
di Valentina Parasecolo
–
Vanessa Marzullo e Greta Ramelli sono le due volontarie ventenni rapite nella zona di Aleppo, in Siria. In molti hanno scritto di loro manifestando preoccupazione e vicinanza alle famiglie. Alcuni invece le hanno chiamate “terroriste” e “stronzette”. Non scriverò dell’anima conservatrice e a tratti becera di certe uscite, non scriverò neanche un’analisi buonista su quanto preferirei le liberassero. Scriverò di qualcosa che le parole intorno a questa vicenda tradiscono andando a chiosare amaramente, più di ogni dato Istat sulla recessione, lo speciale sul futuro dell’Italia, l’ultimo prima di una pausa per gli approfondimenti su questo sito.
La dichiarazione più discussa è quella dell’assessore all’Ambiente del Comune di Varese, ex An poi Pdl, Stefano Clerici:
- Ora mi chiedo: per le due sprovvedute (sarò diplomatico) partite per farsi i selfie tra i ribelli siriani è giusto che si mobiliti la diplomazia internazionale? Sì, per carità. Ma che addirittura si ipotizzi il pagamento di un riscatto a spese nostre? Io lo farei eventualmente pagare ai loro ancor più sprovveduti genitori. Umanamente mi dispiace, per carità, ma con la guerra non si scherza e da bambine è bene che non si giochi alle ‘piccole umanitarie’, ma con le Barbie.
Frequente una risposta tipo:
- In fondo sono ragazzine, è stato un errore, speriamo le liberino.
Disprezzo rabbioso o pietà paternalistica. Queste frasi, peraltro irrorate di maschilismo, strabordano di una pessima considerazione verso una generazione considerata buona giusto per i selfie e le Barbie, incapace di scegliere, discernere, persino non autorizzata ad avere quello che da sempre, pure nella nostra storia, ha macchiato innanzitutto le mani dei ventenni: gli ideali, da ingenui o da esperti, giusti o sbagliati, non importa.
Sfugge in generale che gli stessi combattenti jihadisti, i ribelli che comandano l’area in cui sono state rapite, sono in prima linea a costruire la storia della propria terra portando sulle spalle la stessa età di Vanessa e Greta.
Non mi chiedo se i giovani di oggi siano davvero degli inetti in ritardo di dieci anni sui coetanei del mondo e della storia. Ma guardo con tristezza la celebrazione costante, inconsapevole, sottotraccia del funerale alla giovinezza. E non potrebbe essere diversamente in un Paese così vecchio, destinato a esserlo sempre di più.
Clicca qui per lo speciale “Italia 2030”
Nonostante la pausa, continuate a seguirci sulla pagina fan e sulle rubriche.
(illustrazione di Anders Nilsen)