renzi

di Elisabetta Terigi

Una parola scritta a caratteri blu seguita da un punto esclamativo. Non è un verbo, ma suona come un imperativo: è un grido di battaglia, adesso! Così ha deciso di ‘scendere in campo’ Matteo Renzi, il sindaco di Firenze che sfida Pierluigi Bersani alle primarie del Pd. Ne abbiamo parlato con Gianfranco Pasquino, politologo e docente all’università di Bologna.

Rinnovamento autentico dietro la rottamazione? «Nel momento in cui uno dei due sfidanti ha meno di 40 anni e l’altro ne ha 61 –  sostiene il professore Gianfranco Pasquino –  è chiaro che circolano nuove idee». Renzi poi gira l’Italia a bordo di un camper blu e rosso senza il simbolo del partito, ha un sito internet su cui postare i video dei suoi discorsi, sul quale si può seguire, tappa dopo tappa, il viaggio del primo cittadino di Firenze. Sempre online è possibile fare il pieno al camper del sindaco di Firenze: si parte da donazioni di cinque euro. In pochi giorni il team renziano ha già raggiunto più di 8mila euro. I cittadini più generosi sono di Roma, Milano e Firenze. Seguono Torino e Bologna.

Matteo l’americano contro Pierluigi l’emiliano? «Cominceranno presto a dirlo – dice il prof. Pasquino che avverte –  ma stiamo attenti».  Sicuramente Renzi usa un novo modo di comunicare, ma sa bene che «la politica americana non è paragonabile a quella italiana». Se l’inquilino di Palazzo Vecchio ha passato un giorno alla Convention democratica a Charlotte, poi è tornato nella penisola e si è dovuto calare in una realtà estremamente più frammentata, dove ancora non si parla di elezioni, ma di primarie interne al partito.

Il professore dell’ateneo bolognese pensa a Bersani e subito gli vengono in mente Casini, Fini e Prodi. Sono tutti dei non  – innovatori. E allora si chiede: «Che sia una caratteristica dei politici emiliano-romagnoli? »

Renzi scombina i giochi all’interno del Pd – All’interno del suo partito sono già in tanti ad attaccarlo. Lo accusano di non avere l’autorevolezza necessaria per guidare il paese e di non avere un programma. Lui risponde dicendo che sarebbe riduttivo elencare tutti i suoi progetti. Un’idea chiara però Renzi sostiene di averla: continuità con l’agenda Monti. Poi c’è chi lo attacca di avere troppi incarichi: Renzi vorrebbe essere sia sindaco sia candidato alla guida della Pd. E il primo cittadino di Firenze risponde di fare grandi sacrifici, ma di non trascurare la sua città. In caso di dubbio, il sindaco invita chi lo accusa a controllare le carte di Palazzo Vecchio.

Il bacio della morte – Renzi però non è vittima solo del fuoco amico di D’Alema e Bersani, ma anche di Silvio Berlusconi che sostiene di riconoscere nelle sue parole il programma del Pdl. Questa affermazione potrebbe spingere i moderati a votare Renzi, ma allo stesso tempo rischia di alienargli le simpatie dei democratici anti berlusconiani. Renzi risponde di essere lontanissimo da Berlusconi che secondo lui andrebbe rottamato, dato che è in politica da quasi due decenni.

L’elettorato a cui Renzi si rivolge – «Egli  – ricorda il prof. Pasquino –  ha un suo programma che offre agli italiani». Non si rivolge strettamente ai fedeli del Pd, ma a chiunque apprezzi le sue idee. Questa apertura fa paura agli altri candidati alle primarie. Per questo nel partito si discute oggi non solo e non tanto di legge elettorale, ma di regole su chi può votare per scegliere il candidato premier. La vecchia guardia del partito teme che elettori di destra prendano parte alla selezione interna al Pd e ne condizionino l’esito. Anche nel Pdl però c’è chi ha paura di Renzi candidato premier: Silvio Berlusconi non potrebbe più accusare la sinistra di essere comunista e antimeritocratica. Ma al Pdl manca uno come Renzi? «Una domanda difficile – conclude il docente di Bologna – ma sicuramente il Pdl un suo Renzi lo aveva trovato con Angelino Alfano, ma è rimasto un’altra volta schiacciato dalla persona di Silvio Berlusconi».

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