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Elisabetta Terigi

Non sono gli italiani ad aver vinto, ma i tedeschi a voler perdere. La sinistra in Germania ha paura che il proprio paese diventi di nuovo troppo potente: così potrebbe non essere simpatico alle nazioni vicine e le conseguenze sarebbero disastrose. Vincente nell’economia e nello sport, sarebbe semplicemente troppo. Per questo motivo c’è chi, addirittura, si è augurato la sconfitta della nazionale di calcio agli Europei di Polonia Ucraina. Questa l’interpretazione dei fatti di Jan Fleischhauer, editorialista dello Spiegel online, già noto agli italiani per il suo articolo al veleno scritto all’epoca della Costa Concordia, quando sentenziò che gli italiani sono un popolo di Schettino e che una tragedia simile poteva accadere solo in Italia.

Niente più bandierine nero – rosso – oro sulle auto. Anche queste possono essere usanze pericolose. I più zelanti tra gli anti nazionalisti hanno tolto – scrive sempre Fleischhauer – le bandierine tedesche dalle vetture lasciando però un bigliettino con spiegazione:

Caro autista,

Ho tolto la Sua bandiera della Germania. Non importa per quale motivazione l’ha messa, produce comunque del nazionalismo.

Nessuno ha chiesto alla squadra tedesca di non fare goal, ci mancherebbe altro. Ma chi non ha pensato alle possibili negative conseguenze di un dominio assoluto della Germania anche nel pallone? Si domanda sempre Fleischhauer. Dopo la Grecia, le squadre rivali sarebbero state Italia e Spagna, i paesi d’Europa con più problemi economici e che già covano sentimenti anti tedeschi a causa dell’odioso spread. Un’ennesima vittoria tedesca, sarebbe stata insopportabile. Questi i timori di una certa Germania, quella della sinistra, che però non corrispondono alla realtà secondo il giornalista del settimanale: i tedeschi sono invece, sempre secondo lui, molto più amati di quanto loro stessi pensino: all’estero più che l’azione tedesca, si teme infatti la loro non azione. Questo un modo alquanto originale di spiegare gli errori della propria nazionale. Non volendo ammettere forse la sconfitta sul campo per la bravura altrui, la si spiega come un complesso psicologico che va dalla realtà politica alla calcistica.

Una squadra che non si aspettava di perdere. Questo il vero motivo per cui la sconfitta si è trasformata in maledizione, incubo, trauma da superare. La nazionale perde e i tedeschi piangono. È stata una vera delusione per loro che aspettavano da sei anni die Rache, la vendetta. Così non è stato e i giornali tedeschi riportano titoli catastrofici come: Wir weinen, ‘noi piangiamo’ era l’apertura di Bild dopo la sconfitta. Gli fa eco la Süddeutsche Zeitung e tante altre testate che riportano il commento del mister tedesco Joachim Löw: “Nello spogliatoio ora scorrono lacrime”. Piangono perché non sono riusciti a portare a casa la vittoria, ma soprattutto perche il gioco italiano non è più il catenaccio, ma in attacco, come piace a loro.  Dovere ammettere però che a vincere è stato chi è più bravo di loro, è difficile, molto difficile.

Ci sono però anche lacrime false. E la stampa tedesca, la Süddeutsche Zeitung ma non solo,  ora si preoccupa di informare i connazionali rimasti a casa come le lacrime di una tifosa, che hanno fatto il giro del mondo in tv, dopo le due reti di Balotelli siano il risultato di un clamoroso falso, di un montaggio costruito ad hoc dalla regia televisiva di Euro 2012. Ci saranno le indagini da parte di ARD che vuole delle spiegazioni. Si chiede infatti che le immagini montate senza rispettare la cronologia siano per lo meno indicate agli spettatori.

I tedeschi perdono, ma impazziscono per Balotelli.  Su tantissimi giornali tedeschi non manca però l’articolo dedicato all’attaccante italiano che ha messo ko la Germania. Die Zeit lo definisce l’anarchico con la cresta: difficile, pigro e imprevedibile. A suo riguardo però sono i muscoli, esibiti dopo la seconda rete, il tema più discusso sui siti dei giornali.  Sempre Der Spiegel, stavolta su facebook, si è fatto promotore di un’originale iniziativa: provare a imitare l’attaccante italiano nel mostrare i muscoli. Ha invitato i lettori a postare le foto per poi valutare il risultato. Il commento in fondo pagina era “Noi siamo meglio di Balotelli, perché non abbiamo fatto nessun goal alla Germania”. Ma non avete nemmeno i suoi muscoli, verrebbe da aggiungere.

Commenti

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9 Comments

  1. pifo luglio 1, 2012 Reply

    Probabilmente esiste una distanza assoluta tra “immergersi nel tedesco” e la capacitá, che molti noi italioti credono innata, di ” saper raccontare i tedeschi”.
    Distanza assoluta ma non incolmabile … se solo si é disposti ad un pochino di lavoro e di modestia in piú.
    Il lavoro e la modestia che ad esempio esigono, per onestá intellettuale, i sofisticati pezzi di Fleischhauer.
    Ma non se abbia a male e la veda dal lato positivo: la Predazzi e la Vannuccini, con piú di 10 anni di corrispondenza da Berlino, hanno saputo fare “appena meglio” di lei nel loro “Piccolo viaggio nell´anima tedesca”. Quindi Lei ha tutto il tempo che le occorre per migliorare.
    Saluti.
    P.S. La sintassi del pezzo forse merita … una revisione.

    • Author
      eterigi luglio 1, 2012 Reply

      Gentile signor Pifo,

      Leggo con interesse le sue osservazioni, ma le faccio presente che non sono solo io ad aver notato la particolarità – se così la vogliamo chiamare – dei pezzi di Fleischhauer. Giornalisti molto più in alto di me (e Lei avrà già capito a chi mi riferisco) hanno scritto su di lui qualche mese fa all’epoca della Costa Concordia.
      Quanto al libro che mi suggerisce, lo conosco benissimo e lo trovo geniale, ma di corrispondenti ce ne sono tanti altri come Roberto Giardina, Danilo Taino e Paolo Lepri.
      Per quel che mi riguarda posso dire che osservo, penso e scrivo. Faccio il mio mestiere con assoluta umiltà citando più fonti. Ho vissuto in Germania per diversi anni e amo questo popolo, ma cerco sempre di vederne anche gli aspetti che piacciono di meno.

    • Author
      eterigi luglio 2, 2012 Reply

      L’ironia di Fleischhauer è sottile e per capire bene i suoi pezzi bisogna arrivare fino in fondo. Questo lo so, ma quel che voglio dire è un’altra cosa: talvolta fare degli attacchi così duri può essere pericoloso in un’epoca come la nostra,nella quale si va sempre di fretta. Non concorda? Grandi giornali italiani ci hanno sbattuto il naso! E ne è venuto fuori quasi un caso diplomatico… io dico: la notizia in testa, sempre!

    • il Bureau luglio 2, 2012 Reply

      Gentile Pifo,

      ogni opinione è benvenuta su questo blog. Preferibili quelle garbate. Molto amate quelle non astiose.
      Elisabetta Terigi, che non ha bisogno della mia difesa in quanto germanista, giornalista praticante e persona intelligente, scrive i pezzi con estremo rispetto della materia che tratta e dei lettori.
      Lo fa documentandosi, argomentando e, soprattutto, ascoltando con generosità e scrupolo ogni consiglio le venga dato. Anche quelli dati con zelante paternalismo, presunzione intellettuale o goffo sarcasmo.
      Non sono un’esperta di Germania, men che meno di Fleischhauer, ma l’analisi che fa Elisabetta mi sembra più che sensata, decisamente onesta intellettualmente.

      Cordialmente,
      Valentina

      P.S.: proprio su questo blog dovrebbe trovare un articolo sull’uso dei puntini. E dello spazio tra i puntini.
      Mi permetto di aggiungere che ALT + ~ + “e” + “e”/”a” le permette di accentare correttamente le “a” e le “e”. Anche quando si ha a che fare con una tastiera straniera.
      Sa, la forma non è solo un fatto di sintassi.

  2. saretta luglio 2, 2012 Reply

    Non capisco la critica fatta qua sopra. Bell’articolo!
    Non siete un blog incentrato sugli esteri, ma quando li trattate, lo fate in modo interessante… grazie!!

  3. pifo luglio 2, 2012 Reply

    Sig.ra Elisabetta,

    per non rischiare di essere giudicato male sarò costretto ad essere prolisso. Spero che Lei abbia la pazienza di leggermi sino in fondo.
    Lacrime ed un po’ di invidia, comportamenti e reazioni più che comuni all’ indomani di una sconfitta sportiva in uno sport popolare come il calcio. Sconfitta sportiva che nella sua banalità provoca la solita effimera fioritura di articoli e commenti giornalistici per lo più prevedibili e routinari, come se ignorassimo che, in ogni paese del mondo, la gran parte della carta che si stampa all’ indomani di un qualsiasi evento sportivo fosse solo carta sprecata e le parole scritte solo “inchiostro versato sull’acqua”.
    Quando e’ la Germania a perdere contro una nostra squadra pero’ la banalità e la ovvietà di quanto siamo sicuri di trovare, non ci dissuade dalla tentazione di rimestare egualmente nel cestino della carta straccia alla ricerca di indizi e di elementi per sostenere quella che, nella nostra personale versione, e’ spesso solo una variante della tesi nazionale più diffusa: ogni sconfitta di qualsiasi tipo e contesto, dallo sportivo al politico, e’ vissuta in Germania come una ferita inflitta al proprio inguaribile nazionalismo, un manifesto senso di colpa, una provata prova di colpevolezza. Un corollario abbastanza diffuso di questa tesi e’ il seguente: I tedeschi non saranno mai sufficientemente severi nei confronti del proprio nazionalismo.
    Se la tesi e’ questa vale la pena allora raccontare le ardite e solitarie invenzioni retoriche di Fleischhauer ed affiancare nella nostra rassegna la Bild alla SZ, perché e’ molto rassicurante per noi l’idea che il tedesco si senta cosi profondamente e giustamente punito nel suo peccato originale, e’ un topos narrativo che partendo dall’ Edmund dodicenne suicida di “Germania anno zero”, ci piace visitare e rivisitare con puntualità, come per il bambino la fiaba della sera.
    E se invece questa (come lascia intendere Fleischhauer) fosse solo una nostra proiezione? Una nostra costruzione? Una nostra necessita’ che non ha nessun riscontro nella realtà oggettiva dei fatti ma che invece trova ascolto nella ricettività di alcuni tedeschi? (come ad esempio in quella di Helmut Schmidt, rispettato ex cancelliere, la cui opinione pero’ non rappresenta affatto quella della intera SPD).
    Raccontare i tedeschi e la loro stampa non significa allora tentare di uscire fuori da questo labirinto di specchi per le allodole italiane e cercare di collocare criticamente, con originalità e con personalità i vari elementi in quelli che crediamo essere le loro giuste prospettive?
    Vuole raccontare anche gli aspetti che potrebbero piacere meno? Fantastico!
    E allora, se mi permette, ascolti qualche consiglio e lasci stare i commenti sportivi ad uso e consumo degli italioti in cerca di compiacimento e di Schadenfreude. Parli ad esempio dello smisurato conformismo sociale che caratterizza le élite tedesche. Parli dei mostri pedagogici che caratterizzano le scuole primarie di questo paese, mostri censurati dalla stessa UNICEF. Parli della mobilita’ sociale ridotta che affligge la Germania, specie se confrontata alle grandi democrazie europee. Parli della costosissima sanita’ privata che non riesce sostanzialmente ad essere migliore della nostra scassatissima pubblica. Parli del neoliberismo che nonostante le disgrazie globali continua a fare proseliti anche a sinistra, in questo paese. Parli della ostinata resistenza al multiculturalismo che questo paese oppone in certi ambiti istituzionali , nonostante sia da decenni paese di immigrazione e parli del relativismo culturale che di converso si manifesta in modalità spesso ridicole nei gruppi più’ abbienti. Parli del “fighettismo” rampante FDP e della campagna che questo conduce contro lo stato sociale in Germania. Parli infine dello strapotere dello Jugendamt, dei disastri giuridici dei quali e’ responsabile e delle critiche che ha attirato su di se dallo stesso parlamento europeo.
    Non e’ una questione di competenze linguistiche che Lei, sono sicuro, ha ben superiori alle mie ma di “capacita’ di risonanza” che, con quanto ha scritto sopra, Lei dimostra di non avere ancora, come hanno dimostrato di non avere saputo sviluppare la Vannuccini e la Predazzi nel loro libercolo, nonché, credo, di metodo, il metodo che ad esempio costo’ alla Germaine Tillion quasi 40 anni di “laborioso ed umile” raffinamento per portare il suo Ravensbruck alla versione conclusiva.
    La ringrazio dello spazio che mi ha concesso, leggero’ con interesse la sua risposta se vorra’ concedermene una ma non replichero’ ancora perche’ non ho altro da aggiungere e soprattutto perche’ credo di aver gia’ abbastanza abusato di uno spazio che non mi appartiene.
    Con rispetto e simpatia
    Pifo

    P.S.
    I miei appunti alla sintassi utilizzata non erano assolutamente dettati da sarcasmo ma da una sincera difficoltà di letture. Anche io d’altra parte, rileggendo il mio commento, mi accorgo di aver dimenticato una preposizione, rendendo cosi’ un pochino “arduo” il passaggio.

    • Author
      eterigi luglio 2, 2012 Reply

      Gentile signor Pifo,
      Le rispondo molto volentieri e sono sempre contenta di poter discutere in modo franco, chiaro ma con profondo rispetto. Franchezza e rispetto sono per me essenziali, dal momento che evito sempre di giudicare (la conoscenza umana è – per sua definizione – parziale). Diverso è dare opinioni che d’altronde è anche uno dei fini del blog, esercizio non paragonabile all’attività di un giornale che primariamente informa. È difficile trovare persone con passioni e conoscenze specialistiche e con interesse affini ai miei e devo dire che è stimolante il dialogo qui istauratosi. Condivido i suoi spunti e le sue osservazioni, ma purtroppo dobbiamo fare i conti con le circostanze di pubblicazione. Il bureau non è un blog incentrato sugli Esteri e tanto meno sulla Germania. Quando posso cerco di unire l’utile al dilettevole, ma non è facile far quadrare tutto: esigenze editoriali, tempi di pubblicazione e interesse del pubblico. Tento sempre di trovare argomenti che possano incuriosire i lettori del blog. Ci sono d’altra parte – è verissino – temi interessantissimi che però non ottengono feed back sufficientemente buoni: la Germania è una miniera di risorse dal passato alla più stringente attualità! Ecco qualche esempio: la comunità russa in Germania e come si è integrata nelle differenti città, il sistema universitario tedesco – che, purtroppo o per fortuna, conosco per esperienza personale – o i profondi legami politici e economici tra Russia e Germania. Sono solo alcuni esempi, ma per certi argomenti bisogna trovare le sedi giuste, altrimenti si rischia di fare peggio. Questa la mia modestissima opinione,

      Contenta del chiarimento,

      Mit herzlichen Grüßen,

      Elisabetta

  4. uite luglio 2, 2012 Reply

    Stiamo leggendo un post su un blog che tratta tematiche svariate, senza la presunzione di ospitare saggi di sociologia. Mi sembra abbastanza naïve e pretenzioso sostenere che sarebbe meglio commentare le reazioni al risultato di una partita di calcio andando a scomodare l’organizzazione del servizio sanitario tedesco o analizzando le linee di pensiero di correnti dell’SPD. Sinceramente non comprendo il desiderio pedagogico del signor Pifo. Se l’articolo avesse discusso le tematiche da egli citate, quasi sicuramente non l’avrei letto, ma naturalmente sono solo “un italiota in cerca di compiacimento”.

  5. domenico maggio 16, 2013 Reply

    Questo è il blog giusto per tutti coloro che vogliono capire qualcosa su questo argomento. Trovo quasi difficile discutere con te (cosa che io in realtà vorrei… haha). Avete sicuramente dato nuova vita a un tema di cui si è parlato per anni. Grandi cose, semplicemente fantastico!

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