surreale sul pericolo di un ritorno agli anni di piombo. Le battute sul giornalismo e l’aria fritta sono facili facili. Sono solo battute?

Facci – Nei giornali davvero non si sa più che cosa scrivere. Una propaggine di quella stessa classe politica che stanno, progressivamente, demolendo, nel tentativo disperato di tenere o guadagnare copie.

ilB – Non fa comunque un po’ paura la scena dei giornali – che sono comunque una forma di potere – che si coalizzano per schiacciare il singolo cittadino reo d’aver indossato la magliettina sbagliata?

Facci – Scusa il cinismo, ma una formica trova sempre qualcuno che la schiaccia. Ad ogni modo questo meccanismo, ormai, è così disvelato, così abitudinario, che raccoglie ormai solo indolenza. Succede di continuo, ma nessuno ci bada più. Non c’è più alcuna graduatoria del bene e del male, del grave e del puerile. Dopo l’era Berlusconi è saltato anche il confine tra il gossip e la politica, fra politica estera e interna.

ilB – Si può ancora criticare il potere e sperare di non essere fatti a pezzi?

Facci – Il potere politico? Questo si può assolutamente farlo, anche se il problema è da capovolgere. Non tanto riuscire a criticare, ma fare in modo che qualcuno ti ascolti. Criticare il potere politico è un esercizio facilissimo. Molto più difficile occuparsi di altri poteri, economici e finanziari soprattutto, poteri non democratici. Si fa presto a prendersela con Berlusconi o adesso con Monti, prova a occuparti di alcune grandi aziende nazionali e sono dolori. In quel momento ti rendi conto di qual è davvero il livello di critica ammesso in Italia. Quante volte mi è capitato. È stato più facile scrivere per anni di alcuni magistrati querelomani piuttosto che criticare, in un solo articolo, lo spot pubblicitario di una famosa compagnia aerea.

ilB – Gaspare Spatuzza. Per anni killer della mafia, reponsabile della morte e dello scioglimento di Giuseppe Di Matteo, pluri ergastolano e ora… pentito! Da quando ha accusato Berlusconi e Dell’Utri è tutto un insistere sulla sua mistica conversione e su un’iscrizione alla facoltà di teologia che, come hai più volte scritto, non è mai avvenuta. Chiunque può tornare a godere di un qualche credito, in questo paese, se “utile alla causa”?

Facci – Il fulcro della questione non è la preparazione o l’indole mistico-religiosa di Spatuzza, che tra l’altro è stata raccontata piena di elementi non verificati e surreali. È solo un ingrediente di contorno che serve a giustificare il cosiddetto “ravvedimento operoso” che sta alla base della sua collaborazione con la giustizia. Per molto tempo Spatuzza non ha avuto benefici quando diceva cose che non interessavano,  ora la sua collaborazione è richiesta fuori tempo massimo (il limite di legge per collaborare con la giustizia è di 180 giorni a partire dalla data d’arresto. Spatuzza è stato arrestato nel 1997, ma ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2008, ndr) da ben tre procure. Tutto ciò solo quando, una mattina, improvvisamente gli è tornata la memoria riguardo a Berlusconi e Dell’Utri.

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