AGIBILE

il-bureau-matteo-pelliti-lapis

di Matteo Pelliti

Lapis #07 (su “Agibilità”)

Descrizione
Il certificato di agibilità è il documento che attesta l’esistenza, in un politico, delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità  e di conformità morale degli ideali installati. Deve sempre essere richiesto a seguito di interventi di nuova costruzione, sopraelevazioni e ricostruzioni, blefaroplastica, totale e parziale, condanna in primo, secondo o terzo grado di giudizio. La domanda di agibilità deve essere inviata entro 15 giorni dall’ultimazione dei lavori parlamentari.

Chi può fare richiesta
Di norma la domanda è inoltrata dal titolare della leadership, o premiership  o da chi ha presentato la Scia o la Dia; tuttavia non sussistono limitazioni al diritto di richiedere l’agibilità, che può essere esercitato da chi ne ha l’interesse.

Dove presentare la documentazione
La documentazione deve essere presentata presso la Presidenza della Repubblica e, successivamente, allo Sportello Pratiche Democratiche (Urne)  dopo che i tecnici dell’unità territoriale ne hanno verificato la completezza formale. Viene ricevuta e protocollata e viene comunicato l’avvio del procedimento.

Costi
Marca da bollo pari a euro 16, da pagare al momento della presentazione.
In caso di rilascio del certificato, marca da bollo e diritti di segreteria pari a euro 70.

Tempi
La domanda di agibilità può essere definita oltre che con il rilascio del certificato, anche attraverso il silenzio assenso. Dopo la presentazione della domanda, in assenza di richiesta di integrazioni da parte dell’Ufficio, l’agibilità si intende comunque attestata. In tali casi, l’interessato può fare richiesta all’Ufficio accesso per ottenere il rilascio di un attestato ove si dichiara che l’agibilità è stata ottenuta con il silenzio assenso.

Sintesi prosastica
La goccia versata dentro al bicchiere già intorbidito della lingua mediata, mediatica, il silenzio-assenzio dell’amara verità accolta come ammissibile; difficile recuperare, a volte, l’identità del proprietario della mano che inquina il lessico. Ma noi saremo sempre complici del gesto, se non ci opponiamo all’uso che il gesto introduce. Chi ha scritto per primo di “agibilità politica” quali contesti d’uso aveva in mente per quel sostantivo? Quali finalità? Alberto Puliafito, tra i primi ad avere analoga preoccupazione, nell’agosto scorso scriveva:  “…ogni volta che un titolo parla di agibilità politica è un inciampo giornalistico, un danno alla diffusione delle idee, un avallo alla neolingua, un colpo al cuore al pensiero unico” (vedi PolisBlog.it).  Massimo Adinolfi, in più, faceva una ricostruzione storica, riconducendo il sintagma “agibilità politica” al lessico degli anni Settanta (vedi “Chi parlava di agibilità politica“, Pensieri a metà, 11 agosto 2013).  Accettare sempre i non-sense di questa neolingua è equivalente all’accettare quelli della politica che li utilizza, che se ne nutre, che si riveste di essi. Nulla di più pericoloso che abituare le orecchie al suono di un’espressione linguistica e lasciare al moralismo di chi scrive – peggio, percepire come moralismo, purismo, lo scriverne stesso – il compito di denunciarne tutta l’assurdità.


Conclusioni

Si chiede per il vecchio
rudere decadente
un’agibilità che,
c’è da scommetterlo,
qualche milione
di geometri comunali
– cioè noi, cioè loro –
gli riconsegnerà,
ancora una volta,
al voto.

Commenti

commenti

0 Comments

Leave a reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>