Non replicate a Renzi, tacete sulle sue provocazioni. Così sono state definite le tre proposte di legge elettorale (ispanica, mattarellum e maggioritaria) esposte dal nuovo segretario del PD con lettera inviata a tutti i leader politici italiani: provocazioni. È già stato ampiamente studiato il sostrato che porta a questo atteggiamento da parte di Grillo e del suo movimento, che dal lato parlamentare ha reagito con una chiusura ermetica dei commenti – ed è politicamente sensato, ci vuole ordine per evitare di dare continuamente titoli ai giornali – sentendo però anche la necessità di violentare l’azione di Renzi, di sporcarla, come avessero bisogno di darsi una giustificazione ulteriore.
A cospetto delle riforme il Movimento 5 Stelle sembra soffrire del panico da gallo in discoteca, quando dopo mille serate sfigate tutte uguali gli si para davanti una che ci sta e bisogna passare dalle parole ai fatti, e scopre che sparare alto coi propri atteggiamenti significa poi dover essere all’altezza. Mica facile. Allora, magari, viene la tentazione di respingerla e dire agli amici che era un cesso, perché continuare la recita è più rassicurante.
In un paese normale questo atteggiamento verrebbe punito dall’elettorato, ma sappiamo benissimo che non è così. Un movimento che è riuscito a far passare come vere autentiche sciocchezze quali i soldi pubblici ai giornali (spariti da anni e rimasti solo per quelli di partito e le cooperative, per un ammontare complessivo di poche decine di milioni di euro) o il referendum sulla moneta unica non deve temere ripercussioni. Anzi.