pato

di Alberto Gioffreda

Per i calciofili si è appena concluso un mese intenso. Strano e particolare. Le vacanze natalizie tolgono, in Italia, una partita dal calendario – e viene da chiedersi perché, dato che in Inghilterra giocano anche di Santo Stefano e il 2 gennaio. L’inverno toglie le coppe europee perché gran parte dei campi sono sotto la neve – e viene da chiedersi perché da noi si fissano ancora partite in notturna il 31 gennaio per poi rinviarle e qualcuno dice anche che ad agosto, quando si stilano i calendari, è impossibile prevedere che a gennaio nevichi (Abodi, presidente Lega serie B). E allora l’astinenza, o meglio la riduzione della dose, come si colma? Ci siamo inventati la finestra di mercato a gennaio. Non si gioca, ma comunque di calcio sempre di parla. E allora avanti un mese a seguire le dirette dall’Hotel di Milano dove presidenti, dirigenti e procuratori si incontrano, firmano contratti e fanno trattative.

Quest’anno è stato il calciomercato di quelli che dovevano arrivare e non sono arrivati. Che poi è così da un po’ di anni a questa parte. Dicono che è colpa della crisi, che anche i club non hanno più tanto da spendere (a meno che il presidente del tuo club non sia di Dubai o di San Pietroburgo. Il mio ha un’azienda di automobili a Torino, non ce la fa a mantenere uno stabilimento a Pomigliano d’Arco, figurarsi se mi aspetto che compri un campione). Dicono che sia l’arrivo del fair play finanziario a trattenere il braccino dei presidenti prima spendaccioni. E se poi chiedi cosa sia questo fair play finanziario e se davvero funzionerà, ci crede solo Platini. Nella sessione 2012 si  è aggiunta poi un’altra ragione. Tutta nuova nel calcio. L’amore. Se Tevez non è andato al Milan, quale altro può essere stato il motivo se non perché Barbarella Berlusconi ha stoppato la partenza del suo Pato–Patatino verso Parigi facendo intervenire Silvio e infuriare il geometra Galliani? Saltato questo, che doveva essere l’affarone,  tutto il resto è stato noia. Perché se Muntari che cambia squadra è la notizia, abbiamo passato giorni inutili.

Ma tutto questo è accaduto in Italia. In India invece è stata tutta un’altra storia. Che se fossimo nel 1998 e non nel 2012 ci sarebbe davvero da seguire il campionato del West Bengala. Si sono inventati un torneo dove le squadre comprano all’asta giocatori e allenatori. Come per il Fantacalcio (che invece serve ad andare in overdose) con gli amici. Ci si riunisce in una stanza, c’è una lista di giocatori che puoi comprare e chi offre di più vince. In questo caso a partecipare erano in sei. Ma uno pensa che in India, chi vuoi che vada a giocare. Magari qualche cinese o giapponese. Qualche australiano  al massimo. E invece ci è andato chi non riesce a smettere. Nello stesso campionato, in squadre diverse, giocherà gente come Fabio Cannavaro (nel Siliguri), Hernan Crespo (nel Barasat), Robert Pires (nell’Howrah), Robbie Fowler (nell’Olkata) e Jay Jay Okocha (nel Durgapur). Roba forte, come quando qui si parlava di campionato delle Sette sorelle. In effetti, escluso Tanzi, è da tempo che non si sa dove siano finiti Cragnotti, Cecchi Gori e i Sensi. E magari fra un po’ molleranno l’Italia anche Moratti, Berlusconi e gli Agnelli. Destinazione Calcutta.

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