Elezioni in Russia

di Elisabetta Terigi

Tempo di campagna elettorale in Russia. Il quattro marzo si vota per eleggere il presidente della Federazione. E intanto si protesta. Manifestazioni contro Putin sono puntualmente seguite o affiancate a quelle pro Putin. Una prova di muscoli e di democrazia che vuole mettersi in mostra, ma che non sembra essere sostanziale. I candidati per le presidenziali sono cinque. Oltre a Vladimir Putin, già eletto nel 2000 e nel 2004 e dal 2008 primo ministro, si presenteranno Sergei Mironov, Mikhail Prokhorov, Vladimir Zhirinovskij e Gennadij Zjuganov. Nonostante la scelta tutti sanno che non ci sarà battaglia. A vincere sarà comunque lui, l’ex agente del Kgb pietroburghese.

Ma chi sono gli sfidanti dello zar dagli occhi di ghiaccio? – Mironov, da sostenitore di Vladimir Putin, è diventato suo concorrente. Nel 2004, quando si candidò alle presidenziali, si espresse a favore di colui che invece doveva essere il suo rivale. L’episodio non giocò certo a suo favore. Adesso però sembra avere imparato. Fondatore di Russia Giusta, per dieci anni, dal 2001 al 2011 è stato presidente della camera alta del parlamento nazionale, ma ora – almeno a parole – sostiene gli oppositori di Russia Unita. Prokhorov è un ricchissimo oligarca, cresciuto e affermatosi all’epoca di Boris Eltsin. Gestisce imprese nel settore minerario, bancario, delle nanotecnologie e recentemente anche nei mass media, nell’edilizia e nello sport (è infatti anche proprietario della squadra di basket dei New Jersey Nets).  Con 18 miliardi di dollari è il terzo uomo più ricco nel suo paese e uno dei più ricchi del mondo. Zhirinovskij, kazako e con il padre ebreo polacco, è l’attuale vicepresidente del parlamento russo e leader del partito Liberal Democratico. È famoso per i toni populisti e reazionari e, nonostante le sue origini, è antisemita. Famosa la sua frase: «Perché dovrei respingere il sangue russo, la cultura russa, la terra russa e innamorarmi degli ebrei, solo per una singola goccia di sangue che mio padre ha lasciato nel corpo di mia madre?». Ed infine Zuganov, leader del Nuovo Partito Comunista russo dal 1993. È sempre stato un critico della politica di cambiamento di Michail Gorbaciov e rappresenta l’anima nostalgica che rimpiange le sicurezze dell’epoca sovietica. È sempre stato contrario alle privatizzazioni dell’epoca di Eltsin e, grazie all’esperienza di lungo corso, ha avuto grandi successi nelle tornate elettorali a metà degli anni ’90, anche se non è mai riuscito ad imporsi.  Altri personaggi del panorama politico russo si sarebbero voluti candidare per le elezioni, ma sono stati respinti a causa di alcune irregolarità rilevate nella raccolta delle firme.

Rivali poco credibili, ma il vento in Russia è cambiato –  C’è un’altra aria, ormai è chiaro. Lo si è visto già alle elezioni parlamentari di dicembre. Allora l’affluenza era stata bassa (circa il 60 percento), segno forse di un disinnamoramento dei russi nei confronti della politica, o almeno di un certo tipo di politica. La vittoria di Russia Unita (il partito di Putin e Medvedev – l’attuale presidente russo) era stata di misura, superando di poco la maggioranza assoluta. Per un partito che è abituato a percentuali da plebiscito questa modesta vittoria aveva avuto quasi il sapore di una sconfitta. Lo stesso Gorbaciov a dicembre parlò di elezioni non oneste e all’agenzia Interfax dichiarò: «I leader del Paese devono riconoscere che ci sono state numerose frodi e manipolazioni, e la comunicazione dei risultati non riflette la volontà degli elettori».

Il quattro marzo prossimo dunque si torna a votare e si pone un grande interrogativo: come farà il nuovo presidente, senza un largo consenso, a tener testa ad un paese diviso da mille diversità etnie e con infinite contraddizioni interne? Un paese, che non ha mai conosciuto veramente la democrazia ed è stato sempre caratterizzato da un potere centrale forte, ora si appresta a vivere una nuova fase storica. Se si escludono sorprese dell’ultimo momento su chi sarà il presidente per i prossimi anni, resta però l’incognita delle percentuali. Ci si domanda se Putin riuscirà a vincere al primo turno e se ci saranno – come in realtà si prevede – brogli.

La gente si ribella – Poco prima di Natale, quando ricorreva l’anniversario dei vent’anni dalla caduta dell’Unione Sovietica, a Mosca e nelle principali città russe infiammava la protesta. Le rivolte continuano anche adesso. Si scende in piazza nonostante le temperature polari, la sete di democrazia e libertà, oggi come allora, è troppo forte. Ma il leader del partito di maggioranza non vuol certo stare a guardare e si è già messo all’opera, per mettere in campo manifestazioni a suo sostegno. Se la gente in piazza non è abbastanza, non c’è problema: i manifestanti armati di cartelli veri ed entusiasmo finto si pagano. Lo si legge su diverse testate on line come gazeta.ru oltre ai tanti blog e ai tag dei social network che ormai sono diventati il volano del dissenso.  Sembra di vivere un momento surreale, di viaggiare a ritroso nel tempo, di vedere un film di epoca sovietica quando la propaganda si infiltrava ovunque. La ricompensa per chi decide di scendere in piazza a sostegno di Russia Unita è di 800 rubli, ma c’è già chi protesta per essere stato pagato solo 750 rubli (che equivale a 1,2 euro in meno). A sostenere Putin si riesce a ricavare qualche soldo anche via web, mettendo qualche post a sostegno del partito del primo ministro, commentando sui blog o spuntando un “mi piace” su facebook o l’equivalente russo vkontakte.

Le rivolte dei pupazzi – In una porzione di mondo che sfugge al nostro modo di pensare, dove tutto è apparentemente permesso, mentre in realtà ogni dissenso è proibito, ci sono anche i pupazzi a “dire no”. È successo dalla Siberia alla Bielorussia, lo documenta un video di Reuters, pubblicato sul sito the Guardian. In queste regioni c’è chi ha pensato a disporre peluche e bambole con cartelli di protesta contro il probabile prossimo vincitore delle presidenziali russe. Ma anche questa rivolta non è passata inosservata. Pavel Vinogradov, attivista, organizzatore della particolare manifestazione del 10 febbraio scorso a Minsk, è stato condannato a dieci giorni di prigione. Che dire,  non resta che attendere cosa accadrà nei prossimi dieci giorni, ma una cosa è certa, ai russi, anche nella battaglia politica, l’originalità non manca!

Commenti

commenti

0 Comments

Leave a reply

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>