Crozza

di Roberto Morelli

Sarà accaduto più o meno dieci anni fa. Eravamo in pieno furore berlusconiano, un’ondata di sovversione brianzola avrebbe investito di lì a poco il paese e, a opporsi a tutto questo, c’erano loro: i nostri comici. Quelli impegnati, naturalmente. Sarà stato quindi nel pieno della lotta per la democrazia, della resistenza partigiana, che comici e autori di satira (tranne due eroiche mosche bianche) avranno maturato la convinzione che loro, del far ridere la gente, se ne sbattono. Li chiamerei “i dispensati”. Nomi e cognomi? Maurizio Crozza, Sabina Guzzanti e Serena Dandini. Il primo incarna una comicità reazionaria e pigra, che fa leva sul riso facile e mira a rassicurare il pubblico; la seconda, oltre a essere l’ultima persona sulla Terra che trova ancora divertente la stazza di Giuliano Ferrara – è lecito riderne per dieci secondi… dopodiché hai un problema – si è trasformata in una parodia pseudo-pedagogica dei reduci giapponesi della Seconda guerra mondiale, quelli asserragliati nelle isolette del Pacifico. Guida ancora un’immaginaria resistenza, mentre lì fuori, nel mondo reale, Berlusconi è caduto e la guerra è finita; infine la Dandini – che non è mai stata una comica, anche se avrebbe tanto voluto esserlo – sacerdotessa del conformismo, una che a quasi sessant’anni non ha letto ancora pagina 1 del “compendio di satira per menti semplici”: innanzitutto non ridere alla cazzo ogni tre secondi, ma soprattutto NON ridere ridere delle proprie battute! Ma andiamo in ordine e con rapidità.

Maurizio Crozza – molti dei suoi espedienti comici fanno pena e sono ripetitivi e, come se non bastasse, rende simpatiche le sue “vittime” di potere (l’opposto di quel che sarebbe, in teoria, il compito della satira). Partiamo ad esempio da un suo cavallo di battaglia: la ripetizione del nome più volte e con intonazioni diverse; rivolgendosi a Gasparri sarà quindi: «Gasparri (basso)! Gasparri (buffo)! Gasparri (lento)». A questo punto, satiricamente parlando, non ha detto un cazzo, ma già ridono tutti. Un espediente furbetto e, lasciatemelo dire, un po’ vile: la risata che suscita è meccanica, priva di qualunque contenuto o messaggio, al pari del ridere di un tizio che molla una scorreggia. Per non parlare della tecnica di satira politica con la quale, sistematicamente, rende popolari (quindi innocui, quindi politicamente deresponsabilizzati) target di potere ai quali, invece, la satira dovrebbe fare lo scalpo. Il caso eclatante è quello di Bersani e delle sue metafore, il risultato lo spiega in 30 secondi Luttazzi, qui.

Sabina Guzzanti – la dispensata per eccellenza. Non fa battute facili (vd. sopra), non fa battute che non fanno ridere, semplicemente non fa battute. È stata simpatica, qualche anno fa, poi ha iniziato a parlare di Berlusconi e non ha più smesso. È stata fuori 9 anni dopo Raiot e, più noiosa che mai, incredibilmente, riapre su Berlusconi. Per capire il buco nero nel quale si è impantanata – lei, che ha sempre sofferto tanto della sindrome “sorella scema di Gesù” – basta guardare i primi minuti della seconda puntata del suo nuovo programma Un due tre stella. Le battute flosce, i deliri partigiani, il populismo a manetta e, dopo soli 7 minuti… indovinate di chi sta parlando?

Serena Dandini – devo dire che ho sempre ammirato il suo programma. Un tizio dalle idee straconosciute a priori si fa intervistare su un divano rosso (che allusione carina, hahaha) da conduttrice compiacente su temi già sentiti e banalità assortite. E a furia di darsi di gomito, in men che non si dica, è tutta un’orgia di pompini e autocompiacimento. Pubblico con ospite, ospite con conduttrice, conduttrice (ridanciana) con pubblico. Un torrente unidirezionale di seme rosso che nulla ha a che fare con la satira o la comicità: unico obiettivo è far sentire il telespettatore a casa (ovvero sulla sedia di plastica di un circolo Arci). Salvata in calcio d’angolo, in tutti questi anni, da un parterre di comici/imitatori talvolta azzeccati, resta di lei la pochezza delle sue sortite personali. Se qualcuno non avesse ancora chiara la differenza tra una conduttrice e chi fa satira è pregato di guardare questa roba qui. Uscita dal fortino Rai3 – i telespettatori di Rai3 non guardano né lei, né altri programmi delle rete. I telespettatori di Rai3 guardano Rai3 – il tonfo è stato fragoroso, ma inevitabile.

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9 Comments

  1. Adriano aprile 3, 2012 Reply

    Non capisco sinceramente questo astio nei confronti della Dandini e di Crozza, mentre mi trovi totalmente d’accordo con il giudizio che ha dato della NON comicità della Guzzanti.
    La sindrome del fratello scemo di Gesù fa ridere, ma secondo me è azzeccata, bisogna considerare che la famiglia Guzzanti è molto competitiva, fra padre politico giornalista, fratello genio assoluto(NON PUOI DIRE DI NO) sorella minore simpatica e pure un pò figa, è naturale che la Guzzanti ,mezzana sia un po in panico, o no?

    • Valentina aprile 10, 2012 Reply

      La Dandini ha il diritto di non far ridere in quanto conduttrice. Per me la sua colpa peggiore sono le sviolinate che fa a attori e registi intervistati in occasione dell’uscita di film molto brutti. Su Crozza, invece, sono completamente d’accordo con l’articolo e con l’idea che sia diventato un conformista. Sulla Guzzanti, interessante la teoria sulla famiglia competitiva: ci sta con l’idea che ho di loro padre.

    • Author
      Roberto aprile 10, 2012 Reply

      Non si tratta d’astio, non avrei nulla per provarlo nei loro confronti. Si tratta piuttosto di sconforto, nel vedere la satira di questo Paese ridotta alla centesima replica di una recitina scolastica modesta e conformista. L’aver annientato gli aspetti spigolosi e sgradevoli della satira, per farne una dove il pubblico, invece, viene continuamente rassicurato e vezzeggiato nelle loro convinzioni, malinconicamente mi rattrista.

  2. staff aprile 14, 2012 Reply

    Arriva sempre il tempo in cui c’è bisogno di ridere, e in quel tempo e in quell’argomento bisogna inserirsi. Di questi tempi far ridere a tutti i costi o pensare di farlo per mestiere è ridicolo.

    • Author
      Roberto aprile 14, 2012 Reply

      Penso che la satira debba aiutare proprio nei momenti più tosti, nei quali o si sa sdrammatizzare (nonostante tutto) o si rischia che lo sconforto abbia la meglio. E’ proprio in questi momenti che, alcuni stanchi teatrini televisivi, che per anni sono andati avanti a conformismo e battute scialbe, sembrano d’un colpo più vecchi. Inutili.

      • staff aprile 14, 2012 Reply

        Giusto, ma non può essere propinata a tutti i costi, come succede spesso oggi.

      • Author
        Roberto aprile 14, 2012 Reply

        Se fosse satira “fresca”, roba di prima scelta, forse non saresti così stanco. Vecchio è il contenuto, non la satira in sé. Il problema, come dicevo nel pezzo, è che la guerra è finita, ma nel mondo della comicità italiana il messaggio ancora deve arrivare.

  3. echoes89 maggio 18, 2012 Reply

    La 7 ha sprecato un’occasione incredibile investendo solo sulle persone e non sui programmi. La Dandini sta facendo le stesse identiche cose che faceva alla RAI dieci anni fa, non è cambiato NULLA, mentre la Guzzanti è al timone di un programma che televisivamente parlando è allucinante. Alterna i linguaggi di una satira penosa a quelli della tribuna politica più retorica e populista; non si capisce se vuole fare la comica, la giornalista, la capo-popolo o cos’altro…è un programma che non ha un senso, di peggio c’è solo Massimo Lopez che fa le imitazioni di Prodi e Berlusconi ai veglioni di capodanno. Crozza ha saputo cavalcare benissimo la crisi dell’ultimo periodo berlusconiano praticamente reinventandosi artista satirico, ma adesso è un po’ scaduto. Qualche fiammata riesce ancora a tirarla, ma il fatto che ormai rida da solo alle sue battute dice tutto.

    • Author
      Roberto maggio 18, 2012 Reply

      D’accordo su tutta la linea. La satira è prima di tutto innovazione, esplorazione di territori sconosciuti, rifuggire a gambe levate da ogni conservatorismo, banalità e luogo comune. In italia, purtroppo, non è così. Il conformismo culturale – già, in sé, deprecabile – diventa addirittura insopportabile quando tocca la satira e la comicità. C’è da capire se alla base c’è pigrizia intellettuale (di chi, da anni, ripete stancamente cliché che nulla hanno più di comico) o il non saper nemmeno immaginare null’altro di diverso, cosa ancor più tragica. Sui cosiddetti “tempi televisivi” stendo un velo pietoso – televisione non è teatro e viceversa – così come lo stendo sui comici che ridono da soli delle proprie battute. Mi permetto di suggerirti un video a proposito di satira di alto livello e ritmo televisivo: visione coatta per i comici di cui parlo nell’articolo, in modalità “arancia meccanica”. http://www.youtube.com/watch?v=of-7ZK25-XQ

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