LA RUHR, DAL CARBONE NERO A UNA RINASCITA SPLENDENTE

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di Valentina Parasecolo

 

«Il cielo sopra la Ruhr deve tornare a essere di nuovo blu», disse nel 1961 l’allora sindaco di Berlino Ovest Willy Brandt. All’epoca l’industria pesante europea era ancora fiorente ma già tra gli anni ’70 e ’80 l’area sembrava destinata allo sfacelo a causa del declino del settore minerario e siderurgico e di un inquinamento dilagante. Da regione in grado di mobilitare governi, eserciti e diplomazie, la Ruhr non era più un’area strategica appetibile.

 

Con seimila ettari di aree industriali dismesse, 142 miniere di carbone, 31 porti industriali e sei milioni di abitanti, il progetto di trasformazione della Ruhr si presentava sin dall’inizio come mastodontico. Eppure tra il 1990 e il 2000, miniere, fabbriche, silos, centrali elettriche, mulini e gasometri sono stati trasformati in arene, teatri, piscine, acquari e centri commerciali. Ad esempio la cokeria, uno dei luoghi di produzione siderurgica più inquinanti, dopo essere stata dismessa nel 1992, è stata trasformata in un percorso museale.
L’intervento complessivo è stato il più esteso e articolato piano di riconversione urbanistica del continente: da luogo strategico per i ricchi giacimenti di ferro e di carbone, la Ruhr è diventata regione dell’arte, dell’ambiente e dell’intrattenimento.

 

Con un costo complessivo superiore ai 2 miliardi di euro, il processo è stato possibile grazie a una serie di finanziamenti straordinari e all’attivazione dei fondi europei e di sviluppo regionale. Fondamentale l’intervento diretto dello Stato e delle autorità locali. In particolare, il governo regionale del Nordrhein-Westfalen ha avuto il merito di modificare radicalmente l’Internationale Bauausstellung Emscher Park (Mostra Internazionale di costruzioni e architettura-IBA) trasformandola in una società che aveva nel suo consiglio d’amministrazione importanti esponenti della politica, dell’economia, dei sindacati e delle associazioni ambientaliste. La nuova struttura non gestiva direttamente finanziamenti ma armonizzava le decisioni, organizzava incontri, convocava conferenze di servizi, forniva consulenza organizzativa e manageriale, mediava. La riconversione più che pianificata è stata accompagnata secondo una logica, ha spiegato l’architetto Wolfgang Pehnt, che suggeriva il passaggio «dal concetto di salvaguardia a quello di promozione del paesaggio».

 

Fondamentale anche l’impostazione psicologica che ha caratterizzato l’operazione: era necessario ristabilire tra la popolazione e il territorio l’orgoglio dell’appartenenza. «Se ecologia e lavoro – ha scritto Ugo Sasso nella rivista ‘Bioarchitettura’ – erano gli obiettivi, coordinamento e coinvolgimento sono strati gli strumenti. Ogni singola e sia pur elementare azione è stata annunciata, sbandierata, dichiarata per riuscire a portare la gente nelle sale, convincerla a leggere i giornali e seguire l’evoluzione dei progetti e la loro dinamica come si trattasse di un campionato di calcio».

 

Oggi, mentre nuove piccole industrie soprattutto nel settore informatico, nella distribuzione e nell’artigianato occupano antichi spazi frazionati dall’ente pubblico e rimessi a disposizione dei privati, vengono fatti ulteriori interventi come la recente costruzione di una ciclovia lunga 60 km e larga 5 m che collegherà Dortmund (capitale europea della cultura nel 2010) a Duisburg. Intanto, sotto il cielo blu della Ruhr alcuni dei vecchi minatori continuano a frequentare le gallerie e le sale macchine nella nuova veste di guide di un passato che non può essere dimenticato ma che lascia spazio a nuove narrazioni.

 

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