Bomba scuola Brindisi

di Roberto Morelli

A Brindisi scoppia una bomba, fuori dalla sua scuola una ragazza muore. Sperare che non venisse seppellita istantaneamente sotto valanghe di retorica, congetture ed elucubrazioni era chiedere troppo. L’isterismo scomposto col quale questo paese reagisce al dolore e alla morte – quando vengono alla ribalta da accadimenti di dominio pubblico – è indegno di qualunque popolo si ritenga civilmente maturo. Non l’avevano ancora sollevata da terra, Melissa Bassi, che è iniziata prepotente la sagra della ciancia.

Mandanti occulti, servizi deviati, strategia della tensione, nuovo periodo stragista, matrice mafiosa, il mandante è lo Stato, è colpa del governo Monti, sono stati i terroristi, era nell’aria. Al paventato “complotto islamico” perfino il mio cinismo s’è arreso, ed eccomi qui. Non lo capisco, non lo capirò mai, questo insopprimibile bisogno – italiano tanto quanto la pasta e la pizza – di starnazzare qualunque insignificante pensierino come fosse per l’opinione pubblica acqua fresca nel deserto. Quel che lascia sbigottiti e attoniti è la velocità del processo di “cialtronizzazione” di ogni avvenimento tragico e luttuoso.

È così che una ragazzina e la sua morte, in poche ore, lasciano spazio al teatrino della dichiarazione, al bar del complotto, al salotto dell’insinuazione. Si è sempre riso ingenuamente degli italiani che durante i mondiali diventano 60 milioni di allenatori. Bisognava piangere, ma ormai è fin troppo tardi. Italiani allenatori, italiani esperti di energia nucleare e – perché no! – italiani investigatori lampo. Attorno a topos ormai classici (diffidenza atavica verso lo Stato, accuse di complicità ai servizi, tediosa lagnanza sui mandanti che resteranno oscuri “perché tanto io lo so come va a finire”) ha volteggiato la solita tiritera. In questo dissennato tritacarne uterino-mediatico il silenzio resta un lontano miraggio.

Il popolo vuole straparlare, urlare, manifestare, esaltare il meteorismo cerebrale, ammorbare l’aria con slogan cretini, conformisti e privi di significato. Per questa volta lascio il cinismo altrove. Al pensiero di Melissa Bassi e del suo corpo sventrato chiunque non sia ammutolito di fronte alla vertigine nera della morte resta, ai miei occhi, un indecifrabile alieno morale.

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4 Comments

  1. cioffivirginia maggio 20, 2012 Reply

    Bravo Roberto, condivido pienamente ciò che hai scritto,e come me tanti…dà sempre voce a chi con dignità ,forza e silenzio combatte sul fronte la malavita.Penso al teatro di Salerno gremito di studenti per le Giornate della Legalità,alle tante scuole dove li andiamo ad incontrare,come ci ha insegnato a fare Caponnetto…ecco, oggi non avevamo voglia di dire nulla.

  2. Gabri maggio 24, 2012 Reply

    Vallo a dire a tutti i giornalisti di tutta Italia. Lo so, è deprimente.
    Ps: “topos” al plurale fa “topoi” :-)

    • Author
      Roberto maggio 24, 2012 Reply

      Quando sono i giornalisti ad aizzare la folla armata di cappio è davvero desolante. Il caso di Brindisi poi è da manuale: quel poveraccio del chiosco per poco non finiva linciato, non c’entrava nulla. C’è qualcosa, nell’intimo desiderio di sangue delle masse, che non finirà mai di inquietarmi. Penso tuttavia che sia inevitabile.

      Ps Non mi piace come suona “topoi” e perciò, prendendomi una piccola licenza poetica, lo uso al plurale invariato.

  3. Mario giugno 7, 2012 Reply

    Complimenti Roberto, la soluzione era quella che pensavi tu , la più semplice e inspiegabile, quella di un insospettabile che covava dentro una enorme e terribile rabbia,null’altro…bisognava che tutti aspettassero l’esito delle indagini prima di emettere verdetti!

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