Sacro yogurt di Gesù

di Roberto Morelli

Considerato il caldo, affrontiamo insieme l’argomento “yogurt taumaturgici”. In generale qualcuno potrebbe mugugnare che «i problemi della vita sono altri! Non hai nient’altro a cui pensare?»: sappiate allora che  i prodottispazzaturamarketing (tutto attaccato, problemi?) assillano atavicamente la mia vacua persona fin dalla notte dei tempi. Parliamone allora delle tardone cinquantenni che, in uno spot televisivo fastidioso come un herpes genitale la prima notte di nozze, danno vita a un querulo pensatoio il cui obiettivo è discettare della quantità di calcio che una donna assorbe ogni giorno.

Vi giuro che amo – amo! – il marketing di questi anni, che lotta disperatamente per trovare giusto un altro po’ di spazio nel consumatore-orifizio (già stracolmo, slargato a dismisura) creando dal nulla bisogni tanto strampalati quanto grottreschi. «Donna, sei sicura di assumere abbastanza calcio?»: anno 2011, dilemmi del marketing; a cui io rispondo, puntualmente: ma chi se ne strafotte! Ma che cazzo di domanda è? Ma andate di corsa a fare in culo! Che qualcuno mi spieghi perché mai una persona felice dovrebbe preoccuparsi dei minerali (stimo i geologi). E perché discriminare, dando al calcio tutto il palcoscenico: e il potassio? E il magnesio? Ah, dimenticavo, per questi c’è già sul mercato un celebre beverone (nel cui spot, se sei stanco – al posto di una noiosissima e gratuita dormita -, vieni interrogato con la solita domanda di rito: sei sicuro di assumere abbastanza potassio e magnesio?).

Ma loro, instancabili, passano dalla fase 1 – insinuare improbabili dubbi e insicurezze – alla fase 2: un po’ di sano terrorismo psicologico, così, tanto per farti correre urlando al supermercato ad afferrare l’ultima confezione del cremoso elisir di lunga vita. «Bevi il latte, mangi del formaggio, potrebbe non bastare… ». Paura. Waterboarding quotidiano per menti distratte. Vendono stronzate inutili non perché loro (e solo loro) ne hanno bisogno, ma perché TU ne hai bisogno. E se non senti di averne bisogno, beh, non ti sei posto ancora le giuste domande, sciocchino… Questo castello di cristallo e merda, sfondiamo a martellate! Viva la vita, viva la felicità, viva chi guarda dentro sé stesso e, un attimo dopo, non si chiede quanti oligoelementi ha in corpo, viva quindi la fantasia, viva chi a occhi chiusi riesce ancora a immaginare qualcosa di splendido, viva chi non si è fatto desertificare la fantasia dalla tv, viva infine chi schianta dal ridere quando vede il trittico di tardone parlare animatamente di “quantità giornaliera di calcio”.

E di riflesso, fomentato da quest’inno alla gioia, che un gigantesco tsunami travolga questi subdoli creatori di infelicità del marketing pubblicitario, che la peste li deformi, che il cielo crolli urlando sulle loro teste di cazzo, che la terra s’apra e che, precipitandovi, ardenti lingue di fuoco li inghiottano… Che bello che sarebbe, vero? Provate anche voi a volare insieme a me e – su, che ci riuscite! – immaginate per loro nuove, fantasiose e colorate morti violente. Va già meglio, no!?! E quando pensate di aver lavorato abbastanza con la fantasia beh: «Siete sicuri di aver pensato a tutti gli oggetti accuminati che popolano questo affascinante, splendido, mondo?».

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