socialphotogoldenage
di Luca Riposati

 

FOTOGRAFIA DELLA FOTOGRAFIA
Well, con l’acquisizione da parte di Facebook di Instagram, una infamità costata una fortuna, siamo entrati nella Golden Age della fotografia sociale. O proprio della fotografia. È ora di fare il punto, azzardando ipotesi e giudizi tranchant.

 

IL PASSATO FA SCHIFO
Oggi la maggior parte degli strumenti fotografici è migliore di quelli di anni fa. Sì, probabilmente le ottiche usate dalla Hasselblad per le macchiette portate sulla luna nelle missioni Apollo (e poi usate a scrocco da Stanley Kubrick per Barry Lyndon) sono migliori di quelle dell’iPhone 4S. But reality is: quello che usiamo noi è migliore di quello che usava tuo babbo. E poi è più economico. Sia che abbiate uno smartphone di plastica che la migliore digitale sul mercato, potete fare tutti gli scatti che vi pare. È un bel risparmio. La Kodak ci è andata a gambe all’aria per questo scherzetto.

 

L’iPHONE È LA NUOVA LEICA
A dispetto degli attacchi isterici di pro e semipro, tutti i fotografi dell’agenzia Magnum, come Bob Capa, oggi andrebbero in giro con un iPhone, che è l’erede della vecchia Leica. Entrambi i device sono cool e discreti, facili da usare, basic, ma in grado di dare ottimi risultati. Capa andava in giro con una Leica perché era piccolina e il click era pressoché impercettibile: poteva scattare a bruciapelo senza dare nell’occhio. Proprio come oggi con l’iPhone. Stesso modo d’uso, stesse caratteristiche, stessa attitudine.
Potete farvi prendere un colpo per la rabbia nel leggere questo, ma è così.

 

MACCHINE GIOCATTOLO & INSTAGRAM
Molti anni fa andavano le macchinette giocattolo. Erano di plastica, erano economiche e ognuna applicava un particolare effetto, a seconda del modello e dei filtri intercambiabili usati. I risultati erano terrificanti. Oggi Instagram ha rispolverato quell’idea mediocre dettata dalla necessità facendola diventare una scelta. È abbastanza probabile che coloro che usavano le macchine giocattolo, pur di poter avere la possibilità di svincolarsi da foto quadrate, stampa approssimativa e filtri sballati e predefiniti, sarebbero arrivati a cavare le otturazioni dorate dalla bocca del nonno. Oggi ci imponiamo queste limitazioni in nome di una delle più becere declinazioni del concetto di coolness. Nessun tipo di visione in natura è quadrata, e pure culturalmente il formato “square” ha avuto poca fortuna, tanto nelle arti figurative antiche quanto nel cinema o nel web design. Perfino Quentin Tarantino fa dire alla sua Mia Wallace, in Pulp Fiction “don’t be too squared”. Se state usando Instagram per un motivo diverso da scopare qualche strepitosa hipster modaiola, dovreste considerare la possibilità di passare al PANAVISION o al CINERAMA. Le rimorchierete lo  stesso.

 

PHOTIQUETTE
Fotografare parti del corpo isolate è compito del coroner. Fotografare il cibo vi fa sembrare dei morti di fame, perché il concetto sottostante è “probabilmente sto vivendo l’ultima volta che avrò la possibilità di mangiare del pesce crudo in una tavola apparecchiata”, oppure “ehi amici guardatemi, questo mese mi sono potuto permettere del cibo!” Fotografare dettagli di oggetti inanimati vi farà beccare qualche mi piace  dalle persone più stupide tra i vostri contatti, e qualche presa in giro dai più perspicaci. Questo dal punto di vista «social». Dal punto di vista medico siete degli autistici, e il posto dove dovete stare è in ranch ad accarezzare un pony, mentre un dottore simpatico che dice a vostra madre «…è come una fortezza vuota».

La mia colazione fotografata in quel modo.
Ora mi sento come le altre persone!
Sono anche io idiota

 

FILOSOFIE DI SCATTO
Benché qui si entri un campo potenzialmente controverso anche davanti a interlocutori intelligenti e laici, forse è possibile azzardare qualche assoluto. La fotografia dovrebbe catturare qualcosa di essenziale e significativo della realtà. Questo non vuol dire che dovete fotografare solo storpi resi poveri dalla crisi, vuol dire che a volte non c’è niente da fotografare e basta, perché non-significativo né nella vostra sfera pubblica, né in quella privata.

 

Un ottimo fotografo, secondo la vulgata, e non ha torto, colui che cattura la gestalt, la forma del momento, con lo scopo di immortalare il volksgeist e magari interpretarlo secondo una weltanschauung più o meno originale, più o meno condivisa.

 

Uno che scende in strada e immortala quelli che festeggiano la notte della caduta di Berlusconi, ci rende testimoni di quanto siamo stronzi. Così come fotografare un tizio addormentato in metro, farà capire quanto siamo stanchi. Perfetto, questa è grande fotografia. Se questo vale per le cose pubbliche, lo stesso spirito si può applicare alle vicende private, ed è meno socialmente spendibile, ma incredibilmente carino. È personale, ma nobile e intelligente. Il resto della roba, vi configura come idioti alla moda. Quindi questa è la miglior filosofia. Cogliere qualcosa di significativo. È vero. Esiste altro? Esiste un’altra filosofia? Personally speaking avrei voluto fare il regista cinematografico, ma non lo sono mai diventato senza manco provarci. Vorrei fare film con budget stellari, e trovo offensiva e inutile la roba indipendente europea. D’altronde, le uniche persone che dovrebbero fare film sono gli Americani, gli Italiani e Alfred Hitchcock. Non potendo girare film da milioni di dollari, io scatto singoli fotogrammi di pellicole mai esistite. Pezzettini di storie. L’importante, la cosa che tengo a mente, è riuscite a essere evocativi, pizzicare una vaga citazione di una atmosfera distante, ma che ci piace, o che vogliamo mostrare. Se non dicono niente sulla realtà, che almeno le nostre foto stuzzichino il nostro “immaginario collettivo”. Io lo trovo affascinante, magari a voi fa schifo. Non riusciamo sempre a testimoniare la storia, vogliamo almeno provare a richiamare un immaginario epico? Questo non comprende la tazza con cui si fa colazione.

La mia reale colazione

Il minimalismo è stata una bella scoperta (per i dementi, è una sciagura: a volte nelle cose piccole non c’è tutto il mondo, c’è poco e basta). Ma gli esseri umani hanno bisogno di tornare al respiro delle grandi epopee. Forse. Sarebbe bello. Starbucks è mediocre, il western è eterno.

Voi che cosa volete evocare? Che siete dei rincoglioniti post-moderni o il bisogno di immaginare?

 

REALISMO, VERISMO & PHOTOSHOP
Sapete per chi non c’è più spazio? Per i vili e per i dogmatici. Che cosa vuol dire? Che se non state facendo qualcosa di comunque innocuo per una questione di principio, avete stancato voi e i vostri cari. Noi rappresentiamo in modo artificioso la realtà ogni volta che ne parliamo, e la verità, il vero svanisce ogni volta che osserviamo qualcosa. Si chiama Principio di Indeterminazione, e non lo cambieranno né le mie né le vostre chiacchiere. Per cui abbandoniamo ogni fondamentalismo su l’uso o meno di ritocchi o effetti. Conta solo che il risultato finale sia gradevole. Mettere un effetto con una app non è spregevole: è più facile e immediato che farlo in modo antico, cambiando l’obiettivo della reflex, facendo bagni di acidi particolari in fase di sviluppo. Che ci andiate in mulo o con il treno, sempre da Milano a Roma si tratta di andare. Le persone che si accapigliano su questi argomenti non sono cattive: stanno cercando di determinare se stessi in qualche goffo modo. Uno che ha speso 5.000 euro di attrezzatura fotografica non ci sta ad ammettere che alla fine, sono il buongusto e l’occhio che contano. Haters gonna hate.

Commenti

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2 Comments

  1. Nicolò settembre 8, 2012 Reply

    Tutte chiacchiere. Le mie vecchie fotocamere lunghe di plastica, che facevano uscire in sovrimpressione Hulk Hogan e Michelangelo (quello verde con il guscio, ovviamente) non saranno mai battute da niente. Cowabunga!

  2. Pierpaolo settembre 12, 2012 Reply

    Io ancora rido sul fatto del coroner e del pony!
    Da farci una tesi.

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