DECADUTO E SIAMO IN LUTTO

il bureau - marco viviani - il pinguino di herzog

Che paradosso, che coincidenza straordinaria il fatto che la decadenza di Berlusconi si sovrapponga a un lutto nazionale. Nelle stesse ore in cui lo shock per la tragedia di Lampedusa lasciava tempo e spazio per le riflessioni personali di tutti e la solita – ma almeno stavolta giustificabile – tiritera politica sulla legge che norma l’immigrazione, il senatore Silvio Berlusconi smetteva di esserlo, ma di tappi di spumante se ne sono sentiti pochi.

Forse è giusto così. In fondo, non c’è alcuna soddisfazione, non c’è gioia negli ultimi giorni dell’egemonia. Sarebbe da sciocchi felicitarsi sguaiatamente per la decadenza. Così come è stata terribilmente sciocca la vanteria con cenni scatologici da prima media da parte di Vito Crimi, il senatore cinquestelle che proprio non ha resistito dal mettersi in mostra su Facebook neppure in un momento, quello del voto in Giunta, istituzionalmente così delicato.

La verità è che al contrario degli antiberlusconiani a parole, immaginari, narcisistici e dell’ultim’ora di cui sono pieni gli schieramenti, compresi i più radical, chi davvero ha compreso fin dal 1994 la fatalità dell’amore dell’elettorato per Berlusconi ha sempre saputo che sarebbe finito soltanto quando avrebbe fatto tutti i danni possibili, sottratto alle nuove generazioni tutte le opportunità possibili. E questo niente e nessuno potrà restituirlo e probabilmente neppure compensarlo. Di certo non una battuta sulle flatulenze. Di certo le ragioni del nostro lutto sono doppie invece che dimezzate.

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