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Ero presente, il 10 Novembre 2010. A Londra, il clima era assolutamente surreale; Westminister era gremita di studenti, professori e genitori pervenuti da tutta l’Inghilterra, solo per essere presenti la notte in cui si sarebbe votato il Bill sulle tasse universitarie. Si percepiva una sincera fibrillazione; la speranza era ancora nell’aria. D’altronde, come si sarebbe potuto ignorare il parere di così tante persone in un paese rinomato per essere di fatto democratico e meritocratico?
Quando hanno bruciato delle cianfrusaglie in piazza, provocando un gran falò, ho sentito quasi un tonfo al cuore. Gli inglesi sono tremendamente ingenui quando manifestano. I ragazzi poi, sono estremamente fool – mentre marciano in avanguardia con striscioni inneggianti alla libertà di garantirsi un futuro nel proprio paese, senza dover vivere a vent’anni con ventisette mila sterline di debito universitario sulle spalle. Mi ricordo bene, come credevamo veramente che, una volta visto il popolo riversato nelle strade, alle otto di sera i politici Inglesi ci avrebbero ripensato. Agire altrimenti, sarebbe stato sconsiderato ed inumano; non si tradiscono i cittadini in questo modo.
Alle 20.00, Nick Clegg commenta il voto a favore dell’innalzamento delle tasse universitarie con una frase del tipo: “non siamo mica Babbo Natale”. Da quel momento, ho perso la fiducia nell’implementazione pratica del nostro modello di democrazia.
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Grazie della ‘testimonianza’ Carol. Hai citato Clegg e mi hai riportato alla mente le sue posizioni riguardo al provvedimento. L’innalzamento delle tasse era un ‘progetto’ del precedente governo Brown, laburista. Clegg, allora solo parlamentare, dichiarò che avrebbe assolutamente votato contro una proposta del genere. Quando è arrivato al governo, attraverso l’accordo con i conservatori di Cameron, e il ministro dell’istruzione ha presentato l’innalzamento delle tasse, Clegg non ha battuto ciglio. La lettura dei media inglesi è stata questa: ‘E’ uno dei punti del compromesso con i conservatori che Clegg non ha avuto difficoltà ad accettare pur di far parte del governo’