Grandi manovre

di Roberto Morelli

La manovra economica che il governo sta tentando (a più riprese) di varare è affascinante e al contempo curiosa, come una donna che tenta di parcheggiare: esito incerto, futuro imponderabile. Tra la pioggia torrenziale di goffe pseudo proposte per la salvezza dell’italico stivale sono circolate, nei giorni scorsi, delle autentiche gemme di follia. Tra l’altro a molti saranno certamente sfuggite, dato che durano in media (prima della puntuale smentita), circa un’ora.

La parte più divertente che ho sentito finora sono le cosiddette norme “anti evasione”: e chi dovrebbe lottare contro l’evasione, il Pdl? A parte il fatto che ho i miei legittimi dubbi sul fatto che gli evasori abituali – quelli veri, quelli in giacca, cravatta e studio privato, non il barbuto simil-comunista del ridicolo spot governativo -, votino a sinistra, ma ad ogni modo mi chiedo: può una coalizione politica guidata da Silvio Berlusconi cianciare seriamente di lotta all’evasione senza scoppiare a ridere un secondo dopo? Ma stiamo parlando dello stesso imprenditore milanese che fino a metà degli anni ‘90, attraverso la Fininvest, controllava 64 società off-shore nei paradisi fiscali di mezzo mondo? Lo stesso Silvio Berlusconi che nel 2002 ha depenalizzato il falso in bilancio? Lo stesso Cavaliere che nel 2004 (ma l’ha ripetuto 100 volte almeno negli anni successivi) affermò che: «C’è una norma di diritto naturale che dice che, se lo Stato ti chiede più di un terzo di quello che hai guadagnato, è una sopraffazione. Allora ti ingegni per trovare dei sistemi elusivi o addirittura evasivi che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità, e che non ti fanno sentire colpevole». Allora, un terzo è il 33% di tasse, attualmente la pressione fiscale ha superato il 43%. A questo punto, già che siete intelligenti, traete le conclusioni da soli.

Un altro provvedimento a suo modo geniale (durato ben 48 ore prima che, fischiettando e roteando gli occhi con indifferenza, lo si cassasse) era quello per cui gli anni universitari non si conteggiavano nel calcolo della pensione d’anzianità. Sulle prime sono stato colto da smarrimento e sorpresa. Di solito la gerontocrazia italiana mostra volentieri il dito medio ai giovani, ma lo fa con un certo stile: da dietro ma soavi, quasi non te ne accorgi. Qui invece eravamo proprio al: «Vuoi studiare, piccolo giovane stronzetto? La pagherai cara!». Un invito distopico al popolo del futuro: si prega cortesemente di restare bue (ma votare, votare e ancora votare). E ora, per non dilungarmi troppo, perle in ordine sparso. I presidenti delle mini province che, rischiando a breve di dover lavorare, starnazzavano isterici: «O tutte o nessuna! O tutte o nessuna!», meravigliosamente asilo. Viva l’Italia. Sindaci di paesini di 200 abitanti (tutti vecchi pensionati) che prospettavano l’apocalisse: «Che ne sarà dell’identità italiana! Che ne sarà della cultura e della tradizione!», paraculi forever. Viva l’Italia. Scilipoti che vuole una manovra in cui: «Sarebbe opportuno inserire alcune riforme che mi permetto di suggerire al Ministro Tremonti e al Governo per la manovra finanziaria», e sticazzi! Viva l’Italia.

L’on.Luigi Cesaro che, sulla cancellazione delle feste patronali, è stato travolto da una crisi mistica: «Ritengo inammissibile chiedere a S.Gennaro di spostare il suo miracolo», per carità, San Gennaro sempre sia lodato. Viva l’Italia. In ultimo l’Europa e la Bce, che tenerezza, pensavano d’aver a che fare con un paese serio, ma purtroppo per loro non ci conoscono abbastanza… Già trent’anni infatti il quadro generale della situazione era piuttosto chiaro, con un Ciriaco De Mita d’antan che, parlando con un giovane Massimo Gramellini, dichiarava: «Più merito e meno sprechi, più competizione e meno raccomandazioni. Sono assolutamente d’accordo. Però le devo precisare che per realizzare queste riforme in Italia non bastano le leggi. Ci vogliono i carri armati. Infatti l’unico che le ha messe davvero in pratica è stato il Cile di Pinochet». Di validi dittatori, all’orizzonte, purtroppo non se ne vedono. Quasi quasi mi accontento della Merkel.

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