caccia al lavoro il bureau

di Elisabetta Terigi

Una mattinata a Job Fair Firenze, la manifestazione che fa incontrare aspiranti lavoratori e imprese, nel 2012 si trasforma in un’amara occasione. Sono passati cinque anni dall’inizio della crisi. Alla fiera del lavoro, voluta da Confindustria, Camera di Commercio, Università degli Studi e Provincia di Firenze, quel che è in mostra è la porzione di società italiana rimasta fuori dal ciclo produttivo e, allo stesso tempo, troppo giovane per andare in pensione.

Da trentenne a Job Fair – Uno si aspetta di trovare concorrenti giovani, neo diplomati o appena laureati: dai 20 ai 24 anni al massimo. In realtà non è piacevole scoprire che non è così. A Job Fair ormai vengono persone di tutte le età che, almeno per un giorno, cavalcano più che una legittima aspirazione, un sogno: la realizzazione lavorativa. Sono tanti i candidati che vorrebbero prendere un posto di lavoro in fiera. Due anni fa a Job Fair Firenze vennero in 7mila e tra questi in 250, nei mesi successivi,  ottennero un contratto. Come nel 2011, anche quest’anno sono in tanti ad avere la speranza di essere in quella risicata percentuale che otterrà un’occasione: fosse anche per  qualche mese!

Job Fair è una competizione a chi arriva prima – Tra chi resta più a lungo di fronte al referente dell’una o l’altra azienda, tra chi ottiene una numero di telefono o una mail in più e tra chi strappa la promessa di essere richiamato la settimana successiva. Sono due giorni di colloqui no stop nella speranza di trovare la giusta collocazione. Job Fair nel capoluogo toscano esiste dal 1997, ha preso ispirazione dagli eventi organizzati nel mondo anglosassone e in quindici anni ha facilitato l’inserimento di tremila persone, come racconta l’organizzatore Paolo Fiorini.

Tra i tanti incontri di lavoro veri c’è anche il seriuos game, la possibilità di “simulare” un colloquio di lavoro. Lo scopo è quello di allenarsi nella disciplina più difficile: fare credere al responsabile delle risorse umane di essere il candidato ideale nel minor tempo possibile.

La folla – Tra uno stand e l’altro si passa a stento, anche se l’edificio che ospita la manifestazione, il Nelson Mandela Forum, è di 10mila metri quadrati. Sono venute a selezionare personale  una quarantina tra aziende ed enti, più e meno celebri, nel campo farmaceutico, della moda, assicurativo e bancario. Non mancano le agenzie interinali, lo stand dell’Università degli Studi di Firenze e Confindustria. Per lasciare il proprio curriculum alle imprese più conosciute, gli aspiranti lavoratori passano anche 20 minuti in coda.

 Face to face – Arrivati di fronte al referente l’aspirante lavoratore spiega il motivo dell’interesse alla suddetta azienda cercando di mettere in luce, in pochi minuti a disposizione, i propi punti forti. La controparte,  dopo aver ascoltato pazientemente, di solito rinvia al sito web della azienda che rappresenta. È lì che si deve caricare il proprio cv e cercare le posizioni aperte. Con una risposta di pochi istanti e un biglietto da visita la lunga attesa in fila viene il più delle volte vanificata.

Strategie – Chi decide di venire qui porta con sé almeno una decina di copie del proprio curriculum, cercando di lasciarlo agli stand preferiti. C’è chi punta a fare un colloquio presso ogni azienda, chi invece sceglie accuratamente. C’è chi è vestito in giacca, cravatta e valigetta, chi viene in jeans e scarpe da ginnastica. Ci sono amici in gruppo che si mettono in coda a diversi stand e cercano così di ridurre il tempo di attesa, nella speranza di non venire “sbranati” da chi è dietro ad aspettare e fa tutto da solo.

Dolenti note – Rispetto alle altre edizioni si è alzata l’età media. A cercare lavoro non vengono solo giovani diplomati o neo laureati, ma anche uomini e donne di mezza età. E non sono solo papà e mamme che accompagnano figli e figlie alla conquista del loro primo lavoro, ma anche vittime della crisi. L’aria che si respira in questo immenso spazio ha un retrogusto davvero amaro. E il sogno sembra piuttosto una vana illusione.

 

 

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