di Valentina Parasecolo
Ieri al concerto del primo maggio si sono esibiti i Management del Dolore Post Operatorio. Il cantante ha esposto un condom come fosse un’ostia. Poi pare abbia mostrato l’immostrabile al pubblico. Ma era 0ltre che fuori dalle mutande, anche fuori onda, quindi le bacchettate sono arrivate solo per la storia dell’ostia.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=1tqKfr6_tgo&w=560&h=315]
Di questa faccenda non dovrei parlare troppo per ovvie ragioni.
Non dovrei parlare della qualità dell’esibizione: per questo ci sarebbero autori ben più credibili come Bobi Raspati.
E neanche di aspetti secondari. Come la scelta della chierica alla Christian Slater.
O i pantaloni usciti da una battaglia di Paolo Uccello.
O le ormai ampiamente derise dimensioni della faccenda.
Mi soffermo sulle reazioni. Marco Godano, patron del concertone, ha dichiarato: “Mi dissocio duramente per la violenza e la scorrettezza che perseguiremo anche per vie legali”. Su Repubblica si sono moltiplicati i commenti dei lettori a sostegno del gruppo. “Gesto perfetto”. “Basta con i moralismi”. “Un atto coraggioso”.
La verità è che Godano ha ragione a palate. Solo per motivi diversi da quelli che dichiara.
Il siparietto è stato moralmente riprovevole perché è disonesto il conformismo pigro e furbetto di un gesto simile, verso una platea che trova “perfetto” e “coraggioso” fare il verso ai sacramenti nel 2013 o tirarsi giù i pantaloni come faceva Jim Morrison 40 anni fa.
Se il rock è morto, ieri è andata in scena la sua ennesima litania funebre nel Paese delle idee mai nate, o più che sepolte.
Commenti
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1 Comment
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Una sola parola a commento (del gesto-pseudo-provocatorio): noia.
