il Bureau - contrappunto - renzi sondaggista o leader

di Marco Viviani

Pare che Matteo Renzi vanti un collegamento psichico eccezionale che gli permette di dire sempre «quello che pensano gli italiani». Se facesse il sondaggista avrebbe un futuro assicurato, ma da un politico che si candida a diventare leader è lecito aspettarsi che viceversa sia lui a dire agli italiani quello che pensa. In questo il sindaco di Firenze è meno forte.

Nella disastrosa intervista al Corsera – dev’essersene accorto anche lui perché non ha più smesso di puntualizzarla dopo la pubblicazione – il rottamatore così ha risposto a precisa domanda se ritenesse percorribile l’accordo PD-PDL: «non necessariamente». Il futuro leader vuole informare i suoi elettori o vuole distrarli?

Per quanto Bersani sia tra l’incudine del dopo voto e il martello del M5S, alla stessa domanda tutti conoscono la sua risposta, data senza tentennamenti da 40 giorni: «no». Sarà anche per questo che Renzi è accreditato al 36% in caso guidasse il PD e il centrosinistra: è abbastanza neutrale e infirgardo per piacere a questo Paese.

Lo è a tal punto che è disposto a scivoloni incredibili pur di far andare su e giù il mento delle persone («è vero, ha ragione!»), come a proposito della Chiesa. Renzi ha detto che persino la chiesa è stata più veloce a scegliere il nuovo Pontefice. Un’affermazione sconcertante: la chiesa è un principato, ci mancherebbe altro che fosse più lenta. È inaudito paragonare i meccanismi della nostra repubblica con quelli del vaticano. Si tratta di una comunicazione pensata soltanto per i media.

Tra l’altro il mediatico Renzi è pure disinformato, visto che la chiesa ha votato il papa, cioè il suo “presidente”, ma non ancora i nuovi ministri (come Bertone, e via dicendo), al momento confermati pro tempore. Cioè la chiesa ha un presidente, ma non il governo. Esattamente come noi.

Insomma, diciamola tutta: Renzi è il frutto meno avvelenato della stagione berlusconiana, e cinicamente la sinistra può anche essere felice che uno così sia fiorito dalle proprie parti, perché se esistesse un Renzi del PDL potremmo chiudere il discorso per i prossimi 25 anni.

Tieniamoci Renzi, senza però evitare di ricordargli che un leader sta davanti e non dietro alle persone, indica un percorso invece di limitarsi a confermare la vuota immaginazione popolare. Ci dica cosa intende fare, davvero, e cosa pensa delle diverse opzioni politiche messe sul tavolo in queste settimane. E senza litote, please.

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1 Comment

  1. Massimo Bocchia aprile 6, 2013 Reply

    Condivido in pieno. (e allego qui sotto parte di una riflessione scritta nel lontano 2003, dal titolo “demagogicrazia”)

    “In una società democratica le idee NON dovrebbero plasmarsi sul consenso che hanno già in seno alla società civile, ma dovrebbe accadere l’esatto contrario: l’idea si dovrebbe formare sull’ipotesi autonoma ed indipendente di una prospettiva futura migliore, che appunto ancora non c’è e per questo la si ricerca. Il consenso dovrebbe eventualmente formarsi solo dopo, a seconda di come tale idea viene recepita: utile o superflua, opportuna o fuori luogo, giusta o discriminatoria, e così via. Il dibattito attorno a questo tipo di idee è la vera ed unica sostanza della libera democrazia.”

    MB

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