micachu il bureau

di Bobi Raspati

Siete in ufficio e quel fesso del vostro capo ha bloccato mediafire. Vi convincete che riascoltare ‘The Rhythmof the Night’ sarebbe bellissimo, ma Hit Mania 90 sta nella vostra cameretta natia. Dare retta a chi vi consiglia il concerto di quel gruppo lì oppure stare a casina? Stanchi morti e avviluppati al piumone, arrivare allo stereo è un’impresa. Tante situazioni emotivamente impegnative, una sola soluzione: YouTube.

Mica Levi viene dal Kent, ha 25 anni e fa musica col nome di Micachu. Dopo un sacco di esperienza nei club londinesi, ecco il trio Micachu & the Shapes. Lei suona la chitarra e canta, accanto a un batterista e una tastierista. Jewellery, il debutto del 2009, era un bizzarro minestrone prodotto da Herbert e distribuito dalla RoughTrade. Eclettico fino a risultare confuso, un po’ acustico e un po’ elettronico, l’album mostrava estro e concisione. Come da copione, non un gran successo di vendite: che fare?

La crisi del mercato discografico ha spinto artisti ed etichette a riflettere riguardo alle piattaforme digitali gratuite. Arginare i download selvaggi a furia di sanzioni è un’impresa disperata. Ve ne sarete accorti tutti: da quando l’FBI ha chiuso Megaupload, YouTube s’è riempito di film e dischi. La qualità audiovisiva è quel che è, ma tanto voi siete gente di bocca buona. Insomma, la pratica di caricare su YouTube materiale protetto dal copyright è sempre più tollerata, e qualcuno inizia a buttarci le proprie opere (da Valerio Scanu ai Criminal Jokers, per dire gente che stimiamo moltissimo). In genere solo musica e copertina, o qualche ignobile montaggio fotografico. Altre volte ci imbattiamo in soluzioni più avventurose.

Never, il nuovo parto di Micachu & the Shapes, è una raccolta di 14 concitate canzoni. Dura soltanto 35 minuti ed è coerente e compatto, tanto per stile compositivo quanto per suono – in una parola, acidissimo. Il disco richiama tanto le nevrosi del post-punk inglese (soprattutto Flying Lizards e Raincoats) quanto l’elettronica recente (i break di ‘YouKnow’ e ‘Slick’, nonché la parodia surf ‘Holiday’ e l’assolo di aspirapolvere di ‘Easy’). Eccellente dal punto di vista musicale, l’operazione decolla sul canale YouTube del gruppo.

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Il disco nella sua interezza, canzone per canzone, è infatti presentato da una serie di video bislacchi e autarchici, diretti da Micachu e cricca e girati dalla giovane Chloe Hayward. Minimali i pezzi, minimali i video. Le sagome dei tre musicisti sono appiccicate su fondali approssimativi e spettrali, come in un Atari dei tempi in cui Micachu manco era nata. Una strada cittadina percorsa a balzelloni, una telefonata seccante, un monologo canino, una british breakfast consumata con poco trasporto (e te credo!), un house party frenetico nel quale ci si diverte pochissimo. E intanto un salto nel vuoto, a schiantarsi sul marciapiede grigio topo. I movimenti sono spezzati e ricomposti come loop, come automizzati. Le espressioni facciali, come le stesse emozioni che dovrebbero rappresentare, ridotte a tic (e diciamolo, Micachu è proprio un bel vedere). Salvo rare e grottesche eccezioni, l’ambientazione è domestica – come le nostre stesse vite? Difficile scovare un brandello di trama o di senso. Piuttosto, appare del tutto irrilevante.

Un disco frizzantello, rumorosissimo eppur melodico. Una poetica casereccia piegata a raccontare lo sfascio delle routine domestiche. Quattordici video che costano meno di una produzione patinata per MTV. La meglio musica di questi anni è invisibile a tanti. Basterebbe soltanto cambiare canale.

Streaming video di Micachu

 

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