Credere all’hype? FKA twigs in concerto a Bristol

il bureau - Bobi Raspati - Note Dolenti

di Bobi Raspati

Quando nasce una stella siamo tutti portati a venerarla. Oppure a sperare che cada, pur di non sentirci costretti a studiare daccapo le costellazioni. Ma varrà la pena tanta fatica? Se non vivete su Marte, magari nei mesi passati vi sarà capitato di posare il vispo sguardo su una ragazzetta nera dalle acconciature bizzarre, che risponde al nome d’arte di FKA twigs. Io su Marte non ci vivo, ma da qualche tempo sto invece a Bristol, dove ho ereditato da mio zio proprietario terriero un’umile magione. E ho dunque avuto, giovedì scorso, l’occasione di vedere la stella nascente FKA twigs in carne e ossa. Ecco qualche nota riguardo alla tappa finale del suo tour, affiancata dalle solite considerazioni molto polverosissime.biglietto

Gli affezionati lettori della rubrica Note dolenti già conosceranno FKA twigs, visto che già la piazzai tra i migliori dischi del 2013, mesi e mesi or sono. Seppur in ascesa netta, la pulzella aveva partorito giusto due EP, otto pezzi appena (e dunque bravo io, e bravi voi che tanto cari mi leggete). Ai tempi del primo dischetto, parliamo del 2012, di lei niente si sapeva – non una foto, poche conferme riguardo alla sua carnale esistenza. La musica? Un R&B spettrale e disarticolato, interamente elettronico e freddissimo. Se non fosse per quella voce lì, invece calorosa e seducente, umana e fragile.

Passano manco otto mesi, ed esce un altro video, preludio a un sempre più bramato EP2. Il nome gira, eccome, e si fa trapelare che dietro quelle tracce ci sia tale Tahliah Barnett, ragazzetta di Cheltenham, pieno Gloucestershire. Mixed race, come si dice da queste parti qui, babbo giamaicano e mamma un po’ inglese e un po’ spagnola. Molto minuta, e molto determinata. Già danzatrice nei video di gente come Kylie Minogue e Jessie J, e per la tv. In agosto è la volta di ‘Water Me’, finora il suo pezzo più efficace e risolto:

La salita è rapida, rapidissima. Copertine, interviste, ma soprattutto la sua musica. Prodotta da lei stessa, spesso supportata dal grandissimo ArcaClaims Casino. Oppure accanto a inc., o a un pischello rapper visionario come Lucki Eck$:

Roba nuova? Non proprio, visto che riprende in larga parte intuizioni già messe in atto da Egyptrixx, KelelaNguzunguzu e Jessy Lanza (o quelle più terrene di James Blake e How To Dress Well). Come da copione, elettronica cerebrale e spezzettata, piena di malinconia e uggiosa. Come giustamente scritto dal bravo Mark Fisher, una musica che si porta sul groppone un’amarezza atavica, un calo tremendo, i segnacci di un sovraccarico emozionale e di un’overdose di edonismo. Il merito di FKA twigs è saper portare tanto fervore e tante stranezze a una sintesi per niente benevola, senza sacrificare niente, e assieme metterci faccia e corpicino, sangue e ventraglia. Insomma, la sua è una musica per niente facile, assai ricca dal punto di vista ritmico e a tratti ostica da quello armonico – eppure è roba popolare e ascoltatissima, assai più di quella robetta floscia che i vecchiacci dell’industria musicale italiana si ostinano a ribollire. Ma perché piace tanto, la nostra cara twigs?

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L’uscita di LP1, giunta a metà agosto, e cioè in quei giorni in cui la primavera inglese scivola bruscamente in un autunno piovoso e pieno di vento, scioglie ogni dubbio. Se il suono è vaporoso e mellifluo (seppur meno onirico e ostico che in passato), i testi e ancor più i vocalizzi grondano carnazza. La maschera esibita sui giornali e sui muri della città, gli eccessi postcoloniali e post-rave nel trucco e nell’abbigliamento fanno a cazzotti con tanto intimismo. Chi è allora FKA twigs, la diva sinuosa e inarrivabile del video di ‘Two Weeks’ o l’instancabile lavoratrice che non esce mai di casa e passa le serate londinesi a smanettare col mac? Sempre più, pare che le due parti si compenetrino, e si reggano a vicenda. FKA twigs è tanto autentica quanto più riesce a ripararsi dietro a un personaggio finzionale. Canta la sua sessualità e i suoi tormenti, e mitiga la crudezza del suo racconto con pose ascetiche e beat frigidi. Lavorare sodo per raccontarsi: ma per raccontare che, se non si ha altro da rappresentare che i tormenti del lavoro?

Tolto il vestito alla moda, il suono, rimane un R&B molto classico, diranno i noiosoni, e a voler esagerare il trip hop che fu: musica che invecchia in fretta, diranno, è tutta suono! Ma il punto è proprio che lasciarsi deperire è una gioia, una liberazione, se si è afflitti da tanta precarietà esistenziale, da tanta tristezza. Meglio lasciarsi sommergere dal presente, e dalle lusinghe della giovinezza.

Il concerto di FKA twigs è insomma un evento che si brucerà in un attimo, ed è la celebrazione di quest’attimo qui – l’astro di FKA twigs magari declinerà nel volgere di una stagione, ma ora siamo tutti qui a venerarla. Arrivo al Trinity Centre, che poi è una chiesa anglicana sconsacrata e soppalcata, che ospita una palestra e appunto un salone per la musica (per lo più dancehall e dub, ma non solo). L’età media è tutto sommato bassa, come si conviene, nonostante alcuni canuti guardoni – tra cui il vostro, va da sé. Droghe poche, il weekend è alle porte, ma c’è tanta trepidazione. Il palco è trafitto da un assortimento di lampadine e fari.

gig

Quando parte ‘Prelude’, tre musicisti prendono possesso dei pad: la musica – bassi, linee di synth, beat, campioni vocali della musa, persino tracce di chitarra – sono sminuzzati e attivati dalle bacchette per batteria. Ci sono sì un basso elettrico e una chitarra, ma si tratta di avvistamenti sporadici. Quando appare lei, si capisce invece bene l’andazzo: si alza infatti una parete di telefoni, e di grida. I bassi tuonano, la sua voce candida riverbera nel mix. Appena accenna un passo di danza, odalisca o reggaeton, le grida si infittiscono. Ancheggia, spalanca le cosce, alza le braccia e le lascia ondeggiare. Talvolta i suoi occhi trapelano dalla coltre di luci, e a noi guardoni batte forte forte il cuore (awwww).

Che dire dei pezzi, se non che l’esecuzione, almeno a questi volumi qui, appare più che solida? La scaletta la vedete qua sotto, cimelio fregato a una coppia di giornalisti asiatici: i pezzi vengono dagli EP così come dall’album. ‘Video Girl’ è il numero migliore, ‘Water Me’ rallenta e si svuota ancor di più, ‘Pendulum’ incanta, ‘Papi Pacify’ è una bella botta psichedelica. Twigs non è talkative, dice lei, eppure ci racconta che, insomma, a Bristol tiene un sacco perché veniva qui per i regali di Natale e perché c’è uscita col primo ragazzo. Quando canta ‘Kicks’, inno alla masturbazione, quasi si sfiora, ma è impacciata, e niente. La chiusa convince, ancor di più. Non c’è bis, nonostante ci si strappi quasi i capelli, attorno a me.

Credere all’hype? Sì. Viscerale e assieme candida, seducente eppure algida, pop ma assai sofisticata, ipermoderna e tecnologica, ma ancora confortevole: FKA twigs è forse la figura che meglio incarna la musica di questi anni qui, e la nostra società. Almeno per un po’.IMG_2900

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