VENDOLA E LA RISATA DI TROPPO

il bureau - marco viviani - il pinguino di herzog

Una colonna sonora inquietante, à la Piovra, un testo spudoratamente indirizzato, che svela soltanto in conclusione che il dirigente ARPA che sarebbe stato vittima del governatore della Puglia ha negato di esserlo stato (cosa non da poco) e lo scoop del FattoQuotidiano ha centrato l’obiettivo: distruggere la reputazione di Nichi Vendola.

Ascoltata con attenzione e considerato il constesto, in realtà quella tra Vendola e l’ex capo delle relazioni esterne dell’Ilva, Girolamo Arichinà, è una banale conversazione di persone che conoscono benissimo il problema e affermano nella sostanza quello che hanno sempre pensato tutti, cioè che la realtà produttiva di Taranto è troppo importante per interrompere completamente la produzione. Al netto di tutti i provvedimenti che si dovranno gradualmente fare, non mettiamoci in testa cose strane che qui si lasciano senza lavoro decine di migliaia di famiglie tra Taranto, Genova e chissà che altro. Sinceramente, difficile fargliene una colpa: la colpa è dei Riva che non hanno mai investito nell’azienda.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che se “Nichi” avesse fatto il duro (qualcuno l’ha mai visto interpretare questo ruolo?) i Riva gli avrebbero certamente mandato contro gli operai e la loro paura di perdere il posto di lavoro. Una pressione di terze parti, indebita e squallida quanto si vuole, ma si accettano scommesse sui titoloni, anche da parte della “garanzia polveroni” IlFattoQuotidiano, al “comunista che odia gli operai”. Comodo fare gli esperti del senno di poi. Troppo comodo.

Però … c’è un grande però: la risata. Quello zelo nel quale cadono continuamente tutti questi nostri politici, che chiamano, si fanno chiamare, si preoccupano. Ridono per dimenticare? Ridono per mascherare il loro disagio? Freud considerava la risata il più potente meccanismo di difesa. Da cosa? Si capisce che questi politici/amministratori sono terrorizzati dalle conseguenze delle loro azioni, dalla impopolarità, dalle critiche, magari anche superficiali e ingiuste, che possono arrivare da una delle tre arpie del loro inferno: le macchine del fango giornalistiche, le macchinazioni confindustrial-corporative, la lotta tra procure. Troppe, e troppo caotiche per pensare di averla franca.

Ma allora no, Nichi Vendola, non dovevi ridere. A maggior ragione. Potevi affermare lo stesso quello che credevi essere il percorso più pragmatico e non idealistico al traguardo di una nuova Ilva anche senza quello stupido zelo di ridere sulla domanda sui tumori posta da un giornalista che avrà pure il difetto di essere “senza arte né parte”, però la domanda era legittima. Eccome.

Una risata finta, un po’ nevrastenica, di cui non si capisce proprio il senso. Anzi, si capisce benissimo: è una logica italiana, clientelare. Questi pochi secondi hanno fatto fuori il fondatore di SEL. Scommettiamo?

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