LUCY IN JAIL WITH DIAMONDS

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Lucy in jail with diamonds

di Nicola Cappelletti

 

La storia di Lucy Van Pelt in carcere, anche solo per un giorno, anche se per un concerto rock, anche se é un gruppo di musicisti perugini e non inchiostro in una striscia dei Peanuts.

Quando le pesanti porte carraie della bussola di ingresso del carcere di Capanne si chiudono alle loro spalle, di fronte a loro si apre il mondo chiuso al mondo.

Rock e galera hanno una letteratura sconfinata, ma raramente legata a eventi di beneficenza come questo, voluto dalla Croce Rossa per Natale.

 

Il primo impatto, dopo i controlli minuziosi, è con il cortile, «ordinato, pulito e con l’erba tagliata nelle aiuole» come raccontano. «Siamo arrivati durante l’ora d’aria e aver visto in cortile i carcerati, come ci hanno accolto, è stato a dir poco da togliere il fiato»: le mani protese oltre le grate e le grida di gioia. Poco importa che a passare non fosse Johnny Cash.

 

 

Foto di Marco Bellizzi

Ma soprattutto, «tutto sconvolgentemente normale in un posto dove sai che di comune c’è ben poco».

A cominciare dalle basilari condizioni di vita: «Da quanto ci hanno raccontato i secondini, i detenuti dormono in celle da quattro persone (cioè con quattro letti) in sei o in sette per cella, e fanno a turno per dormire per terra.»

 

 

Il confine tra un vero atto di apertura alla normalità di una vita abbandonata, temporaneamente, per colpe o errori, e la messa in scena di un vestito buono per camuffare una realtà drammatica é sempre labile. Abile mossa di comunicazione, che promette buona immagine e servizi al telegiornale della sera. E cuori più lievi per chi, distratto, si fosse mai fatto venire il pensiero che quello che celiamo alla società lo allontaniamo non sempre e non solo per un percorso di redenzione ipotetico o di espiazione reale, ma anche e forse soprattutto per non avere le nostre contraddizioni una volta di più sotto gli occhi ogni giorno.

 

E così il prato buono tirato fuori all’occorrenza, un “pubblico” selezionato, – «Solo 150 di loro estratti a sorte tra i 650 detenuti hanno potuto assistere al concerto» – diventano funzionali a entrambe le letture: quella cinica e disillusa, e quella lucida ma incantata di una striscia di fumetto.

Perché comunque «i volti, l’entusiasmo, lo spirito di festa» c’erano, e Lucy si porta via in un cambio del tutto legittimo quello «che ci hanno regalato quei detenuti in quell’oretta di concerto. Qualche applauso si sente anche dalle registrazioni, erano talmente forti che rientravano nei microfoni delle voci rivolti verso di noi». Rendendosi conto di quante cose potessero rappresentare, quegli applausi.

 

Qui la registrazione del concerto.

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