di Alberto Gioffreda
Fallo di Astori su Ranocchia al 91’, in piena area. L’arbitro non concede il rigore. E il calcio ritorna indietro di sei anni. Moratti, già in tempo reale e ripreso dalle telecamere, manda a quel paese l’arbitro. All’uscita da San Siro parla di incapacità, ingiustizia, disegno ostile, danni, parte lesa e situazioni del passato.
Solita minestra domenicale? Nient’affatto. In serata arriva quel diplomatico che alla Juve ricopre il ruolo di capo ufficio stampa o responsabile del sito. Che nulla sicuramente fa se non sotto dettato. Sulla pagina web dei bianconeri si legge a caratteri cubitali: “No comment”. Un click sul link e si può anche scaricare la relazione del procuratore della Figc Palazzi in cui si afferma che l’Inter si è salvata da Calciopoli solo grazie alla prescrizione.
Un ritorno alle armi dopo apparenti pause di quiete. Marotta che prima di Juventus-Inter si fingeva allenatore esperto parlando di “spensieratezza tattica” di Stramaccioni. Conte e Cassano che si scambiano battutine in settimana su moralità, quaquaraquà e soldatini. Grandi fraseggi tecnici insomma, come direbbe qualsiasi attempato telecronista.
Un tuffo in avanti proprio non si riesce a farlo, per questo ci si aggrappa al passato. Se, del resto, è vent’anni che sentiamo dire che il Paese è fermo da altrettanti anni, perché mai il calcio dovrebbe essere poi molto più avanti? A conti fatti, se la politica è bloccata al 1992, la Juve e l’Inter sono immobili dal rigore Ronaldo-Iuliano del 1998. Per la svolta si attende un sequestro lampo, chissà forse di un arbitro. Anche se a quello ci aveva già pensato Moggi con Paparesta.