IL SUFFISSO DEL LAVORO CHE NON C’È

il-bureau-matteo-pelliti-lapis

di Matteo Pelliti

Lapis #o4  (-ER)

Non c’è niente da fare: quando vedo scritto “Startupper” io leggo Sturmtruppen. Anche perché  l’inglese, di solito, molti italiani, me compreso, lo leggono mentalmente tutto come è scritto, senza preoccuparsi – ignorandolo – dell’aspetto fonetico. Le omografie sono una traccia più forte di ogni omofonia? Non è la startup in sé a interessarmi qui (vedi la voce Startup del Dizionario Controfattuale dell’Innovazione), quanto piuttosto il suffisso  -er che “personifica” i sostantivi inglesi: i biker, i blogger, gli startupper, i writer, i bitworker. “Lei fa il cameriere, non è il cameriere”, la celebre quanto inutile puntualizzazione sartriana si ritrova ancora contenuta  e cancellata oggi nel suffisso – er  che ha invaso il modo in cui ci riferiamo ai mestieri, alle professioni, al lavoro, la forma del “fare” e del “pensare”. Non è un caso che si trovi anche in consumer. Ma ogni possibilità critica è consumata, perché anche la retorica di questa stessa mia lamentazione “da blogger” è contenuta nel  –er  finale. Sei quello che precede quel suffisso e, alla fine, sei solo il suffisso, un indistinto qualcosa-er. Non importa se hai la partita IVA o meno.

L’equivalente inglese dei nostri autarchici “-ista”  (giornalista, farmacista, elettricista…) e –aio  (fornaio, giornalaio, gelataio…) ha contagiato l’enunciazione dei nuovi lavori: ora finiscono tutti in –er. Si dirà: è solo un problema di anglismi correnti, di pigrizia lessicale, e non di suffissi. No, non solo. La rapida personificazione che porta – in inglese – da “work” a “worker”  ha, io credo, riflessi simbolici e psicologici non irrilevanti una volta che si impone nell’uso dell’italiano standard. Perché nel momento in cui la disoccupazione raggiunge il suo massimo storico  e il lavoro è IL problema del contemporaneo abbiamo questo saldarsi tra funzione e persona favorito dalla “comodità” del suffisso inglese? Eppure non è il suffisso che crea il lavoro, secondo l’ottimistico e vigliacco incoraggiamento che troppo spesso viene dato ai giovani: inventatevi lavori che non ci sono!
E’ facile: basta aggiungere “er” in fondo.

Commenti

commenti

0 Comments

Leave a reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>