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Devo ammetterlo. Vado al cinema poche volte in un anno. Metterò piede in una sala al massimo quattro o cinque volte. A fregarmi è stato lo streaming e i vari BitTorrent, Emule. E’ un po’ anche colpa mia quindi se il cinema, quello italiano, non incassa molto. E non è un vanto. Quando voglio andare a vedere un film sul grande schermo però cerco di scegliere una pellicola per cui ne possa valere la pena. Tutta questa premessa per dire che non so per quale motivo, qualche mese fa, mi sono ritrovato davanti a Nessuno mi può giudicare. Se non lo avete visto o non lo avete neanche sentito nominare per sbaglio, vi ammiro molto, siete un passo avanti.

Per intenderci, la storia in breve è questa (vi sto facendo un favore, vi racconto il film così non vi viene la curiosità di cercarlo, di scaricarlo, del sano spoilerin insomma): lei, Paola Cortellesi, ricca e con un figlio, si ritrova in mezzo ad una strada dopo la morte del marito. Dal villone passa alla borgata ma non sa come mantenersi. Decide di fare la escort, ma proprio non fa per lei. Intanto conosce Raoul Bova, bravo ragazzo di sani principi. I due si piacciono, lui non sa del lavoro di lei. Poi scopre, sembra che stia per finire tra i due ma in conclusione vissero tutti felici e contenti.

Il problema è questo: era una commedia. Un’opera prima di Massimiliano Bruno. Forse il nome vi è nuovo ma vi assicuro che chi ha visto Boris lo conosce benissimo. Un solo indizio: “Bucio de culo”. Dicevo, era una commedia, quelle che una volta si sarebbero definite all’italiana. E pure c’era qualcosa che non tornava.

Questo film parla di escort. Sui giornali si parla di escort. Questo film avrebbe voluto raccontare quello che sta accadendo ora? I politici che vanno con le escort? Ovviamente bisogna informarsi. Le interviste rilasciate da attori e regista, dicono: “è stato un caso che il film sia uscito in un momento in cui non si parla d’altro”. Ok. Ci può stare. Ma quella scena in cui si fa una lezione su come spillare soldi ad un politico di destra o ad uno sinistra non è un po’ troppo per essere un caso?

A me in quel momento veniva in mente un film di quarant’anni fa. Sempre una commedia. In nome del popolo italiano. Regista Dino Risi, attori Gassman e Tognazzi. L’argomento politica-puttane, nel 1971, non era attuale. Ma quella commedia era riuscita a spiegare, con quasi mezzo secolo d’anticipo, quella che è la situazione attuale. E allora mi sono ricordato di Pietro Germi e Mario Monicelli. Alberto Sordi e Nino Manfredi, Monica Vitti e Claudia Cardinale. Steno, Age e Scarpelli. Un’intera generazione che ha inventato la commedia all’italiana. Che ha fatto ridere, amaramente, prima i miei genitori e poi anche a me. Che è riuscita a cogliere davvero quello che era la società italiana. Senza essere sguaiata, senza cadere nell’ovvio. Costruendo macchiette e personaggi che sopravvivono ancora. Poi c’è stato un declino. Anche veloce. Da Amici miei siamo arrivati direttamente alla commedia sexy.

Qualcuno ci ha provato a rimanere ancorato al modello anni ’60 o rompendo totalmente gli schemi (i primi Benigni, Moretti e anche un po’ Troisi e Verdone). Ma poi stop. Commedia all’italiana addio. Una generazione è andata via, non ha fatto scuola (e non era obbligata a farla). Chi è venuto dopo non ha saputo creare un filone, un movimento, ma solo episodi sporadici e non sempre di gran qualità. Per renderla chiara: Virzì, Salemme, Veronesi, Pieraccioni rappresentano oggi la commedia all’italiana. Fate voi il confronto. Non è un’operazione nostalgia. E’ solo che sono stato meno fortunato di mamma e papà.

Alberto Gioffreda

Commenti

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5 Comments

  1. Acai giugno 14, 2011 Reply

    …..film indecente nessuno mi può giudicare

  2. Valentina giugno 14, 2011 Reply

    Una volta ho sentito Verdone che in un’intervista diceva che è colpa della società e dei costumi attuali se fare una commedia italiana oggi è molto più difficile che negli anni 70.

  3. Author
    Alberto giugno 14, 2011 Reply

    Una volta ho sentito mia madre, davanti ad un film di Pieraccioni,esclamare: Mah!

  4. Scott Parker giugno 23, 2011 Reply

    da Monicelli a Martellone, questa è la situazione…

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