CSNCFUD

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di Matteo Pelliti

Lapis #20 (su Come Se Non Ci Fosse Un Domani)

Ecco un’espressione, un modo di dire, che ha ricevuto grande diffusione negli usi presenti ed ha superato, almeno per me, la soglia di quel “troppo” che, come da proverbio, “stroppia”: Come Se Non Ci Fosse Un Domani (da qui in poi CSNCFUD). Questo decasillabo ha una forma molto orecchiabile, quasi poetica, e la sua espressione si accompagna, quasi sempre, a un’intonazione ironica, il cui uso serve a rafforzare, in senso iperbolico, qualsisi affermazioni la preceda: mangiare nutella CSNCFUD, bere birra CSNCFUD, usare la carta di credito CSNCFUD etc. etc. (ogni eccesso, per essere devastante, dev’essere condotto CSNCFUD)

Il sorriso che genera, e accompagna, l’uso dell’espressione nasconde l’esorcismo del domani che manca, che cede. Cioè il terrore che quel domani, nei fatti, davvero non ci sia. Più aumenta l’incertezza sul futuro più ci ironizziamo sopra; più si allontana l’orizzonte della possibile realizzazione dei progetti di vita, più s’indulge nell’esaltazione di un eccesso, di una dismisura che, molto spesso, è più enunciata che praticata realmente. Perché anche quei comportamenti che, ironicamente, vengono etichettati dal CSNCFUD non ce li possiamo più permettere. L’espressione è, comunque, una sottosezione dell’iperbole (di cui si è già detto qui) che è uno tra i maggiori infestanti del linguaggio comune. Cercando antecedenti “alti” a questa formula che oggi appare quasi scaramantica, non si può non citare Orazio e il famoso  “Carpe diem” (Odi 1, 11, 8) nella sua forma completa: “carpe diem, quam minimum credula postero”, “cogli l’attimo, confidando il meno possibile nel domani”. Oppure la frase di Gandhi “Vivi come se dovessi morire domani, impara come se dovessi vivere per sempre” e, ancor più di “…di doman non c’è certezza” di Lorenzo il Magnifico, l’immortale canzone anni ’40 scritta da Consuelo Velázquez, “Besame Mucho” (“besame mucho / como si fuera ésta noche /la última vez.).

L’esperienza del “domani che manca”, inoltre, è stata rappresentata, al meglio e una volta per tutte, da un famoso e geniale film “filosofico” del 1993 di Harold Ramis, regista recentemente scomparso, Groundhog Day (in Italia “Ricomincio da capo“) nel quale Bill Murray può sperimentare tutta la libertà tragica del comportarsi davvero come se non ci fosse un domani, poiché prigioniero dell’eterno ritorno di una stessa e identica giornata. Oggi, nell’uso ironico e sovrabbondante di CSNCFUD riverbera tutta la fatica di viverlo quel domani, di costruirlo da capo, di dargli una direzione, un senso. Si segnala, infine, anche uno spostamento ulteriore (da qualitativo a meramente quantitativo) in certi usi per i quali CSNCFUD esprime semplicemente l’equivalenza con “molto, moltissimo, assai”: “Commentate e condividete questo post come se non ci fosse un domani”.

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