Napolitan Gray

di Roberto Morelli

L’Italia è come l’amico del cuore che una sera, dopo qualche bicchiere di troppo, d’un tratto inizia a sbraitarti contro. Allo sconcerto iniziale segue di solito l’angosciante dubbio: eh, ti conosco, è uno scherzo! (Ora scoppia a ridere, ma certo, ora scoppia a ridere) / cazzo, questo fa sul serio! (Fa sul serio? Oddio… Davvero fa sul serio?). Surreale. Proprio come l’inintelligibile dibattito che, da qualche mese, la classe politica di questo Paese intavola sul leggendario “secondo mandato di Napolitano”.

Politici, giornali, trasmissioni televisive di approfondimento: tutti lì, a lambiccarsi il cervello. Aspetto ogni giorno, scruto le facce, studio le espressioni, nessuno scoppia a ridere. La verità: la cruda, anagrafica verità – di questi tempi poi, quando bastano un paio di frasette non allineate ad agitare lo spauracchio del default – non è mai stata così impronunciabile. Italiani! Forza! Mano ai rubinetti: scopriamo assieme l’acqua calda…

Scopriamo assieme che un uomo che è nato nel 1925 (millenovecentoventicinque) non potrà, nel 2013, ricoprire realisticamente alcun mandato. Per quel trascurabile, piccolo dettaglio che si chiama MORTE. Tra un anno Giorgio Napolitano avrà 88 anni (shhh, non ditelo a nessuno): un altro settennato significherebbe lasciare il Quirinale a 95 anni suonati. «Il Paese ha bisogno d’unità, il momento è difficile, Napolitano ha tenuto insieme l’Italia della crisi» argomentano le buffe faccette serie a riguardo.

La coesione sociale, lo Stivale che soffre unito, dalla Sicilia all’Alto Adige: che miele, che poesia. I grandi statisti servono in questi momenti: ecco allora il mio piano a prova di bomba per la rielezione di Giorgio Napolitano. Ignorare la morte, infatti, è stato finora difetto assai grave per questo grottesco simposio. Non ci sto, è l’ora di coinvolgerla: è l’ora di Sandro Pertini.

Chi meglio di lui – il “Presidente più amato dagli italiani” – per il prossimo settennato 2013-2020? Non è questo il momento d’esser scettici, il vostro disfattismo non aiuta il Paese e impenna lo spread. Andrà benone, vedrete: una bella scampagnata a San Giovanni di Stella, una spazzolatina alla giacca e un paio di colpetti alla pipa per svuotarla dalla terra. Se qualcuno dovesse fare il difficile solo perché è morto, dopo mille sdegnose e affettate rimostranze, si potrà infine convintamente convenire che sì: la soluzione migliore per il Paese è un Napolitano-bis. Il motto sarà: “Basta colla politica dei morti. Largo ai vivi!”.

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7 Comments

  1. Fausto Renzo Di Rupo luglio 10, 2012 Reply

    Hai dipinto fedelmente il quadro attuale a riguardo del dibattito in corso sulla rielezione di Napolitano.
    Questo avvilente chiacchericcio della casta politica è la ” tempesta perfetta” del degrado al quale stiamo assistendo all’interno dei Palazzi e nella stampa a loro servile.
    Ormai, i politici, sono ridotti a comportarsi come dei topi impazziti che cercano una via di uscita dalla nave che sta’ affondando, inventandosi ricette che sfidano le umane leggi della natura, consci del fatto che stanno per essere spazzati via per il declino morale ed economico che hanno causato alla Nazione (complici milioni di cittadini Italiani della stessa risma).
    E’ pur vero che alla fine un inciucio per non mollare la presa sul Paese lo troveranno, credetemi è una quasi certezza oggettiva, un dato di fatto storico che troverà il suo apice facendo leva sulle paure diffuse, Già da tempo demonizzano l’altra politica, che per comprenderci meglio si autodefinisce “Democrazia diretta dei cittadini”, apostrofandola con l’epiteto “l’antipolitica”.
    Ciò che più preme alla casta è non far riflettere la società sui cambiamenti necessari per far ripartire il Paese, che comprende giuoco forza il passaggio obbligato del suo defenestramento.

    • Author
      Roberto Morelli luglio 11, 2012 Reply

      Qualunque potere, anche quello in divenire, una volta divenuto potere agisce secondo logiche proprie del potere. L’unico modo per non farsi contagiare è avere col potere lo stesso rapporto che i bramani hanno coi paria.

      Inoltre, non se n’abbia a male, ma la “democrazia diretta dei cittadini” è una delle prospettive più spaventose che, a livello politico, io riesca a immaginare. Dio ce ne scampi.

      • Fausto Renzo Di Rupo luglio 13, 2012 Reply

        Certo, la “democrazia diretta dei cittadini” intesa come presa della Bastiglia con il popolo nelle piazze che decreta umoralmente cosa è giusto e cosa non lo è, pronto a condannare o ad osannare con il pollice verso o viceversa sarebbe spaventoso e quindi condivido.
        C’è una malintesa e semplicistica interpretazione del significato di “democrazia diretta dei cittadini”, in tal senso vorrei precisare.
        Intervenire direttamente nella vita pubblica per i cittadini è un diritto/dovere da esercitare tramite l’individuazione delle personalità idonee per capacità, integrità e competenza a rappresentarli e governarli nel loro interesse, e non nell’interesse dei vari potentati economici e lobbyes come sta’ succedendo attualmente in misura intollerabile.
        Più che giusta la sua asserzione con la quale mi risponde, “qualunque potere, anche quello in divenire, una volta divenuto potere agisce secondo logiche proprie del potere”.
        Nessuno, io compreso, si illude del contrario, così è sempre stato. Ma deve esserci un rapporto più equilibrato, nell’esercizio politico, nel curare gli interessi della collettività oltre agli interessi dei propri referenti ed “amici”, responsabilizzando maggiormente i cittadini nel controllo dell’operato dei propri rappresentanti, che a loro devono rispondere direttamente.
        Ciò non significa necessariamente “inclusione delle masse” che giustamente sa’ di secolo scorso, ciò non significa inoltre prendere troppo sul serio il proprio ruolo di guardiano dei costumi e della morale.
        Facciamo pure una scampagnata, nel senso del dare una giusta dimensione non esasperata all’agone politico, sicuramente farebbe del bene a tutti quanti noi bollenti Latini.
        Però facciamola finalmente, questa “gita in campagna” consapevole, da persone mature non armate fino ai denti del tipo, tutti contro tutti, del “peste lo colga chi non la pensa come me”.

      • Fausto Renzo Di Rupo luglio 14, 2012 Reply

        Proprio oggi, sempre se ce n’è fosse stato bisogno, con l’uscita nefasta del vicesegretario del Partito Democraticodi Enrico Letta che afferma “Preferisco che i voti vadano al Pdl piuttosto che disperdersi verso Grillo“, confermando di fatto che è meglio votare Pdl che il Movimento5stelle, si è avuta la conferma di come la classe politica Italiana al di là delle differenze di facciata, fa’ corpo unico per difendere le proprie posizioni di privilegio.
        I Partiti presenti in Parlamento in queste settimane si stanno dando un gran da fare per confondere gli elettori inventandosi nuovi simboli, schieramenti e quant’altro pur di fermare l’emorragia di consenso dovuta dalla loro malapolitica che ha ridotto al fallimento il nostro Paese.
        Cosa non si fa’ pur di non scendere dalle poltrone, nonostante chiunque sappia da quali tristi e corrotti personaggi sia composto in larga misura il Pdl, il vicesegretario del Partito Democratico corre in loro soccorso per evitarne il crollo.
        Con questa presa di posizione pubblica del Pd, si certifica lo schieramento compatto della “Casta” a sua autodifesa. Di fatto una Oligarchia che nulla ha a che vedere con un mosaico variegato di forze democratiche contrapposte da visioni alternative della conduzione dello Stato e dei suoi apparati.
        L’uscita di Enrico Letta da’ una ragione in più per non votare nessuno di questi falsi profeti, e porta tanta acqua a favore del Movimento5stelle.
        I dubbi e le perplessità a riguardo della disorganizzazione del movimento Grillino rimangono, ma indubbiamente la necessità impellente di rischiare un ricambio radicale del triste e decadente panorama politico Italiano è quanto mai ineludibile.

  2. simonfilbureau luglio 12, 2012 Reply

    Risulterò forse il solito rompiscatole, ma non vedo nello spauracchio gerontocratico, o comunque geronto-patologico, la natura del problema di fondo, dato che il Napolitano tirato in ballo non è che l’epifenomeno di una classe politica inadeguata ben più giovane. Prendersela con il by pass dell’ultimo vecchietto non fa luce sulla vecchiaia mentale che è insita in tutti noi, e in modo ancor più rilevante, nelle figure politiche di mezza età. Siamo un popolo ammalato di politica e di satira politica. Se provassimo a fare lo stesso discorso in termini di docenza universitaria, il Napolitano vecchio e decrepito, seppur “barone” di turno, ci farebbe comodo, perché portatore di una sapienza non ribattuta in termini di qualità dai suoi successori. E Napolitano è semplicemente un politico di qualità, nel peggior momento della sua forza biologica, dentro una fogna nata dopo di lui. Non credo proprio che un fantomatico “altro tizio” avrebbe agito in maniera più salutare per il Paese nei suoi panni. La questione sul secondo mandato mi sembra un po’ come una questione sul non-compleanno di Alice nel Paese delle Meraviglie. Ci ridiamo sù perché è un avvenimento calendariale che non ha senso, quando magari è proprio il nostro immaginario da Bianconiglio che è proprio fuori fase. Concentriamoci su altro per cortesia, magari sul fatto che appunto, come giustamente si notava in fase di commento, il concetto stesso di “democrazia” e soprattutto di “cittadino” vive una torsione tale da non poter dare alcun senso alla formula “democrazia diretta di”. L’antipolitica italiana è data soprattutto dal fatto che pensiamo eccessivamente alla politica al punto tale da neutralizzare il modo in cui nasce: ossia nella socialità immediata fra il me e l’altro, fra il me e il diverso. Gira che ti rigira vuoi scommettere che riuscirà ad avere ragione la Chiesa, per quanto siamo rincoglioniti dal nostro concetto di libertà e diritto di manifestarla? Terribile. Ma vero. Anzi: Vero. Purtroppo c’è un nuovo bisogno di Cristo e un po’ meno di Marx.

    • Author
      Roberto Morelli luglio 12, 2012 Reply

      “Siamo un popolo ammalato di politica e di satira politica”.

      Sulla satira politica non sono d’accordo, ma semplicemente perché io di satira politica di livello, negli ultimi anni, non ne ho vista nemmeno un po’. Perfino quest’ultima ha subito, infatti, una torsione grottesca, bastava vedere la stanchezza rituale della Dandini, o i deliri astiosi e per nulla divertenti della Guzzanti.

      Sul popolo ammalato di politica, invece, sfondi una porta aperta. Sono un gran sostenitore della democrazia della sottrazione. Ancora resto sbigottito quando, alle elezioni, si sbandiera un’alta partecipazione al voto come traguardo positivo di democrazia. E il non lasciare la politica (intesa come elettorato attivo e passivo) a chi ne sa qualcosa che – fra le tante cause, non l’unica, questo è certo – ci ha portato nella situazione in cui siamo.

      La democrazia, intesa come inclusione delle masse in un processo di movimentazione critico/politica permanente è non solo anacronistica e (nel 2012) senza alcun senso, ma dannosa. Gli italiani, per iniziare a farsi del bene, devono introiettare che “elezioni” può essere sinonimo di “gita in campagna”. La salvezza è nella scampagnata.

      • Fausto Renzo Di Rupo luglio 13, 2012 Reply

        La Guzzanti, un disastroso delirio, una pena insopportabile provare a seguirla per cinque minuti.
        Che declino!

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