Elio Germano


di Alberto Gioffreda

Romanzo criminale (film e serie), Vallanzasca, La prima linea, le serie Carlos e Boardwalk Empire (non italiani o sull’Italia) e adesso è il turno di Faccia d’angelo . Si è creato un filone sugli eroi negativi legati alla malavita e alla storia italiana. Tutti più o meno ben fatti, abbastanza curati nei dettagli e di grande successo. Puntualmente però insieme all’uscita sono arrivati i polemisti. In generale i commenti non sono mai relativi alla qualità della fiction o del film, ma al messaggio che mandano. E allora giù a parlare della tragedia che diventa spettacolo, il criminale che affascina, il romanticismo negativo, l’antieroe che diventa mito, il male che attrae e poi il pericolo principale: l’effetto emulazione.

La lista è lunga: Alemanno ha cercato di sparare contro il Dandy e il Freddo e per un attimo forse è stato anche tentato di attribuire l’aumento della criminalità a Roma a Romanzo criminale e alla diffusione delle t-shirt con la faccia del Libanese. Poi è stato il turno di Pierluigi Battista, Roberto Maroni e Franco Frattini contro il fascino esercitato da Kim Rossi Stuart che interpretava Renè Vallanzasca. Ultimo, in ordine di tempo, Michele Serra, che ha esclamato ‘Che palle’ sull’Amaca di qualche settimana fa per l’arrivo della storia di Felice Maniero su Sky. Gli unici che avrebbero diritto a lamentarsi, i familiari delle vittime, non trovano lo stesso spazio.

Il problema sarebbe quello che ragazzini e adolescenti potrebbero essere così colpiti dalla bellezza delle strisce di coca, dal tenere in mano una P-38 o un mitra per poi andare in giro a fare gli spacconi convinti di restare impuniti. Seguendo il ragionamento dell’equazione, tutti quelli che hanno visto Mad Men non saranno mai in grado di avere una famiglia senza avere un’amante (addio al famoso nucleo fondante di questo paese, la famiglia) e considereranno le segretarie di qualunque ufficio delle ottime prede. Tutti quelli svezzati a pane e Simpsons usciranno da scuola con lo skateboard insultando il preside o dormiranno sul posto di lavoro. Piccoli antisemiti crescono guardando South Park. Addio alla produttività richiesta da Marchionne seguendo il dudeismo del grande Lebowski o tutti in armeria a comprare una pistola per abbattere le mucche con frangetta annessa alla Anton Chigurh.

Nessuno a cui venga in mente di dire che magari vedere Romanzo Criminale potrebbe spingere la curiosità di un quindicenne a capire quali sono stati i rapporti tra lo Stato e la malavita organizzata durante il rapimento di Aldo Moro. Oppure che la mafia a Milano c’era già negli anni Settanta con Francis Turatello, amico-nemico di Vallanzasca. Niente di tutto questo. Il pericolo è che si provochi uno squilibrio generale con una tendenza a fare la bella la vita ammazzando gente, spacciando o facendo rapine.

Come se mancassero gli esempi reali, oltre che cinematografici e letterari, ‘buoni’. Forse non ci sono un paio di genitori in grado di spiegare ad un potenziale imitatore che il film è bello ma che sparare per vivere non è una gran cosa. E se davvero una sceneggiatura dovesse diventare reale, vorrà dire che è stato fatto un grande errore: la tv è diventata l’unico riferimento formativo. Ma anche in questo caso, se si finisse con l’imitare un brigatista o un criminale, non sarà certo colpa di registi o attori.

 

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3 Comments

  1. Roberto marzo 17, 2012 Reply

    Preambolo tecnico
    Ho cestinato il commento precedente per i refusi, questo è quello corretto

    Il problema non è tanto nell’emulazione pedissequa del modello negativo (le P38 sono fuori produzione da un bel po’ di anni), ma nell’interiorizzazione e riproduzione di un modello sociale prevaricante: essere furbi, giocare sporco e commettere crimini paga… almeno per un po’. Certo alla fine la legge ti fotte, ma vuoi mettere vivere come pashà per qualche anno? La logica del “meglio un giorno da testa di cazzo fighetta criminale, piuttosto che cento da onesto lavoratore che mantiene la sua famiglia.
    È infine nel presentare la vita ordinaria come banale (contrapposta alla straordinarietà di quella criminale) che sta il vero delitto di queste fiction senza alcun valore: l’abbacinante conformismo. Sono conformiste fino al midollo, ma lottano strenuamente per affermare il contrario; Michele Serra, da questo punto di vista, c’ha preso in pieno.
    Per quanto poi possa sembrare manicheo, trovo che discutere del prodotto in sé non sia possibile. Allo stesso modo con il quale, dopo esser andato in bagno – ho passato ormai i 5 anni d’età – non mi giro a guardare dentro la tazza quanto è grande o particolare lo stronzo che ho appena fatto. La merda, mutatis mutandis, sempre merda resta.

    • Author
      Alberto marzo 17, 2012 Reply

      Parto dall’idea che per quanto ci si possa far influenzare da un prodotto (televisivo, cinematografico, letterario), se un domani ci dovessimo ritrovare con una nuova Banda della Magliana, non mi sentirei di affermare che la colpa fu della fiction. Se così dovesse essere, sarà perché abbiamo lasciato la scatola magica sia il nostro unico riferimento.

      Per quanto riguarda poi la straordinarietà di una vita criminale: non credo sia compito di Elio Germano dire che fare l’onesto impiegato sia meglio che spacciare. Infine, sull’impossibilità di discutere del prodotto: dovremmo abolire il lavoro della critica. Nel caso dei prodotti citati, per quanto perdano in partenza il confronto con qualsiasi serie tv americana, per quello che riguarda la qualità italiana, siamo di fronte all’avanguardia per qualità di scrittura

      • godesteban marzo 17, 2012 Reply

        condivido in pieno l’articolo e passo oltre.
        non è kim rossi stuart o elio germano che rendono affascinante il criminale, sono proprio renè vallanzasca e felice maniero a essere stati criminali che esercitavano un certo fascino. questo è fuori discussione. purtroppo, il male, la trasgerssione delle regole e il rifiuto di ogni tipo verso la società hanno il loro fascino.

        poi, ribaltando il concetto, provocatoriamente dico: allora dovremmo vietare “i cento passi” perchè i giovani posso essere influenzati dal fatto che se combatti la mafia fai una vita un pò di merda, vivi in un garage e vieni ammazzato giovane?

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