Enrico Brignano

di Valentina Parasecolo

Enrico Brignano è seduto in uno studio dal bianco ultraterreno. Meditabondo. Si alza, avanza verso il pubblico, le luci diventano rosse. “…Non penso mai, ma quando penso…”. Quando pensa lui si domanda e dice: “Che significa black bloc?”.  Prova a rispondersi leggendo il gobbo e imbastendo un monologo emblematico. I setti minuti di Brignano sui “trecento blackbloccati di cervello” (sic!) sono un abbacinante esempio della satira reazionaria italiana, che va dai margini del conservatorismo più sbiadito di Luca e Paolo a quello più spinto del Bagaglino.

La satira reazionaria italiana è quella che stravolge il suo ruolo. È una delle sponde del quartogradismo (il processo lo fa il pubblico in studio e da casa) per cui il comico orchestra una tirata ammiccante, edulcorata e ovvia contro il cattivo di turno. Solo che il cattivo di turno non è un potente. È un attivista/anarchico/vandalo/delinquente/ecosìvia già ampiamente immolato sull’altare della prima pagina e della prima serata. Una satira nazionalpopolare (se mai fosse possibile) che, invece di mordere, ha il solo scopo di fare un succhiotto. Niente di disturbante, solo consolatorio, a tratti lusinghiero. E il pubblico ride e applaude, il pubblico legittima, condanna e, se assolve, lo fa a suon di boati dagli spalti.

“Perché quando parli e apri bocca qualcuno a casa non ti dà una pizza sul collo?”. Il paternalismo più bieco del ceffone correttivo è una delle declinazioni di un linguaggio violento e superficiale. La complessità dell’evento viene ridotta a semplicistico fluire di battute che si risolvono nella conclusione catartica che è solo il privatismo più miserabile del se me tocchi casa mia, te corco de mazzate. Se non fosse grave, farebbe solo imbarazzare.

La satira reazionaria italiana stravolge non solo se stessa ma anche quello che sfrutta per costruirsi. Arriva a citare “Full Metal Jacket”, film di spiazzante anti-retorica, per farne strumento del verbo dell’ordine e del potere. Deride infatti quello che l’ordine e il potere già denunciano e l’opinione pubblica è pronta ad accogliere senza se e ma. Il contesto (in questo caso la manifestazione, le forze dell’ordine, la crisi) viene depauperato delle ragioni, le motivazioni non vengono chiamate in causa. Il sistema, la classe dirigente, il potere -ancora- ne gode perché deresponsabilizzato. L’analisi viene cassata, archiviata insieme al forcone diabolico del satiro. Che non punge più, ma si limita a una  grattatina. O peggio, si mette a solleticare la pancia del pubblico con le moine del più banale conformismo.

[vimeo http://vimeo.com/30910466]

Commenti

commenti

14 Comments

  1. Riccardo ottobre 20, 2011 Reply

    Brava Vale, sono d’accordo. E’ quello che dico da una vita, ed è anche il motivo per cui tutto il programma “Le iene” ha, per me, un valore infimo: non è né giornalismo né satira. La satira vera, si sa, in Italia viene censurata per evitare che possa disturbare troppo.

  2. Valentina ottobre 20, 2011 Reply

    Grazie, Concordo, la satira in Italia ha una forma tutta sua. Non che mancano o siano mancati begli esempi, dalla carta alla televisione. Ma ci sono troppi furbi, poco velenosi e troppo servizievoli.

    • Riccardo ottobre 20, 2011 Reply

      E diciamoci la verità…nel giornalismo forse è ancora peggio.

      • Valentina ottobre 20, 2011 Reply

        Già, ne stava scrivendo anche una ragazza su facebook. Il ruolo del resto per certi versi sarebbe simile. Solo che noi non dovremmo far ridere e invece facciamo molto ridere. E anche piangere.

  3. Poloz ottobre 20, 2011 Reply

    ottimo pezzo..concordo pienamente..anche se alcuni servizi delle iene sono molto buoni, quando smascherano truffe ecc..alcune piccole inchieste che fanno sono interessanti..per quanto riguarda il discorso satira:beh è normale che la satira non possa esser fatta serenamente quando chi ti paga dovrebbe esser oggetto della tua satira….pochi sono i comici satirici veri..

    • Valentina ottobre 20, 2011 Reply

      Grazie Poloz. La puntata di ieri, ad esempio, mi è piaciuta molto: dal servizio su Gaza (cose rarissime da vedere sulla tv italiana) a Leone di Lernia, da Lucci con i vip disoccupati alle femministe ucraine, il ventaglio di contenuti tra informazione e intrattenimento era calibrato bene. A me non piacciono molto i nuovi conduttori e non credo dipenda dalla nostalgia. Il momento del monologo poi è stato terribile: mi ha fatto provare vergogna e rabbia.

  4. La Figlia Di Sam ottobre 20, 2011 Reply

    Finché si riesce a intravedere il fondo, la mancanza di profondità conserva un lato positivo e cioè quello di poter scappare agevolmente e senza inciampare. Su Italia Uno in prima serata non ci si può aspettare un monologo di Paolini sul Veneto e i tavernicoli. E neanche in seconda.

    • Valentina ottobre 22, 2011 Reply

      Nessuno tocchi l’intrattenimento. Speriamo non si confondano i lessici.

  5. wanaxa ottobre 21, 2011 Reply

    Spiacente Valentina, non riesco a non leggere in quello che scrivi una vena di giustificazionismo. “Contro la guerra senza se e senza ma” per me si applica anche alle scene di guerriglia urbana avvenute a Roma.
    Per una volta la satira non è contro il Potente ma contro qualcuno che potente vuole sentirsi e per farlo viola le libertà, la dignità e la proprietà pubblica.
    E’ rivolta verso quei deficenti patentati (e addestrati) che con soddisfazione neo-blogghesca si riguardano in televisione e su facebook.
    Il Potente non è stato risparmiato tuttavia e di questo non ne fai accenno, distorcendo invece la citazione di Full metal jacket e stigmatizzando “il ceffone educativo”, prendendo improvvisamente sul serio espedienti dialettici sui quali si può invece fare due risate se correttamente indirizzati verso i soliti (o IL solito) obbiettivo.
    Dicevo il Potente non è stato risparmiato perchè per qualcosa di più di mero cerchiobottismo da prima serata, Brignano ha evocato una connivenza delle forze dell’ordine, ed una volontà occulta del governo di delegittimare la manifestazione.

    No Valentina, Brignano sarà stato populista, ma non si può, nemmeno nelle più ardite, teoretiche speculazioni, soprassedere su un simile, premeditato utilizzo della violenza.
    Non c’è beneficio del dubbio che si possa concedere.
    Non c’è attenuante sociale che si possa invocare.

    Quei quattro delinquenti non sono paladini di altro che del loro personale vuoto morale ed intellettuale, e meritano ogni “reductio ad absurdum” cui un comico borgataro può sottoporli, meritano il ridicolo perchè ogni altro modo di parlarne non può che soddisfare il loro ego e confermare il loro successo mediatico.

    Non c’era forse bisogno, necessità di un simile intervento, ma la differenza tra “populista” e “portavoce dell’animo del popolo” è sfumata ed utilizzata strumentalmente a seconda della tassonomia politica in cui, per compulsiva deviazione, si è portati a voler inquadrare anche l’aria che respiriamo (Al supermercato: “Ma questa carta igienica e di sinistra o di destra?” “il rotolone doppio è capitalista: sottende grasse mangiate”).

    In realtà, da romano, Brignano ha voluto far fare una risata, grassa, povera quanto vogliamo da un punto di vista intellettuale, ma sana, a chi si è sentito stringere il cuore per la follia iconoclasta di quegli squilibrati inutilmente indirizzata verso la città di Roma, verso le sue opere d’arte.
    Ha voluto, tra l’altro senza manifeste pretese, anzi con l’autoironica premessa di umiltà intellettuale, concedere a chi si è visto bruciare la macchina, derubare il negozio, anche solo minare la propria serenità ed attentare alla propria sicurezza, una piccola rivincita, una pacca sulle spalle.

    Non so se sei di quei pazzi che gridano “Roma ladrona” e pertanto non condividi l’orrore di quello che è accaduto ma quelli, checché se ne dica, non sono eroi nè anti-eroi, non sono il risultato di altro disagio sociale che -è questo il vero senso della citazione di Full Metal Jacket- scarse cure e affetti parentali.

  6. wanaxa ottobre 21, 2011 Reply

    E soggiungo: entrare nel merito della manifestazione, avrebbe connesso quell’opera di certosina devastazione ai temi sociali che erano a cuore ai veri manifestanti.
    Avrebbe evocato un rapporto di causalità che non merita nemmeno di essere lontanamente scomodato.

    Occorreva invece forse portare una ironica catarsi nell’animo frustrato del popolino di Roma (e non solo) che si è sentito violentato da dei teppisti, una catarsi che sa di “coda alla vaccinara” e di scene di vita vissuta tra burini del dopoguerra… e sia.

    Ma questo è sempre stato il registro semantico del comico Brignano e, fortunatamente, non gli si può contestare di servirsene per candidarsi alle elezioni.

  7. Valentina ottobre 22, 2011 Reply

    Waxana, grazie del commento.
    Premetto e sottolineo che l’articolo riguardava un modo di fare satira e non cosa è avvenuto a Roma.
    Temo, tuttavia, che sarò doppiamente deludente dal momento che preferisco non unirmi a questo coro unanime e fagocitante del “condanno la violenza sempre e comunque”. Mi sembra fin troppo ovvio rassicurare l’altro che non promuovo i facinorosi o i delinquenti. Tanto più che per me è davvero triste prendere atto di come abbiano oscurato il messaggio urgente e pesante di cui la manifestazione si faceva carico e come danneggino le voci dei no-Tav e della Fiom che tutti noi in questi giorni dovremmo ascoltare con attenzione.

    Meno ovvio è sottolineare che gli stessi che si scandalizzano perché dei delinquenti sfasciano vetrine e macchine spesso si scandalizzano molto meno per storie agghiaccianti che vanno dalla vicenda di Giuseppe Uva alla condizione di Gaza (tanto per citare due contenuti della stessa trasmissione). Puoi spiegarmelo tu perché? Nel primo caso abbiamo l’altissima probabilità che chi dovrebbe proteggere un cittadino possa deliberatamente e ingiustificatamente violentarne corpo e dignità al punto da ucciderlo per poi mistificare, coprire, obliare.
    Nel secondo abbiamo una parte di Occidente asservita a lobby israeliane e alle ragioni di uno Stato che ragioni non ha (o che almeno ha molte e terrificanti colpe).

    Nel caso di Roma la copertura dei fatti è stata totale, il biasimo da parte dell’opinione pubblica e dei politici è stata completa.

    Nei due casi citati, che coinvolgono entità con peso, responsabilità e significato istituzionale e sistemico ben più ingenti di un gruppo di delinquenti, non c’è niente di tutto questo. L’ingiustizia diventa insopportabile. Il grido che si alza da quelle storie è talmente afono da essere acutissimo per quanto mi riguarda (e non a caso il Bureau ci tornerà).

    Spiegami tu perché il giorno dopo tutti pubblicavano il monologo di Brignano e non il servizio su Uva e su Gaza. Forse che si ritiene più preoccupante e immediata l’ipotesi che la prossima macchina sfasciata potrebbe essere la tua?
    Beh, bene, ansia condivisibile. Tuttavia non sarebbe male se i media cavalcassero un po’ meno questa ansia e restituissero un po’ di suono a chi pretende una giustizia che quasi sicuramente non avrà mai. Che alle istruzioni su come coltivare al meglio il proprio orticello, si aggiungano gli spazi che riportano al centro un civismo senza frontiere e una volontà insaziabile di giustizia e vicinanza.
    Perché un gruppo di stronzi ti può distruggere una macchina, ma uomini al servizio dello Stato ti possono ammazzare senza motivo mentre tua sorella implora una perizia che arriva dopo tre anni e il tuo stesso Stato può appoggiare a promuovere le politiche di un altro Stato che devasta un popolo più debole.

    Perdona se sono finita altrove, la risposta che dovevo darti l’ho data. Spero si colga il senso delle altre cose che ho voluto evidenziare.

    Ps: Il blandissimo riferimento alle responsabilità del potere nel monologo mi è sembrato di tale paracullagine che neanche ho voluto citarlo.

  8. wanaxa ottobre 24, 2011 Reply

    Credo di poterti capire invece, con pari tuo fervore mi sono scagliato con chi negli ultimi giorni ha fatto pubblicità gratuita alla Apple per la scomparsa del suo sommo pontefice, passando poi sotto silenzio la morte avvenuta di lì a poco dell’inventore del pacemaker e di quello del linguaggio C (il primo, non c’è bisogno di dirlo, ha salvato vite, il secondo ha salvato vite E reso possibile tutto ciò per cui Jobs è stato indegnamente santificato).
    Pur diversa in magnitudine, la faccenda mi sembra rispondere ad uno stesso schema. Eppure io non giungo nel mio “epicus furor” a demonizzare Jobs laddove condanno chi lo santifica.

    Il mondo, penso, è grande e c’è spazio sufficiente per ogni tipo di crociata senza la necessità che ognuno le intraprenda tutte. C’è chi vota la propria vita ai randagi di un canile (e poi sarebbe capace nella vita privata di dar fuoco ai barboni, ma questo è un altro discorso) chi alla sensibilizzazione di altri temi sociali… non è detto che tutti debbano farsi paladini di tutte le cause. E’ la multiformità dell’animo e del pensiero umano a renderci partecipi più per una causa che per un’altra senza per questo pretendere che l’altra sia errata.
    Ora in tutto questo non penso nemmeno che esista una causa sposata da Brignano (e se è questo che gli rimproveri, lui di certo non ha infranto alcun voto, ammesso che i comici ne facciano): come ogni causa ha diritto ai suoi dedicati, esclusivi promotori, così l’indignazione per quella devastazione, declinata a tema di celia, poteva avere 7 minuti e 44 secondi di voce nel marasma televisivo senza togliere tempo e spazio ad altri, più alti, temi.

    Che poi la televisione faccia oscurantismo su “certi più alti temi”, è risaputo. Io mi indigno anche per la fessa commozione generale per Melandri, quando ventenni muoiono sulle strade (a volte anche incolpevoli perchè passeggeri) tutti i santi sabati ed hanno l’unica differenza di non avere preziosi sponsor attaccati sulla tuta.
    E’ bene che si condanni questo sistema MA mi sa che hai caricato su Brignano un peso culturale che non può sopportare ma che non ha mai nemmeno preteso di assumere.
    E’ come prendersela coi gelatai se fuori è estate.

    • wanaxa ottobre 24, 2011 Reply

      Pardon… Simoncelli. Lunga vita a Melandri.

  9. wanaxa ottobre 24, 2011 Reply

    E anche riguardo alla manifestazione mi perdonerai se non sono complottista ma ho visto dall’interno e a livelli che non definirei “bassi” il funzionamento di certe dinamiche. Pensare che ci sia un oscuro disegno alla base anche se preoccupante è comunque un atteggiamento di tipo consolatorio rispetto alla mera banalità del vero, della peracottaggine che ci governa (non dico i 1000 alle camere ma tutti e 60milioni dell’italico scarpone). Siamo banalmente la repubblica delle banane incapace di gestirsi e di gestire alcunché.
    Tirerei un sospiro di “sollievo” se potessi credere che dietro certi “exploit” ci siano delle perverse trame, la cosa implicherebbe almeno una vaga, malvagia quanto si vuole, capacità di lungimiranza.
    Le colpe, almeno in Italia, non sono delle 1000 onorevoli sanguisughe, quelle sono una conseguenza. Le colpe sono degli italiani e del loro senso civico da barzelletta ante litteram, dei loro 50 miliardi di tasse non pagate nel solo 2010.
    Poteri forti?
    Ogni popolo ha i governanti (e le televisioni) che si merita.

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