Negli anni della crisi, il Paese produce ancora idee

in grado di cambiare la vita degli uomini?

di Valentina Parasecolo

Il tasso di disoccupazione è al 12,5%, quello giovanile supera il 40%. Tra il 2008 e il 2012 un’impresa storica, con più di cinquanta anni di attività, su quattro ha chiuso. Sono alcuni dati del regolare bollettino di questa guerra chiamata crisi. Una guerra che ha rapidamente diminuito le aspettative di crescita non solo dei cittadini ma anche delle aziende. In particolare, la volontà delle imprese di investire nella proprietà industriale ha subito il contraccolpo di una percezione falsata: innovare è visto come un mero costo e non come un investimento. Eppure “innovazione” è una parola ovunque recitata come un mantra, dalle agende politiche ai blog dedicati alle startup. Lo è a tal punto che l’anno scorso il nostro autore Matteo Pelliti ha dedicato al tema un’intera rubrica canzonando e celebrando i vocaboli degli innovatori.

Brevetti e tendenze – Per fare un punto sull’innovazione una cartina di tornasole importante sono le invenzioni, le idee che portano a nuove macchine e nuove applicazioni riuscendo, magari, a dare la forma all’economia del futuro. Uno dei principali indicatori di output con cui viene misurata l’attività innovativa di un paese è dato dal numero di brevetti registrati (va premesso che tale misura tende a essere sottostimata da questo tipo di indicatore nei paesi che, come l’Italia, sono caratterizzati da piccole dimensioni d’impresa e da una specializzazione in settori a bassa tecnologia). Si può risalire al numero dei brevetti registrati tramite il sito dello Sviluppo economico. Se consideriamo gli anni della crisi, risulta che c’è stata una forte contrazione del numero di invenzioni depositate: siamo passati da  10.167 del 2007 (anno precedente all’inizio della crisi) a 9.124 nel 2013. Molti mochi vengono registrati all’Ufficio Europeo. Nel 2011 erano circa un terzo: per capirci, l’Italia era ferma a 2.300 depositi europei, mentre la Svizzera era a quota 6mila, la Francia 9mila e la Germania addirittura 2mila. Eppure, se confrontiamo i dati del primo trimestre, gli unici a disposizione per il 2014, notiamo un’inversione di tendenza: nel 2012 erano 2201, nel 2013 erano scesi a 2151 e nel 2014 sono aumentati a 2324. Segno forse di una lenta ripresa? Di sicuro è quello su cui scommette Maurizio Gelli, inventore artigiano di Pistoia che, dando forma alle sue idee con il metallo, conta di rimettere in piedi la sua azienda durate questo anno.

Cosa si inventa? – L’Italia è la patria di Archimede, Da Vinci e Meucci. La fama di inventori non si è del tutto affievolita. Prendendo gli ultimi dieci anni abbiamo stilato una lista di creazioni geniali in grado di cambiare la vita degli uomini e forse le sorti della nostra economia. Si parte da Arduino, la scheda rivoluzionaria che connette mondo elettronico, digitale e fisico (non a caso il regno dei maker italiani è il Fab Lab di Torino ospitato dalle Officine Arduino), per arrivare all’Eliodomestico che trasforma l’acqua salmastra in potabile grazie all’energia solare. Nel generale crollo dei brevetti durante la crisi, il green e le cosiddette tecnologie abilitanti (manifattura avanzata, materiali avanzati, fotonica, biotecnologie, micro e nanoelettronica e nanotecnologie) crescono con incrementi dei relativi brevetti italiani registrati in Europa. Un dato importante visto che questo genere di invenzioni, insieme alle Itc, sono in grado di ottimizzare i processi produttivi, a partire dal manifatturiero, con risvolti decisivi sul piano non solo energetico. Del resto, di fronte alla competizione spietata di Paesi come la Cina, la nuova rivoluzione industriale dovrebbe essere quella delle macchine in grado di interagire tra loro, della stampa in 3D, dell’internet of things, del cloud computing, dell’iper-efficienza energetica. Gli inventori ci sono, serve una sensibilità diffusa a partire da quella di chi ci governa: green, tecnologie abilitanti, dell’informazione e della comunicazione non sono solo la chiave della sopravvivenza di un Paese, ma il modo per ribaltare i dati con cui abbiamo introdotto questo speciale.

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