Gogna, o meno, qua la situazione è disperata

il Bureau - contrappunto - situazione disperata

di Valentina Parasecolo

Giorni fa Chiara Di Domenico, addetta stampa di una piccola casa editrice, fa un intervento a un’assemblea del Pd contro il precariato. Durante il discorso, nomina Giulia Ichino, figlia del giuslavorista Pietro Ichino passato dal Pd alla Lista Monti, accusandola di essere stata assunta a 23 anni alla Mondadori solo perché “figlia di”.

[youtube ‘https://www.youtube.com/watch?v=vcOhz7VCCeE’]

 

La Ichino risponde su facebook e riporta il suo percorso professionale in un post che è una chiara giustificazione di fronte all’attacco ricevuto. Centinaia i commenti in sua difesa e le attestazioni di stima. 

 

Non c’è dubbio che Chiara Di Domenico abbia sbagliato il bersaglio.
Però, con tutto che abbiamo apprezzato la spiegazione della Ichino, con tutto che abbiamo pensato che la Di Domenico abbia puntato il dito in modo insopportabile, improvvisato, forse anche strumentale e pretestuoso, ci stiamo scordando del vero dato:
1) i 21enni di oggi non laureati, se mandano un CV alla Mondadori, non solo non vengono chiamati a correggere una bozza da casa, ma non vengono proprio chiamati;
2) i 21enni di oggi forse fanno la ritenuta di acconto, sicuramente la devono fare a 27 anni dopo lauree, master, viaggi all’estero, stage;
3) i 23enni di oggi il co.co.co. lo vedono con almeno cinque anni di ritardo e con gavette che i fratelli maggiori non hanno dovuto fare, vengono spesso assunti con ruoli diversi rispetto alle mansioni che effettivamente svolgono e considerano la “gavetta” un miraggio da sogni di carriera. 

Quello che nel racconto della Ichino ci sembra quasi un percorso eroico, dieci anni dopo non è neanche un percorso fortunato, è fuori dal tempo. Se la stessa enfasi per quella giusta difesa, la si usasse nei confronti dei ventenni di oggi, questa sarebbe un’Italia più dignitosa e meno arrabbiata.

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  1. Nico febbraio 10, 2013 Reply

    Sinceramente, tanto degli attacchi della Di Domenico, quanto delle difese della Ichino, me ne sbatto altamente a prescindere. Poi, dopo l’ascolto del “discorso” della prima e la lettura della “replica” della seconda, me ne sbatto altamente con cognizione di causa. Ma il “caso Di Domenico-Ichino” mi affascina da un punto di vista antropologico, e cioè: che cosa spinge l’essere umano verso il moralismo spicciolo? Mah, difficile rispondere. Sarebbe come chiedere a Lynch: “Chi ha ucciso Laura Palmer?”. Meglio non saperlo.
    Io mi limito a dire quanto segue: Chiara Di Domenico, la “nuova paladina del precari”, sciorina uno di quei “discorsoni” talmente retorici da rasentare il nulla. Eppure, fa notizia. Prendo atto, ma non è questo il modo per risolvere il problema. Anch’io sono un giovane precario e, nonostante la laurea, il dottorato e il tirocinio, il “lavoro stabile” rimane, per me, un traguardo lontanissimo. Quindi, con tutto il rispetto per la Di Domenico, della quale non metto in dubbio la buona fede, non credo proprio che la sua presunta “guida morale” mi possa aiutare.
    Che poi il PD organizzi un dibattito “contro” il precariato è un paradosso, peraltro anche abbastanza offensivo nei confronti di chi, come me, nel “progetto PD” ci ha creduto e che da quel progetto è rimasto deluso. Ma questa è un’altra storia. E, comunque, se “Ichino Padre” non avesse “sfanculato” il PD per unirsi ai “bocconiani”, dubito che la paladina Di Domenico avrebbe potuto sollevare la questione.
    Detto questo, però, non mi sorprenderei se “Ichino Figlia” fosse davvero entrata in Mondadori a forza di “calci in culo”. Del resto, siamo in Italia. E, per dirla tutta, se mi dovessi basare sulla forma sintattica che la Ichino sfoggia nella sue “memorie difensive”, dovrei ritenere il “calcio in culo” quantomeno probabile. Della serie, se tutti gli “editors seniors” scrivono così…auguri! E faccio finta di non aver notato che la replica della Ichino sia stata affidata a Facebook, l’invenzione più inutile della storia. Maledetto Zuckerberg, non mi avrai mai.
    Insomma, sono pienamente d’accordo con il titolo dell’articolo, quantomai azzeccato: “Gogna, o meno, qua la situazione è disperata”. Speriamo bene.

    Nico

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