nobel europa

di Paolo Costa

In quest’epoca confusa, L’Unione europea è raffigurata spesso nell’opinione pubblica come una matrigna la cui ineluttabile volontà ci costringe a sacrifici ignobili e assolutamente non ritrattabili. Per qualsiasi manovra lacrime&sangue, per ogni provvedimento frustrante e recessivo, la scusa è una, e una sola: ce lo chiede l’Europa.

Ma non è solo questo l’Unione europea, perdìo! E oggi il Comitato del Premio Nobel l’ha voluto finalmente riconoscere, assegnando il Nobel per la pace di quest’anno proprio all’Unione, dando merito al suo impegno ormai sessantennale per la riconciliazione fra i Paesi, la costruzione e il mantenimento della pace. In molti si interrogano su questa decisione. D’altronde fra i 27 Paesi membri dell’Ue, si enumerano svariati Stati tradizionalmente “interventisti”, per così dire, che si sono accodati volentieri, negli anni, alle imprese del colosso guerrafondaio per eccellenza, gli USA.

Tuttavia, pur nel contesto della guerra fredda, da quando esiste, l’Unione europea ha garantito la pacifica convivenza dei popoli europei come organizzazione sovranazionale. Come evidenziato dallo stesso comitato per il Nobel, l’Unione negli anni ha riportato numerosi risultati in termini di pacificazione, democrazia, difesa dei diritti umani. Aver ricongiunto Francia e Germania, storicamente nemiche, fu il primo di una serie di risultati, sancito dalla firma del Trattato dell’Eliseo nel 1963 da parte dei due leader politici Charles de Gaulle e Konrad Adenauer. A seguire, l’adesione all’Unione delle restaurate democrazie di Grecia, Spagna, Portogallo costituì una conquista storica per i sostenitori della democrazia, che diventava così uno dei requisiti essenziali per accedere alla prosperità offerta dall’integrazione europea. Sarebbe scorretto, inoltre, scordare il ruolo essenziale dell’Ue dopo la caduta del muro di Berlino, con l’integrazione saggia, paziente ben preparata dei dieci Paesi dell’Est Europa, segno di riconciliazione fondamentale di un continente dilaniato per decenni dalla cortina di ferro.

Infine, bisogna essere oggettivi nell’affermare lo sforzo convinto delle istituzioni europee nel dialogo con la Turchia, ma soprattutto con i Balcani, il cui recente conflitto ha fatto temere il ritorno della violenza come metodo di risoluzione dei conflitti, e che verranno invece gradualmente ricongiunti ad un’Europa finalmente riunita. Insomma, dell’Europa si dice spesso un gran male, e talvolta anche a ragione, visto che a volte in nome dei “conti in ordine” non si bada alla sofferenza sociale e umana che le misure economiche di rientro dei debiti comportano. Ma è importante ricordare anche quello che nel settore viene definito come il prezzo della “non-Europa”, nel senso di evidenziare le eventuali mancate opportunità conseguenti al non aver inventato strutture deputate all’integrazione europea. L’assegnazione del premio Nobel di oggi ci rende l’eventuale costo della non-Europa più evidente, facendoci venire il dubbio tutt’altro che surreale che, nel caso non ci fosse stata, l’Unione europea non avrebbe potuto garantire ciò per cui oggi viene premiata: la pace, condizione indispensabile per sviluppo e prosperità. Il tentativo di far nascere un sentimento di fratellanza e solidarietà fra i Paesi europei, prima che a logiche economiche, risponde a un bisogno di pace, a cui ogni giorno la nostra storia chiede di adempiere.

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5 Comments

  1. Fausto Renzo Di Rupo ottobre 13, 2012 Reply

    Sono sconcertato da questo articolo.
    Come si fa ad asserire quanto segue ” con l’integrazione saggia, paziente ben preparata dei dieci Paesi dell’Est Europa”.
    Sconvolgente se si pensa alla speculazione delle delocalizzazioni in Romania, sconvolgente se si pensa al divario sociale, dei diritti e retributivo che opprime quei Paesi e che mette sotto ricatto noi.
    Sconvolgente se si pensa alla bancarotta Ungherese.
    Mi auguro che stia scherzando sig. Paolo Costa.
    Questa Europa delle Oligharchie, questa Europa mai nata per i popoli che la compongono, questa Europa del Trattato di Lisbona fatto in fretta e furia per fermare il fallimento dei referendum popolari che bocciavano il trattato costitutivo di Roma.
    Questa Europa dei Paesi Nordici che stanno divorando le risorse di Spagna, Grecia, Italia e Portogallo con la scusa del debito.
    Questa Europa dell’Inghilterra che si chiama fuori dal rischio dell’Euro (un vero aborto) ma approfitta dello spazio doganale comunitario del Trattato di Schengen.
    Nobel per la pace? La pace dei Banchieri e della Finanza speculativa.
    Sono indignato da questo articolo da libro di testo degno delle Scuole Elementari di decenni addietro.

    • Paolo Costa ottobre 13, 2012 Reply

      Tralasciando volutamente il riferimento alle Scuole Elementari, che mi pare poco attinente al contenuto dell’articolo, e l’indignazione, che pure mi pare legittima nel rispetto delle varie opinioni, andrei piuttosto all’analisi delle varie critiche che tu giustamente poni, e che io non sottovaluto nella mia valutazione complessiva dell’Unione Europea, ma che non posso esaurire nello spazio di un articolo su un argomento ben specifico.

      L’allargamento ai Paesi dell’Est è un argomento che mi appassiona molto, perché presenta tutta una serie di caratteristiche peculiari che lo differenziano dai precedenti: per la tempistica, la qualità e la quantità dei Paesi coinvolti. L’Unione ha avuto un ruolo essenziale nel socializzare i Paesi dell’Est alla dimensione europea, finanziando specifici progetti di ammodernamento, rinforzando le strutture amministrative di modo tale che potesse reggere il peso dell’acquis communataire, integrandole gradualmente nelle istituzioni europee. Le disuguaglianze che tu denunci, e la cui denuncia io condivido, non sono imputabili all’Unione Europea, ma piuttosto al passaggio storico dal controllo statale dell’economia, tipico delle dittature, alla competizione del libero mercato, che hanno, di fatto riprodotto e accentuato delle differenze sociali che già preesistevano in quei Paesi. La lotta alle disuguaglianze, la redistribuzione della ricchezza era ed è compito dei governi nazionali, scarsi avanzamenti sono imputabili a loro.

      Lo stesso vale per la bancarotta Ungherese onestamente.

      L’errore metodologico fondamentale che si fa ogni volta che si parla di Unione Europea temo sia sempre quello: dare la colpa di tutto all’Unione. Ci sono delle critiche che possono essere rivolte anche all’UE, questo non lo nego, ma mi sembrano più riferibili ad una determinata gestione dell’Europa attuale, legata soprattutto alle imposizioni contingenti di Mamma Germania e della signora Merkel, piuttosto che ad un quadro di obiettivi generali dell’Unione. Non rientra fra questi affamare la Grecia o la Spagna, per esempio, e io sono anche fortemente contrario! Ma questo dire insistentemente “ce lo chiede l’Europa” come scusa per ogni manovra recessiva è, per l’appunto, una scusa!

      Se invece facciamo una valutazione complessiva dell’integrazione europea dal suo inizio a oggi, possiamo riconoscere serenamente che essa ha contribuito a pacificare un continente. E in questo Banchieri e Finanza c’entrano molto poco

  2. Fausto Renzo Di Rupo ottobre 13, 2012 Reply

    Mi scuso per l’errore di battitura “oligharchie”, ovviamente inendevo scrivere oligarchie.
    Chiedo nuovamente scusa per l’errore.

  3. Scott ottobre 15, 2012 Reply

    Complimenti, un articolo che mi riconcilia con IlBureau. La virata populistica delle ultime settimane non mi era piaciuta proprio…

    • Roberto Morelli ottobre 15, 2012 Reply

      Virata populistica?!?
      Hai appena oltraggiato la nostra maestà… te ne rendi conto?

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