il bureau - contrappunto - il quirinale non è un award

di Marco Viviani

And the winner is … La prima edizione del Quirinale Award, premio al personaggio più cool dell’anno secondo i criteri di poche decine di migliaia di italiani che hanno avuto la freddezza di iscriversi al blog di Grillo prima del 31 dicembre 2012 (come si conviene a tutti i premi seri c’è una deadline per la presentazione delle candidature) ha espresso un nome che mette tutti d’accordo, in un manicomio: Milena Gabanelli.

La strepitosa giornalista televisiva che fa il mestiere sbagliato nel canale sbagliato – dato che il M5S odia la casta di chi fa informazione e vuole spedire sul mercato il terzo canale nel quale lavora di fatto uccidendo lo spirito stesso della sua trasmissione – ha superato la sua condizione di oggettiva debolezza di partenza grazie alla sua credibilità. Il fatto che questa credibilità sia basata proprio sull’evidenza che mai potrebbe ambire a questa carica evidentemente è un dettaglio.

Chi ha votato forse ignora oppure ha sorvolato sulla memorabile critica della Gabanelli al cosiddetto “popolo della Rete” – che, com’è noto, non esiste – quando a precisa domanda sul Web del direttore del Corsera, De Bortoli, in occasione della presentazione dei video di “Report” su Corriere.TV, rispose: «Al momento sembrano tutti interessati a cercare di spiegarmi il servaggio bancario e le scie chimiche».

Facendo buon viso a cattivo gioco, l’eccellente giornalista del servizio pubblico che ha inventato un metodo di inchiesta low cost con il reporter a videocamera a mano, poi copiato da tutti, ha ringraziato facendo l’unica cosa intelligente che poteva fare: rispedire al mittente la candidatura sperando che anche Gino Strada faccia lo stesso, così che Rodotà (lui che invece si intende di Rete, quindi i grillini non lo capiscono) possa avere qualche possibilità nel voto di giovedì.

In un paese normale, il Quirinale non sarebbe mai un award,  un premio alla carriera, neppure un sondaggio demoscopico fatto male sul miglior testimonial del prodotto Italia. Servono qualità politiche ben precise, a partire da una conoscenza approfondita delle istituzioni, della Carta Costituzionale, dei politici e dei partiti coi quali si dovranno intrattenere relazioni di forte tensione basata su una indiscutibile autorevolezza.

Tuttavia la spettacolarizzazione è ormai entrata nelle vene di questo paese, la logica pre-fascista del «sempre meglio di…» si è impossessata delle menti di tantissime persone. L’unica possibilità a cui si può affidare qualche timida speranza è che anche in futuro chi sarà oggetto di queste illetterate attenzioni faccia come si conviene in un mondo che ha perso il suo centro, come Bartebly nel racconto di Melville. Rispondendo «preferisco di no, grazie».

Commenti

commenti

2 Comments

  1. Radical kitch aprile 17, 2013 Reply

    Ilbureau= qualcosa che di
    più radical chic non ce n’è

    • il Bureau aprile 20, 2013 Reply

      Grazie(?).

Leave a reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>