HA VINTO IL TIMORE PER GRILLO

il bureau - marco viviani - il pinguino di herzog

Il risultato storico di queste elezioni europee è uno solo: il clamoroso flop del Movimento Cinque Stelle. Non avrebbero mai dovuto essere un referendum, perché non esiste il principio dei vasi elettorali comunicanti, ma la profonda immaturità di Beppe Grillo li ha condotti al disastro. Vincitore di queste elezioni, infatti, non è tanto Matteo Renzi (che è stato bravo ed efficace, s’intende) piuttosto il timore per il guitto genovese che stavolta ha davvero esagerato.

L’aspetto più consolante di queste elezioni è che c’è qualcuno che ha decisamente perso. Ci ha sempre fatto male l’incapacità di stabilire vincenti e perdenti, stavolta invece è impossibile.
Come ai tempi delle elezioni degli anni Sessanta e Settanta, queste europee hanno riprodotto il tipico meccanismo del “soccorso bianco”, quando la paura per il PCI coalizzava un fronte compatto e premiava sempre la DC, in grado di raggiungere quote attorno al 40%. Era un mondo diverso, c’eranno i blocchi, tutto sommato – anche se quella paura era spesso fondata su temi irragionevoli – era storicamente accettabile far prevalere la visione atlantica della posizione italiana rispetto a tutto il resto. Nelle urne erano in discussione le intere forme politiche ed economiche di una nazione, non patetiche fiction come il “fiscal compact”.

Davanti al medesimo meccanismo Grillo dovrebbe perciò fare una seria riflessione: cosa è diventato agli occhi degli italiani? Che linguaggio ha adoperato? Ha davvero colto lo spirito del tempo, come ha sempre creduto? Probabilmente no. Il movimento è però incapace di questo sforzo interiore, al momento. Tanto che preferisce dare dei venduti agli italiani – quando non peggio – ponendo le basi per future scoppole elettorali. Esattamente come il PCI anni Ottanta che si metteva all’angolo credendo di essere moralmente superiore (stupende le pagine del libro di Francesco Piccolo candidato allo “Strega”) e se la prendeva cogli elettori.

Il movimento non avrebbe mai perso in modo così sonoro – avrebbe perso comunque, ma non così – se su quel palco invece di uno strepitante fanatico avesse parlato un Di Maio, per esempio. Ma se qualche esponente del Movimento Cinque Stelle osasse mettere in discussione la linea del capo verrebbe immediatamente processato ed espulso, mandando all’aria l’unica vera possibilità per un movimento politico di superare i suoi problemi: lavorare continuamente al ricambio, mettere in discussione le leadership, come appunto ha saputo fare il PD, che in un solo anno ha ringiovanito dirigenza e agenda politica, addirittura ringiovanendo la fronda, con Civati.

Il PD è diventato tanto scafato da usare lo spauracchio per Grillo per coalizzare un fronte elettorale moderato contro di esso, svelandone anche una inedita mobilità. Tutti nel partito conoscevano i sondaggi (lo ha rivelato la Swg ieri sera su Sky), eppure nelle ultime due settimane avevano lasciato intendere di essere preoccupati dal pareggio del M5S. Soltanto Massimo D’Alema si è lasciato scappare qualcosa («è solo speculazione»), ma lui, si sa, corre sempre in soccorso degli altri.

In soldoni, un militante di largo del Nazareno dovrebbe correre in chiesa, stamani, e accendere un cero pensando a Grillo: “Che Dio ce lo conservi”. Grillo aveva detto che in caso di sconfitta si sarebbe ritirato. Lo farà?

Commenti

commenti

0 Comments

Leave a reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>