CIAO ENRICO, BENVENUTO MATTEO: IO SONO LA PALUDE

il bureau - marco viviani - il pinguino di herzog

La direzione democratica di oggi è stata all’altezza delle vecchie riunioni democristiane, dove si assisteva ai funerali di un segretario o di un governo con assoluta misura, dove il moribondo non era neppure invitato. La fibrillazione imposta all’esecutivo da Matteo Renzi e il suo pacchetto di riforme – al di là del giudizio tecnico, sicuramente più ambiziose dei documenti presentati da Letta, anche solo ieri, tristemente colmi di verbi da ultime ore del condannato, come “definire”, “rilanciare” – ha trovato infine il suo sfogo. È staffetta tra compagni di partito.

Per chi abbia seguito la #DirezionePD è piuttosto chiaro quale sia lo scopo del segretario: puntare alla legislatura, firmare in proprio le riforme senza doverle chiedere agli altri e – per dirla tutta – contare anche sulla biologia e la psicologia sociale, cioè sulla speranza che altri 4 anni di tempo invecchino Berlusconi al punto da schifare almeno un 5-10% del suo granitico elettorato. Il quale, stando ai sondaggi, non sembra neppure abbastanza conscio che in caso di elezioni l’uomo della provvidenza non potrebbe neanche candidarsi (bontà loro).

Naturalmente si leveranno le solite accuse di golpe (chi utilizza con questa leggerezza certi termini meriterebbe di subirlo per davvero), ma questo perché l’ignoranza sul funzionamento della nostra repubblica è tale che non si distinguono neppure le legislature dai governi. Anche questo per colpa del berlusconismo, che ha introdotto il virus del presidenzialismo carismatico senza riformare le istituzioni. Grillo si è solo limitato a sedersi sui guasti altrui, la sua specialità.

Che governo sarà, come sarà composto, durerà? Di fronte a questa «palude» (cit. Renzi) c’è ben poco da avere curiosità così alte: basterebbe soltanto augurarsi che questo periodo, duri poco o tanto, servisse ad accelerare le iniziative che il PD si è dato e che pare altri partiti tutto sommato vogliano sostenere. Argomento retorico: per non essere trascinati via dall’antipolitica? Macchè: il M5S è inchiodato sul suo 20-25% e si candida all’opposizione eterna a meno che si decida a far parte di una coalizione oppure prenda da solo il 37,1%, la quota bastante per governare con la nuova legge elettorale. Già, perché i partiti brutti e cattivi, al movimento, hanno fatto pure uno sconto di 13 punti. Però non ditelo a chi ancora oggi va in giro a dire di volere «il 51»: fanno così tenerezza.

No, la questione è che quando si ha Berlusconi all’opposizione, Monti fuori gioco e Bersani in pensione, non si poteva credere in un prolungamento di quella architettura 2013. Quello di Letta era un governo senza anima, senza scopo, e non per colpa sua. Cambiati gli azionisti, cambiati i prodotti sul mercato, che lo tieni a fare lo stesso consiglio di amministrazione? È poco romantico, sa di manovre di palazzo, è una politica cinica e verbosa? Perché, cosa vi aspettavate?

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