Tuareg

di Elisabetta Terigi

C’è l’ombra di Al Qaeda dietro l’avanzata dei Tuareg nel Mali. Dopo Kidal, Gao e Ansongo, anche Timbuctu è caduta in mano ai ribelli. Gli uomini blu sono riusciti nell’impresa senza incontrare inizialmente una vera e propria resistenza, almeno stando a quanto dicono gli abitanti della città (a riportarlo è Der Spiegel). Ora però la situazione sembra cambiare. La città misteriosa sembra infatti non essere più solo sotto il controllo dei Tuareg: i leader qaedaisti cercano di imporsi.

Si parla già di emergenza umanitaria. SOS Villaggi dei Bambini Italia ha fatto evacuare 140 bambini a causa dei combattimenti tra Gao, TImbuctu e Kidal. SOS Villaggi dei Bambini è presente in Mali dal 1987 e oggi conta sul territorio 3 Villaggi SOS in cui vengono accolti un totale di 350 bambini. E non solo. L’Unesco ha già espresso la sua preoccupazione per Timbuctu, che dal 1988 fa parte del patrimonio dell’umanità e che ora è diventato campo di battaglia in un Mali sempre più nel caos.

La conquista della città era stata ben pianificata.  I ribelli lo avevano annunciato, avevano circondato Timbuctu per scacciare l’amministrazione politica e militare. E sono riusciti a compiere la loro missione. Il movimento nazionale per la liberazione ha annunciato sul proprio sito la conquista avvenuta domenica primo aprile. «In questo giorno senza precedenti nella storia – si legge sul sito MNLA – diventa effettivo il ritorno alla dignità dopo la liberazione della città storica di Timbuctu, di Gao, di Kidal e di molti altri centri dell’Azawad (formato principalmente dalle distese saheliane e sahariane abitate principalmente dai nomadi Tuareg, n. d. r.). L’ufficio politico si congratula con il popolo dell’Azawad, con l’esercito di liberazione nazionale e con tutti coloro che, da lontano o da vicino, si sono sacrificati per il raggiungimento di questo obiettivo non negoziabile».

Ma chi sono davvero i Tuareg? È una popolazione berbera dell’Africa sahariana presente in Algeria, Niger, Mali e Libia. Tradizionalmente sono pastori nomadi, anche se molti di loro si sono sedentarizzati a partire dal 1960. Li chiamano uomini blu perché portano veli color indaco coprendosi capo e viso. Gli uomini li indossano fin dalla pubertà: per questo il velo blu è diventato il loro segno distintivo.

A partire dagli anni ’90 il Mali era conosciuto per essere una delle nazioni più stabili dell’Africa occidentale. E questo anche per via della forza del suo presidente Touré, ex militare, che aveva preso il potere tramite un colpo di stato nel 1991 ed era stato eletto nel 2002. Sempre Touré stava portando il paese verso la democrazia. Ma evidentemente non era seguito da un ampio consenso: nel gennaio 2012 la prima rivolta del gruppo etnico dei Tuareg  nel nord del paese. La protesta è stata poi rinforzata grazie ad armi e soldati di ritorno dalla Libia, dove molti Tuareg supportavano il colonnello Gheddafi nella sua lotta per il potere. Era in Libia infatti che in migliaia di loro avevano vissuto negli ultimi venti anni. L’ex Raìs aveva offerto loro protezione in cambio di lealtà. Ora che nel paese il vento è cambiato, sono ritornati in Mali, armati e determinati a riprendersi la loro terra.

Con quest’ultima impresa i ribelli Tuareg si sono avvicinati ancora di più al loro obiettivo: avere un proprio stato di dimensioni più grandi della Francia. Timbuctu era l’ultima città nel nord del Mali rimasta nelle mani dell’esercito. Una decina di giorni fa, il popolo dell’Azawad ha preso le armi e ha rovesciato il presidente del paese, Amadou Toumani Touré, un mese prima che si tenessero le elezioni.

Poi è iniziata la conquista. I ribelli del deserto hanno cominciato la loro battaglia appoggiati da Al Qaeda. Il gruppo terrorista aveva bisogno di uomini disperati  – informa Domenico Quirico nel suo articolo sulla Stampa e li ha trovati nei Tuareg. Privati della loro terra e umiliati, sono entrati in contatto con Al Quaeda. È stato un Tuareg, Iyad Ag Ghali il protagonista di questa mediazione che  ha aiutato il gruppo islamico ad entrare in Mali. Ma ora sembra che non siano solo i Tuareg a dettare le regole del gioco a Timbuctu e l’influenza qaedaista diventa sempre più pressante.

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