il bureau - django unchained - piccola enceclopedia del cinema

di Alberto Gioffreda

Dopo aver visto Django Unchained, ai critici di Tarantino non resta che masturbarsi con la sua unica opera forse scadente. E a tutti gli autori dei dizionari del cinema –Morandini, Mereghetti, Farinotti, etc. – toccherà un arduo compito: aggiungere note di richiamo a questo film nelle pagine non solo dell’originale Django (S. Corbucci), ma anche in Spartacus e Arancia Meccanica di Kubrick, nella trilogia sommata a Giù la testa di Sergio Leone, in Sentieri Selvaggi di John Ford e nelle varie autocitazioni che Tarantino fa dei suoi film passati e altro ancora.

Perché in realtà Django Unchained non è solo un film western, non è solo un film sullo schiavismo e non è solo spruzzi di sangue che da Quentin tutti si aspettano. E’ un bignami del cinema. Una cover di tanti pezzi, dove però il cantante Tarantino strappa gli spartiti e sconvolge i generi conosciuti. Quello che può sembrare artificiosità del regista, in realtà è ricerca della perfezione nel racconto e nel delineare personaggi. Via panoramiche e paesaggi. Canyon e campi di cotone intuibili ma non essenziali. A reggere il gioco sono gli attori, i volti e i caratteri di Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leo Di Caprio e Kerry Washington.

Un pistolero così cazzuto e di colore il cinema non lo ha mai conosciuto. La “D” muta, il sigaro che fu di Clint Eastwood insieme alla scarsa loquacità sono l’essenza di quello che un cow-boy dovrebbe essere e che forse neanche John Wayne è mai stato. Escludere Jamie Foxx dalla corsa agli Oscar è stato un delitto. La notte delle statuette dovrebbe presentarsi vestito da valletto e mirare direttamente verso la giuria. Il crucco dottor Schultz ha i modi compiti della signorina Rottenmeir di Heidi ma con licenza di uccidere. Waltz un Oscar lo può vincere ma il consiglio è di presentarsi con la pistola nella manica nel caso dovesse tornar a casa a mani vuote. Chiudono il cerchio l’insuperabile fascino della cattiveria di Di Caprio – che il ragazzino di Titanic lo avrebbe fatto sbranare dalle orche assassine – e la bellezza ambrata e silente di Broomhilda, che se Wagner fosse vivo avrebbe riscritto la Valchiria pensando a Kerry Washington e tanti saluti al mito della razza.

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